NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 4 giugno 2013

Anche ai repubblicani tocca riconoscere la verità

La Repubblica ha 67 anni. Ma, a referendum vinto, non fu mai proclamata dai magistrati monarchici

Giorgio Frasca Polara

01-06-2013

Tutti sanno che il 2 giugno è la festa nazionale perché al referendum istituzionale di quel giorno del 1946 vinse la Repubblica (54,3%) contro la monarchia (45,7%) complice per un ventennio della dittatura fascista che portò alla discriminazione razziale, alla guerra, alla distruzione del paese. Ma in pochi – e non certo i più giovani – sanno o ricordano che nei giorni successivi al referendum si consumarono, tra Quirinale, Montecitorio e Cassazione, maneggi inauditi ed anche un po' grotteschi. Maneggi per non riconoscere che la monarchia aveva perso e che se ne doveva andare anche il luogotenente Umberto II (il così detto "re di maggio", perché poco meno di un mese fu sovrano) come aveva già fatto suo padre Vittorio Emanuele III che aveva abdicato nell'estremo e vano tentativo, consumato in piena campagna elettorale, di salvare casa Savoia dall'ignominia.
Sono dunque le 18 in punto del 10 giugno '46 – cito da un dispaccio Ansa di due ore dopo –, e nella storica Sala della Lupa della Camera (lo stesso ambiente in cui si erano riuniti gli Aventiniani all'indomani del colpo di stato fascista) entrano in pompa magna, in toga e tocco, i magistrati della Corte di Cassazione a sezioni riunite per la proclamazione ufficiale, che tutti ritengono scontata, della vittoria della Repubblica. Di fronte al primo presidente della Corte Giuseppe Pagano, al procuratore generale Massimo Pilotti, e a numerosi altri alti magistrati sono presenti molte personalità che otto giorni prima erano stati eletti alla Costituente. Tra costoro anche due futuri presidenti della Repubblica ed una futura presidente della Camera: Giuseppe Saragat (che, intanto, presiederà la prima fase della Costituente: dopo la scissione socialdemocratica gli succederà il comunista Umberto Terracini), Sandro Pertini (che prima di salire al Quirinale sarà presidente della Camera) e Nilde Iotti, che sul più alto seggio di Montecitorio sarà confermata per tredici anni, un primato. 
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