NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 16 novembre 2024

Saggi storici sulla tradizione monarchica - X


 

5). — LE DOMINAZIONI STRANIERE

Con la discesa di Carlo VIII inizia per l'Italia il periodo delle dominazioni straniere e dell'influenza delle nazioni europee sulle sorti della penisola. Carlo VIII re di Francia volle con la sua spedizione rivendicare i diritti angioini sul regno di Napoli e conquistato il territorio, ottenne da Alessandro VI papa, l'investitura del regno (1495) che però perdette non appena ebbe fatto ritorno in Francia, combattendo contro l'esercito dei principi italiani che tentarono di sbarrargli la strada. Il suo progetto di affermare la potenza francese in Italia fu però ripreso dal suo cugino e successore Luigi XII i cui piani furono di conquistare non solo il regno di Napoli, ma anche il ducato di Milano come erede dell'ultima dei Visconti, Valentina. Ai suoi tentativi, in parte riusciti, si oppose il Papa Giulio II che si pose a capo di una Lega santa insieme a Venezia e alla Spagna, e al grido di fuori i barbari inflisse ai francesi gravi sconfitte. La politica di questo papa, volta ad impedire la preponderanza francese, fu però origine di molte guerre che devastarono il suolo italiano, facendolo percorrere da soldatesche di tutti i paesi.

Tristi anni furono quelli che seguirono in cui l'Italia fu campo di battaglia fra Francesco I re d i Francia e Carlo V che dal nonno paterno, l'imperatore Massimiliano aveva ereditato la corona germanica e dalla madre, figlia di Ferdinando il Cattolico, il regno di Spagna. Nel 1527 la stessa Roma fu presa d'assalto ed espugnata dalle milizie imperiali e mentre il Papa Clemente VII alleato dei francesi restava chiuso in Castel Sant'Angelo, la città fu messa a sacco e sottoposta alle più atroci violenze, degne del confronto con quelle di Alarico e di Genserico nell'epoca delle dominazioni barbariche.

La pace di Cambrai, firmata nel 1529, fra francesi e austrospagnoli, sanzionava la rinuncia dei francesi ad ogni pretesa su Napoli, su Milano e su ogni altro territorio Italiano e segnava l’inizio della  preponderanza spagnola in Italia, mentre Francesco  II Sforza otteneva dall'imperatore l'investitura del Ducato di Milano e Cosimo del Medici quella della Toscana con il titolo di Duca, poi divenuto di Granduca. (1) Si verificava intanto un avvenimento religioso che ebbe ripercussione in tutto il mondo: la cosiddetta riforma protestante dava origine ad una nuova chiesa, quella luterana in ribellione all'autorità del Papa
sostenendo affermazioni teologiche contrarie all'ortodossia cattolica.

Alla nuova chiesa subito divisasi in molte sette aderirono gran parte dei principi minori della Germania e in seguito l'Inghilterra dove si formò una chiesa nazionale, detta appunto anglicana. La Chiesa Romana reagì energicamente attraverso la riforma cattolica, che ebbe la sua più alta espressione nel Concilio di Trento ove venne tracciata la configurazione disciplinare della Chiesa quale è oggi ancora in vigore.

Mentre le guerre di religione, fra protestanti e cattolici, insanguinavano l'Europa, l'Italia non ebbe guerre di religione e rimase ferma nell'ortodossia cattolica; dopo la pace di Cateau Cambrésis, che nel 1559 pose fine ad un ennesimo tentativo francese di infrangere il predominio spagnolo, essa fu ridotta a nove stati principali, oltre ai minori di poca o nessuna importanza; tali stati erano: il ducato di Milano, regno di Napoli con Sicilia e Sardegna e lo stato dei presidii (piccola terra fra il Lazio e la Toscana) tutti dipendenti dalla Monarchia spagnola, rappresentata da Filippo II figlio di Carlo V; la repubblica di Venezia, che estendeva i suoi dominii fino alla Dalmazia e alle isole di Cipro e di Creta (detta anche Candia); Genova con le due riviere e la Corsica; il marchesato di Monferrato e il ducato di Mantova sotto i Gonzaga; il ducato di Parma e Piacenza, che era stato staccato dai feudi della Chiesa e conferito ai discendenti di Papa Paolo III Farnese; il ducato di Ferrara, Modena e Reggio sotto gli Estensi; la Toscana soggetta, tranne la piccola repubblica di Lucca e lo stato dei Presidi, ai Medici Granduchi di Toscana; lo Stato pontificio e infine il ducato di Savoia, comprendente oltre questa regione, il territorio fra la Sesia e le Alpi.

