NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 11 giugno 2013

1946: il tradimento verso i Savoia e il Risorgimento

Egregio Beppe et Italians tutti, ho seguito una trasmissione RAI, forse il canale 3, che raccontava particolari dei primi disgraziati giorni del giugno 1946 che determinarono il triste destino della Nazione ancora fino ai giorni nostri. Il conduttore citò dei tentativi che Umberto avrebbe fatto per non riconoscere il risultato del colpo di stato del ministro socialista in carica, un certo Romita, mi pare, diciamo del referendum. Ciò e’ falso. Nonostante i motivati dubbi, ad iniziare dal fatto che non si seppe mai il numero dei votanti, delle schede nulle e bianche, etc – il tutto, perciò andava annullato – e che le schede furono distrutte pochi giorni dopo il crimine, dal momento stesso che il governo di allora decise per il referendum, settimane prima, Umberto aveva gia’ avviata la dolorosa partenza lontano dalla Patria. Perche’ una monarchia non regna con le percentuali di una riunione di condominio – con tutto il rispetto – un Re non regna su un Popolo al 50% + uno. La monarchia Savoia necessitava di un “plebiscito”, dell’assoluto consenso del Popolo, cosa nella quale non si poteva neanche lontanamente sperare in quel momento psicologico unico di lutti freschi, di macerie attorno e col Partito Comunista armato al massimo della sua potenza in Italia. Umberto II attese con i bagagli già pronti, a De Gasperi che sollecitava la partenza – strano… forse costui tremava alla sola idea di una sicura “guerra civile” da lui e gli altri compari provocata, rispose che non si sarebbe mosso fino alla proclamazione “ufficiale” da parte della Cassazione. Cosa assolutamente corretta. Quindi partì, lasciando al Popolo il proprio messaggio dovuto, di una nobiltà unica e col quale, anche, scioglieva le forze armate dal giuramento al Re. Se parte del Popolo esultò per la vittoria sui fautori soli del nostro sacro Risorgimento, l’altra pianse amaramente. Pianto del Popolo del silenzio, cioè noi, gli eredi di allora, fino ad oggi.

Ernesto Fiorilloernesto55@msn.com

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