Domenico Giglio
Barak Obama è stato eletto Presidente degli
Stati Uniti quale candidato del
Partito Democratico, ed è logico che
speri che anche il prossimo presidente provenga dal suo partito, ma è in ogni
caso rappresentante di tutti i cittadini statunitensi siano essi
democratici o repubblicani o di qualsiasi altra ideologia o che non ne abbiano
nessuna. E, infatti, dopo ogni elezione il candidato vincente dichiara che
vuole essere il presidente di “tutti”, specie perché in tutte queste elezioni
le maggioranze sono sempre minime e in questi stati, non solo gli USA, ma anche
la Francia e molto recentemente l’Austria, l’elettorato appare diviso a metà,
specie dopo campagne elettorali
sempre più costose, come negli USA, e
sempre più violente e volgari nel
linguaggio e nei metodi.
Ora nel recente Convention del partito democratico che ha visto la nomina a
candidato ufficiale del partito della signora Hillary Rhodam, maritata Clinton, il presidente Obama
non si è limitato a inviare un messaggio di saluto, ma ha prima mandato come oratrice
e sostenitrice di Hillary, la propria consorte, che non ha nessuna carica, ma solo
il merito di essere la moglie del presidente, e poi è pesantemente intervenuto personalmente
a favore
della candidata senza che questo intervento di parte, cioè “partigiano”,
suscitasse sdegno o scandalo.
A questo punto mi sembra necessario e opportuno un
riscontro: sono veramente capi e rappresentanti di tutti i cittadini questi eletti?
Anche nel caso che invece di repubblica presidenziale si tratti di repubblica dove l’elezione avvenga
indirettamente con il
voto dei deputati
o altri delegati
non è sempre
eletto l’esponente di
un partito o di uno
schieramento politico più o
meno ampio, che non
dimentica né la sua origine
né chi l’ha
proposto e sorretto?
E
tutto questo in
entrambi casi porta
poi a nomine
negli organismi statali
da parte degli
eletti non certo
per meriti obiettivi, ma
di parte, e dove, specie
negli USA importanti
incarichi, ad esempio, di ambasciatori
sono assegnati come
compenso per l’appoggio
dato al candidato, risultato vincente, quando invece
sarebbe necessario personale appositamente istruito e competente, com’è stato, ad
esempio, senza falsi orgogli
nell’ultracentenaria storia d’Italia.
Ben
diversa, infatti, è la
figura, il ruolo e il
significato degli ultimi, purtroppo non
numerosi Sovrani, che invece rappresentano
l’unità del popolo
e dello stato, nella
sua storia e
nelle sue tradizioni, e
che esercitano questo
ruolo “super parte”, in virtù del
principio ereditario che fa dire
“è morto il Re,
o la
Regina, viva il Re o
la Regina”, perché se
negli USA l’eventuale
successo della signora
Clinton, significherebbe,
essere la stessa
prima donna, dal 1789
e dopo quarantaquattro presidenti, ad assurgere
al ruolo presidenziale, nelle
monarchie le donne
“regine”, esistono da migliaia
di anni dal mitico Didone, alla storica Zenobia parlare
di Elisabetta I e di
Elisabetta II, che nel
suo lungo regno
ha visto l’alternarsi
di decine di
primi ministri conservatori
e laburisti!
Quando abbiamo scritto
“purtroppo”, al numero
ridotto di monarchie
oggi esistenti, pensavamo a
tutti gli stati
in Europa e
in altre parti
del mondo, dove la caduta
di questa istituzione
millenaria non ha
visto seguire nessun
miglioramento nella vita
dei popoli, cominciando dall’impero
russo che si
stava aprendo alle
istituzioni parlamentari ed è
stato sostituito sanguinosamente dal
regime comunista, ai regni
balcanici, Jugoslavia, Bulgaria
e Romania, che nel
1945 subirono la
stessa sorte, e ora
restituiti alla libertà, pur
rimanendo repubbliche, hanno accolto
con tutti gli
onori gli esponenti
delle dinastie, regnanti a
suo tempo, restituendo alle
stesse i beni
confiscati, e onorando i loro
rappresentanti, sia vivi sia morto,
e, caso Bulgaria e
Romania, rimettendo la corona
nello stemma statale, e
se non è
avvenuta una restaurazione, la stessa
non è escluso possa
avvenire in futuro, perché in
questi paesi non
esiste nella loro
costituzione l’articolo 139!
Non
parliamo poi delle
monarchie extra europee, dalla Libia
del Senusso, cui seguì
Gheddafi e l’attuale
caos, l’Egitto di Farouk, cui
seguì la dittatura
anserina e l’attuale
di Al Sissi, l’Iran che
dallo Scià passò
a Khomeini, poi Khamenei, all’Ira dove
la dinastia fu
massacrata, per poi avere la Kassel, Saddam Hussein
e l’attuale caos, come
infine accaduto nell’Yemen! Gli unici paesi, l’impero ottomano, dove il
regime susseguito, la repubblica
laica turca di Kamal Pascià, Attuar, avevano costituito
un indubbio progresso
civile. Economico e sociale, dopo
la morte del
suo fondatore, non ha
certo visto altri
miglioramenti !
Considerazioni
tutte che non
trovano spazio nella
pubblicistica e nella
stampa attuale, mentre
invece andrebbero approfondite, perché se
la storia è
maestra di vita, cancellarla impediscono
la vera crescita
culturale e politica
dei popoli, con i
risultati che sono
sotto gli occhi
di tutti.
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