Correva l’anno 1961 ed ero a bordo dell’Indomito “velut nomen sic corda“.
Nella sosta a Lisbona, prima di andare in franchigia, in assemblea ci fu detto:
- “a pochi km da qui si trova Cascais, c’è il Re in esilio…ricordatevi che siete marinai della Repubblica Italiana …non andate tutti da quelle parti”.
Questa allocuzione fece si chi non lo sapeva, ne venne a conoscenza, della presenza di Umberto di Savoia.
Con i soliti amici, più stretti, decidemmo di andare Cascais. [...]
Quando arrivò Re Umberto ci alzammo tutti in piedi contemporaneamente, come se ci fosse stato un ordine. Lui, rompendo ogni protocollo reale ci dette la mano ad un ad uno, chiedendoci di dove fossimo.
[...]
Buongiorno e grazie,
RispondiEliminasono molto contento che la storia di Capo Rossi abbia emozionato anche voi.
Mi piace moltissimo anche il vostro blog che spero di visitare molto più approfonditamente.
I Savoia hanno naturalmente contribuito moltissimo all'unità d'Italia e in queste celebrazioni del 150° si può e si deve "sottolineare" anche questo.
Io nel mio piccolo ho pubblicato qualcosa e non amo fare processi e dietrologia ne alle persone, ne agli eventi, principalmente perché non c'ero e quindi non sono stato testimone "diretto" degli eventi.
Capo Rossi e altri colleghi che hanno vissuto questa esperienza mi hanno raccontato storie di umana solidarietà da parte dei Reali e per questo, carissimi amici di monarchici in rete, mi piacerebbe che fosse pubblicata anche quest'altro racconto pubblicato poco tempo fa su www.lavocedelmarinaio.com
http://www.lavocedelmarinaio.com/2011/05/mario-carletti-l%E2%80%99ebreo/
Un abbraccio Pancrazio "Ezio" Vinciguerra