Recensione al libro: "I monarchici e la politica estera italiana nel secondo dopoguerra",
del Nostro Amico, benemerito per i suoi preziosi consigli e collaborazione,
Ing Domenico Giglio.
Ing Domenico Giglio.
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Il diplomatico Raffaele Guariglia, esponente del PNM |
Dopo silenzi ultra decennali qualcosa
si sta muovendo
nella pubblicistica, relativamente alla Monarchia
Sabauda nella storia
dell’Italia unita ed
ai monarchici dopo
il referendum del
1946. Nel giro di
qualche mese dall'uscita
del fondamentale testo
di Domenico Fisichella, ”Dal Risorgimento
al fascismo”, (editore Carocci), ricco di
dati statistici e di analisi
storico-politiche sul ruolo
della Monarchia nello
sviluppo e nel
progresso dell’Italia, insieme con
il giudizio durissimo
sulle responsabilità del
partito popolare e
di quello socialista nell'avvento al potere
del fascismo, tema sul
quale, più recentemente, ha portato
un ulteriore contributo
di documenti inoppugnabili, oltre ad
un commento rigoroso
delle vicende dei
governi Facta nel
1922, Aldo Mola, con il
suo “Mussolini a
pieni voti”, (edizioni del
capricorno), si sono aggiunti
contributi più specifici
sul ruolo dei
monarchici dopo il
referendum del 1946, dal
libro di Fabio
Torriero su “Alfredo
Covelli – la mia destra” (i
libri del Borghese), arricchito da
interventi e ricordi
di qualificati esponenti
monarchici, ancora oggi presenti
ed attivi, da uno
studio sul movimento
monarchico in Sicilia
ed infine, recentissimo, “I monarchici
e la politica
estera italiana nel
secondo dopoguerra”, di Luciano
Monzali ed Andrea
Ungari, (editore Rubbettino), libro
diviso in due
parti, la prima aderente
al titolo, di Ungari, la seconda
invece specifica sulla
figura di Raffaele
Guariglia, diplomatico, ambasciatore, ministro degli
Esteri, nel Governo Badoglio, ed
infine senatore del
Partito Nazionale Monarchico
e successivamente Presidente
dell’Unione Monarchica Italiana.
Dal nostro punto
di vista la
prima parte di
Ungari, già autore de
“In nome del RE - i monarchici italiani
dal 1943 al
1948 - “(edizioni Le lettere – anno
2004), affrontando lo studio
dell’azione del P.N.M., basandosi principalmente sul
periodico “Italia Monarchica”, e su
articoli di giornali ideologicamente vicini fra
i quali “Governo”, diretto da
Cantalupo, e di cui
ricordo la modestissima sede
in Via del
Piè di marmo, il
tutto con ricchezza
di citazioni di
documenti politici e
partitici, e di interventi parlamentari, riveste quel
necessario carattere di
documentazione e di memoria, di cui
oggi vi è
particolarmente bisogno per
rinforzare le convinzioni
degli attuali monarchici, che lo
sono diventati quasi
per germinazione spontanea
non avendo conosciuto ,per motivi
anagrafici questi loro
predecessori ed il
loro operato, positivo o
negativo che fosse.
Ungari ad esempio
sottolinea il significato
che ebbe l’ingresso
nel P.N.M. di
un gruppo qualificato
di ambasciatori, da Roberto
Cantalupo, a Guido Rocco, (questi
due ricordo facevano parte
della Giunta Esecutiva
del Partito fino
al 1958 ), ad Emanuele
Grazzi, ad Armando Koch, a
Raffaele Guariglia, il tutto
pare per sollecitazione del
Re Umberto, che Re
di tutti gli
italiani, non poteva non
guardare con particolare
interesse e simpatia, e
lo provano anche
alcuni Suoi iniziali
messaggi, a questa giovane
formazione politica, il P.N.M., dove
mancava una vera
classe dirigente, che, appunto,
poteva essere costituita
da diplomatici, ricchi di
personali esperienze nei
più diversi paesi
del mondo, e dotati di
una cultura storico -politica di
elevato livello, che era
stato il vanto
della nostra scuola
diplomatica durante tutto
il Regno.
Sui principali ed in molti
casi dolorosi argomenti
che si susseguirono
dal 1946 al
1954, periodo preso in
esame in quanto, come dice
giustamente Ungari, dopo la
scissione laurina del
2 giugno 1954: “…da
quel momento il
monarchismo come partito
politico organizzato scivolò
progressivamente verso l’irrilevanza
politica…”; la posizione parlamentare
dei monarchici fu
da un lato
coerente con la
loro ispirazione nazionale, solo in
alcuni,moderatamente
nazionalista, vedi il problema
della ratifica del
Trattato di Pace, di
Trieste e dei
confini con la Jugoslavia, e delle Colonie
dell’Africa, e dall'altra aperta, concreta, moderna e
lungimirante come per
l’adesione al Patto
Atlantico e per
gli inizi della
costruzione europea, anche se
sempre sensibile, propositiva
e di stimolo
nei confronti del
Governo, nel riaffermare la
posizione storica e
geopolitica
dell’Italia,ricollegandosi in questo più all'Italia liberale, e sempre
con ricchezza di
argomenti, grazie alla preparazione
specifica dei suoi
esponenti, riconosciuta ed in diversi
casi apprezzata anche dai
nostri avversari. Del resto
se vediamo il
nome dei parlamentari
del P.N.M., eletti il
7 giugno 1953, tra
militari, giuristi, scienziati
e tecnici possiamo
affermare che i
monarchici avrebbero potuto
ricoprire incarichi in
tutti i ministeri
di un eventuale
Governo!
Da questa analisi
serena, ricca anche di
nominativi di altri esponenti
del movimento monarchico, quale ad
esempio il colonnello
Enzo Avallone, esperto di
problemi militari, dobbiamo trarre
il convincimento che
non siamo stati
né figli di
un dio minore
né i parenti
poveri della politica
italiana, almeno sicuramente fino
al 1954 ed
ancora fino al
1958.
Domenico Giglio
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