NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

giovedì 27 giugno 2013

Rimpiangiamo la monarchia

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it


Giovedì, 27 giugno 2013 - 09:29:00
Tutti siamo soliti pensare a Montesquieu come ad uno dei padri della moderna concezione dello Stato e in effetti la sua teoria della divisione dei poteri, per non citare che questa, è un prezioso principio di buon governo. Tuttavia molti sarebbero sorpresi di sapere che per questo philosophe il regime ideale non è la democrazia, di cui sembra essere il padre, ma la monarchia. Proprio quella monarchia francese assoluta in cui era nato e che ancora dominava la Francia quando lui morì.

Il fatto si spiega tenendo conto che egli aveva sotto gli occhi una nazione con un forte senso di quella che inglesi chiamerebbero "decency". Il re aveva un potere assoluto ma era lungi dall'abusarne, tanto che, nella concezione di Montesquieu, nella monarchia, nel quadro di leggi stabilite, l'individuo è libero anche più che in democrazia, dove il moralismo del popolo può divenire opprimente. Infine la monarchia si distingue dal dispotismo perché mentre quest'ultimo riposa sulla paura che il dittatore incute a tutti, il sovrano  fonda il suo potere sul consenso e sul senso del dovere dei sudditi. Anche per ambizione, gli stessi aristocratici che gli fanno corona desiderano piacergli e dimostrarsi degni della sua stima. In una parola, il collante dell'intero Paese è il sentimento dell'onore che domina tutti, re compreso.

Qui non si tratta tanto di sostenere teorie che oggi suonano più sorprendenti che convincenti, quanto di notare perché un pensatore come Raymond Aron ha considerato Montesquieu uno dei padri della moderna sociologia. Pur essendo il più noto sostenitore della teoria della divisione dei poteri - cioè dello strumento tecnico fondamentale per evitare l'assolutismo - il giurista francese era infatti molto sensibile al dato (anche economico e climatico) della società cui si riferiva. Ciò che egli sostanzialmente diceva di Luigi XIV, del Reggente e di Luigi XV non l'avrebbe certo detto di Ivan il Terribile. Ed è a questo punto che si inserisce un problema riguardante l'Italia attuale.
[...]

Nessun commento:

Posta un commento