Se Alfredo Covelli
fosse ancora vivo avrebbe ricompattato la destra. D’altro canto fu un pensatore
raffinato, un intellettuale intrigante; nel lontano 1948 sognò la nascita del
“movimento della libertà” e nel 1967 promosse la Costituente
democratica nazionale. Fu uno schietto uomo delle istituzioni. Scaturì da
Stella e Corona il nucleo edificante del partito unitario dei moderati; il
Partito Nazionale Monarchico fu un
grande laboratorio culturale. «Il progetto politico concreto, parlamentare di
Covelli, - dice il giornalista Fabio Torriero nel suo libro Alfredo Covelli La
mia destra - è stato, infondo, lo
strumento con cui voleva realizzare tale sogno: la creazione di un partito
unico della destra (partito degli italiani), in grado di unire monarchici, non
monarchici, repubblicani, italiani, tutti patrioti; e in grado di sintetizzare
le varie culture di destra (liberali, cattolici, conservatori); culture divise
da egoismi e le rivalità dei rispettivi ceti partitici; un soggetto aperto pure
ai centristi ei delusi della sinistra». Ed è vero. Covelli avrebbe voluto
creare un grande raggruppamento di centrodestra; avrebbe voluto costruire un
bipolarismo sano. «Oggi, - prosegue Torriero – nel momento in cui il
bipolarismo del 1993-94, auspicato da Covelli, tra centro-destra e
centro-sinistra, vive attacchi violenti da parte dei nostalgici del centrismo,
ci si chiede se le culture della destra siano mai state veramente unite e se la Destra nazionale,
Democrazia Nazionale, la
Costituente di Destra per la Libertà , Alleanza
Nazionale e il Pdl siano stati e siano gli eredi o i figli naturali del leader
di Stella e Corona». Credo che il leader di Bonito abbia gettato le basi per il
partito unico; il suo pensiero è ancora oggi studiato dagli storici. Da una
parte la libertà; dall’altra la sinistra: è questa, in linea di massima, la sua
intuizione più grande. Egli avrebbe voluto creare il “partito della libertà” da
contrapporre alla sinistra; insomma, avrebbe voluto creare una forza di destra
democratica per riequilibrare la situazione politica e per impedire l’avvento
del centrosinistra. E nel 1962 ipotizzò l’Unione delle destre. Allora Forza
Italia e il Pdl sono i figli naturali del leader del PNM? Probabilmente sì.
Covelli fortificò
la fede monarchica nell’ottobre del 1943. Partecipò alla Costituente con il
Blocco Nazionale per la
Libertà e in seguito alla sconfitta referendaria del 2 giugno
1946 fondò il Partito Nazionale Monarchico; fu eletto alla Camera dei Deputati
nel 1948. Fu un arcigno sostenitore della dinastia Sabauda. «La forma
repubblicana – disse a Milano – è sbagliata […]. Il ruolo della Monarchia è
all’ordine del giorno […]. Siamo a due passi dalla Russia, chi ci difende? Si
sappia che la Monarchia
più garantire la pace e la stabilità dei poteri assai più dell’opinabile
Repubblica di oggi». Per Covelli la Monarchia fu un modello ideale: pertanto coniò i
termini “altrismo” e “oltrismo”. Il PNM rappresentò una forza “altra” in virtù
dei suoi valori non negoziabili; per di più raffigurò una forza alternativa.
Insomma, il partito di Stella e Corona rappresentò la cosiddetta Opposizione
Nazionale. Il Nostro fu un pioniere e inventò alcuni slogan importanti: egli
mise in rilevanza le dicotomie patria – sistema, nazione – regime ciellenistico
e paese reale – paese legale. In sostanza, lottò per la cosiddetta “alternativa
al sistema”. Ebbene l’alternativa al sistema fu anche il motto di Giorgio
Almirante. Quindi la repubblica è un “regime duopolistico e partitocratico”. È
un regime perché allontana dal gioco politico la destra, il polo escluso per
Piero Ignazi.
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