NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 6 gennaio 2025

La visita di Vittorio Emanuele III e della Regina Elena a Treviso

 





Anni fa, mentre passeggiavo sotto ai portici di Portobuffolè, uno dei borghi più belli d’Italia sito in provincia di Treviso, passavo da una bancarella all'altra presa dalla mia passione per le cartoline riguardanti la Reale Casa Savoia. I mercatini dell'antiquariato allora erano un'abitudine domenicale che raramente perdevo, all'epoca era più semplice trovare pezzi di tutto rispetto, con prezzi che variavano a seconda della scena, dell'evento, che fosse viaggiata o no, e anche le parole scritte davanti o sul retro facevano la differenza. Alcune infatti sono la testimonianza di vite passate e sentimenti che sembrano ancora emanare tutta la loro energia, altre attestano invece fatti storici e visite che i Reali facevano presso ogni città d'Italia.

Una domenica mi imbattei in qualcosa di diverso, quel pomeriggio fui folgorata da due manifesti datati 1903 e che annunziavano l'uno l'arrivo di Re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena a Treviso e l'altro la loro partenza. Ovvio che non me li feci sfuggire.

La misura dei manifesti purtroppo imponeva qualche piega ma nulla, neanche lo scorrere dei decenni, ha intaccato la ricchezza di linguaggio e la ricercatezza di parole con le quali i Reali furono omaggiati dalle autorità locali.

L'arrivo era indicato precisamente fin nell'orario, le 17:35 del 27 agosto 1903, e un moto di profonda gratitudine annunciava con giubilo alla cittadinanza l'arrivo dei Savoia nel capoluogo della Marca.

Vittorio Emanuele III vi giungeva per sovraintendere le grandi manovre che all'epoca si svolsero in Veneto.

La loro venuta nella città veneta sembrava destare uno spirito patriottico, parlava di avvenire e aspirazioni, parole alle quali ahimè attualmente non facciamo più riferimento. E tutto poi finiva nella gioia di accogliere la Regina Elena, vista come "luce di grazia e beltà" che coronava nobilmente, sia d'aspetto che in sentimenti, questo soggiorno reale a Treviso.

Altresì chiare sono le emozioni che traspaiono dal manifesto di commiato datato 7 settembre 1903, un fiume di riconoscenza immortala nel testo tutto l’affetto con cui l'allora amministrazione comunale scrisse con enfasi i manifesti. Di certo il Re aveva palesato la sua ammirazione per la città e la cittadinanza tanto da lasciare in dono una somma destinata in beneficenza a Istituti "visitati o segnalati per speciali ragioni".

La gratitudine era reciproca, da come si evince leggendo lo storico documento, e si intuisce quanto fossero condivisi questi sentimenti tra il Re e la Regina, quest'ultima sempre pronta a porgere la mano verso il prossimo e lenire sofferenze con la sua materna presenza.

Non sappiamo di certo quali emozioni abbia suscitato nella coppia reale questo soggiorno trevigiano, di certo la nobiltà d'animo della Regina Elena avrà propiziato qualche visita alle persone più bisognose a cui Ella amava andare incontro. Il suo cuore caritatevole emergeva ovunque, la sua sensibilità avrà scorto il più invisibile degli uomini suggerendo al suo amato consorte questo ennesimo slancio di generosità che in lei si materializzava come presenza, si sentiva la mamma di tutti il suo popolo.




Il lascito aveva una valenza economica sicuramente efficace, ma superiore era l'immensa eredità che i cuori della coppia regale lasciarono sicuramente anche a Treviso.

Piego accuratamente i manifesti, un po' spiace riporli in un cassetto perché tra quelle frasi che apparentemente appaiono di circostanza si cela un mondo a noi oggi sconosciuto, uno spirito che parla di Patria e gratitudine e fa sentire l'eco lontana di un’appartenenza alla comunità che attualmente si disperde in un'apparente affermazione di Stato che risulta fioca rispetto all’essere Patria. Etimo quasi ignoto quest’ultimo , la sua scomparsa contribuisce a far scordare le nostre radici, la tradizione, il sentirsi appartenenti ad una comunità che vorrebbe ritrovare sé stessa e il suo spirito, audace e allo stesso tempo solidale. E mentre immagino questa copia regale attraversare elegantemente piazza dei Signori penso alle sensazioni degli stessi, alla realtà toccata con mano, alle necessità alle quali la Regina non si sottrasse, lasciando con il consorte il tenero ricordo del suo passaggio. Come fosse una di quelle poesie che lei vergava da ragazza con entusiasmo e stupore. La farfalla azzurra non aveva smesso di volare e credo che le sue ali amino riempire l'aria della sua Patria di ogni bene, proteggendo la sua amata gente. Ella sapeva unire l'amore per la bellezza alla carità, e questa grazia sottile e sublime traspare anche da questi manifesti che conservo come fossero parte di me, ricordandomi un mondo vicino e lontano, scordato ma vivo, accantonato ma mai vinto.

 

Ecco, mentre i miei occhi scorrono tra queste frasi, io immagino la raffinatezza di un'anima nobile che ha solcato le vie di Treviso a braccetto del suo amato e regale consorte, quando soffiava la brezza di ideali e di valori oramai sfumati all’ombra di effimeri slogan senza anima né di forti principi. La Regina Elena li incarnava tutti, con assoluta grazia e maestria, vivendo per amare. Questo la rese nobile, illustre ed esempio di generosità e carità. Ecco, Ella rifulge anche da questi due manifesti che ci riportano ad un passato che respira tra le parole scelte con accuratezza, per incorniciare un evento che all'epoca coinvolse la cittadinanza nella gioia di accogliere la coppia Reale e di sentirsi uniti alla propria Patria.

 

Monia Pin

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