Nuovo ruolo assunse in quell'epoca questo stato che iniziò allora una sua politica italiana. Fra i successori di Amedeo VIII, si distinse in maniera eccezionale Emanuele Filiberto che fu il secondo fondatore della grandezza della sua Casa; salito al trono nel 1553, mentre i suoi territori erano invasi da francesi e spagnoli, si mise a capo delle truppe della Spagna e riportò la grande vittoria di S. Quintino; con la pace di Cateau Cambrésis, riebbe il suo stato che egli restaurò abbellì, decorandolo di opere e di istituti di cultura, incrementando le scienze, le arti, le lettere, l'agricoltura e il commercio. Sotto Emanuele Filiberto lo stato posto a cavaliere fra l'Italia e Francia, divenne decisamente italiano in ogni sua espressione e sarà il figlio Carlo Emanuele I a vagheggiare una liberazione dell’Italia dagli stranieri e una riunione di Stati sotto il suo scettro. (2)

Il XVII secolo, che vide l'Europa immersa nella guerra dei trenta anni, durata dal 1618 al 1638, non mutò sostanzialmente la situazione italiana, ma consolidò ed ampliò la potenza sabauda che trasse van­taggi dalla lotta fra imperiali e francesi, alle volte drammatica e ric­ca di innumerevoli episodi, fra i quali l'assedio di Torino dove la reg­gente e madre del duca Carlo Emanuele II dovette, con l'aiuto fran­cese, difendersi dagli spagnuoli che appoggiavano una fazione detta dei principisti, dai due principi Tomaso e Maurizio di Savoia zii del Duca, che avrebbero voluto sostituire la cognata nel governo dello stato. (3)

Un po' di tranquillità tornò in Europa con la pace di Westfalia

(1648), anche se Francia e Austria continuarono a combattersi, ma le armi furono nuovamente riprese per la successione spagnola. Ancora una volta l'Italia fu campo di battaglia e la pace di Utrecht che se­gnò la fine della guerra nel 1714, fu anche il principio della supre­mazia austriaca nella penisola; venivano infatti attribuite all'Austria la Lombardia, la Sardegna, il regno di Napoli e Mantova. Vittorio Amedeo II, duca di Sardegna, otteneva il Monferrato e la Sicilia con il titolo di Re, ma fu poi costretto a cederla all'Austria in cambio della Sardegna, e Re di Sardegna da allora fu il titolo principale dei capi di Casa Savoia.

Un ennesimo mutamento territoriale subì l'Italia alla pace di Vienna nel 1738, dopo la guerra di successione polacca: la Lombardia e il ducato di Parma e Piacenza venivano assegnate all'Austria; il regno di Napoli con la Sicilia a Carlo di Borbone; la Toscana, in segui­to all'estinzione della dinastia medicea, passava ai duchi di Lorena. Nulla riceveva il Re Carlo Emanuele III di Sardegna che pure era sta­to valido alleato dei vincitori, ma dieci anni dopo la Pace di Aquisgra­na che pose fine all'ultima delle guerre di successione, quella austriaca gli riconobbe il possesso dei territori fra il Po e il Ticino e fra il Po e Voghera; il ducato di Parma e Piacenza passava dall'Austria a Don Filippo Farnese Borbone, fratello di Carlo III di Napoli e l'Europa godeva di quarant'anni di pace prima di una nuova terribile tempesta.


(1) La pace di Cambrai fu anche detta delle « due dame » perché negoziata da Margherita d'Austria zia di Carlo V e da Luisa di Savoia madre di Francesco I.

(2). Carlo Emanuele I fu, fra i principi sabaudi uno dei più compresi della sua missione di restauratore della nazione italiana; allorquando l'ambasciatore spagnolo gli intimò di restituire le terre del Monferrato, da lui conquistate, egli rispose strappandosi dal petto il collare del Toson d'oro, la massima onorificenza absburgica, e gettandola ai piedi dell'incauto ambasciatore. In punto di morte, non volle ricevere il Viatico a letto e, alzatosi vestito degli abiti ducali, esclamò: «Dio non voglia che accolga nel letto un tanto Re!». 

(3) L'assedio di Torino fu uno dei più singolari della storia consistendo in tre assedi concentrici  infatti le truppe della fazione dei principisti occupavano Torino assediando la cittadella ove si era rinchiusa madama reale Maria Cristina . Le truppe francesi giunte in aiuto di Madama Reale, assediavano ed erano a loro volta circondate da quelle spagnole che sostenevano i principisti.


Nessun commento:

Posta un commento