NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 10 novembre 2024

Saggi storici sulla tradizione monarchica - IX



4) — IL RINASCIMENTO

Il ritorno del Papato a Roma, avvenuto con Gregorio XI nel gennaio del 1378 anziché sanare definitivamente la situazione della Chiela la inasprì, provocando il grande scisma d'Occidente; infatti il dualismo fra francesi e italiani esistente nella curia, sboccò nella creazione di un antipapa Clemente VII contro i legittimo Pontefice Urbano VI e tale situazione si prolungò per molti anni attraverso una successione ininterrotta di papa e di antipapi, finché un concilio riunito a Costanza Pisa, deposti l’antipapap Benedetto XIII e l’antipapa Giovanni XXIII, ricevuta la rinuncia del Pontefice Gregorio XII procedette  all’elezione di Martino V della grande famiglia romana dei Colonna, che rientrò in Roma, riconosciuto da quasi tutta la Cattolicità, e dall'imperatore Sigismondo. (1417-18)

Enorme fu l'influenza esercitata da questo avvenimento sulla storia europea e particolarmente italiana; alle lotte fra i sostenitori delle due obbedienze, parteciparono i principi italiani e più di tutti la dissoluta Giovanna I di Napoli che, passando a terze e quarte nozze, tentava di

conservare il regno nonostante le sue nefandezze e i suoi delitti. Ma scomunicata da Urbano VI che offerse il regno a Carlo di Durazzo, principe ereditario d'Ungheria, fu da questi vinta e uccisa; Carlo III dovette per questa impresa tener testa al rivale Luigi d'Angiò che gli era stato contrapposto dall'antipapa Clemente VII e riuscì a vincerlo, ma tornato in Ungheria per prendere anche quella corona, fu assassinato lasciando erede del trono di Napoli il piccolo Ladislao. (1386)

Pieno sviluppo assumeva intanto l'ascesa della Casa di Savoia la cui potenza si veniva rafforzando; la dinastia aveva acquistato nuovo prestigio sotto Amedeo V il grande che aveva avuto parte principalissima negli avvenimenti della prima metà del XVI secolo, e sotto i successori Amedeo VI e Amedeo VII il « conte verde » e il « conte rosso» il primo dei quali portò la guerra in Oriente in difesa dell'imperatore bizantino Giovanni V Paleologo e fu il fondatore dello storico ordine del Collare, detto poi della SS. Annunziata (*).

Il figlio di Amedeo VII, Amedeo VIII, conquistò la contea di Ginevra e il Vercellese ed ottenne dall'imperatore Sigismondo nel 1416 il titolo di Duca che da allora decorò i sovrani sabaudi. Egli fu restauratore delle finanze dello Stato e sapiente amministratore, ma l'opera sua veramente grande fu la riforma generale giuridica attuata nel 1430 con la prormulgazione degli Statuti che durarono in vigore fino alla riforma dei codici di Carlo Alberto quattro secoli dopo. Dopo molti anni di regno si Riritirò nel castello di Ripaglia, dove fondò l'ordine di S. Maurizio,    intervenendo come mediatore e pacificatore nei più delicati problemi di politica europea e tanta fu la sua fama, che il cosiddetto concilio di Basilea,       che si era sottratto all'obbedienza al pontefice Eugenio IV, ben presto ne fece !l suo antipapa col nome di Felice V. Amedeo accettò, si accorse di detenere un potere non suo e dopo nove anni abdicò nelle mani del pontefice Nic­colò V, che lo creò Cardinale, e tornò nei suoi stati dove poco dopo, nel 1451, morì.

Con Amedeo VIII la Casa Sabauda divenne una delle dinastie più potenti della penisola, anche se maggior ruolo avevano ancora i Visconti e gli Angioni di Napoli; gli ultimi anni del XIV secolo e i primi, del XV registrano appunto un tentativo egemonico di Giangaleazzo Visconti primo Duca di Milano, l'ambizioso sogno del quale fu troncato nel 1402. Successivamente fu Ladislao re di Napoli che fallito il progetto di assicurarsi la corona ungherese tentò di estendere i propri domini nell'Italia centrale approfittando, della confusione generata dallo scisma, mentre la Sicilia dopo la morte dell'ultimo aragonese siciliano e le molte discordie dalla successione provocate, veniva riunita con l'Aragona, sotto lo scettro del Re Ferdinando.

Nel corso del XV secolo alcuni cambiamenti si verificarono nella penisola, mentre in Oriente l'antico impero cadeva definitivamente con l'ingresso dei turchi in Costantinopoli e con l'eroica morte in battaglia dell'ultimo imperatore, Costantino XII Paleologo (29 maggio 1453); i principati italiani spesso vennero in lotta fra loro, mentre a Milano gli Sforza sostituivano i Visconti e a Napoli, in seguito alla morte senza figli della regina Giovanna II, gli Aragonesi prendevano il posto degli Angioini.

Dopo la pace di Lodi fra i vari Stati italiani (1454), l'Italia godette di un quarantennio di pace che fu singolarmente propizio allo sviluppo della civiltà rinascimentale, che in Italia ebbe la sua culla. Gli aspetti principalissimi del Rinascimento si riassumono nella rivalutazione della personalità dell'uomo e dei valori dell'intelletto umano, di fronte ai valori della trascendenza e nel ritorno appassionato, nel campo dell'esegesi letteraria e delle arti figurative e filologiche, all'antichità classica, greca e romana. Le corti principesche furono i centri della cultura della rinascenza, e nel loro splendore fiorì questo aspetto della civiltà italiana.

 

Alla fine del secolo la configurazione politica dell’Italia presentava cinque grandi stati: Milano, Firenze in cui signoreggiavano i Medi con Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico; lo Stato Pontificio; il Regno di Napoli, e la repubblica oligarchica di Venezia. Seguivano i ducati di Savoia e di Ferrara, la signoria di Piombino, le piccole repubbliche di Genova Siena e Lucca , e alcuni feudi minori imperiali o pontifici tra cui Urbino eretto in ducato dal Papa per i Montefeltro. Come si vede in un mosaico in cui vari interessi anche contrastanti entravano talvolta in dipendenza di interessi delle grandi monarchie straniere; però già si cominciava a parlare di Italia e le menti  profonde dei grandi politici da Macchiavelli a Guicciardini, cominciavano a elaborare il concetto dell’Unità per la penisola, cercando intorno i principi capaci di realizzare un progetto che molti avevano accarezzato, ma che nessuno era stato capace di portare a compimento.

 

(*) Il Conte Verde fu singolare figura di cavaliere e di signore dell'epoca sua: campione della cavalleria, secondo l'uso del tempo fondò l'ordine «della collana o del collare» trasformato poi nell'ordine supremo della SS. Annunziata, composto di quindici cavalieri, in memoria dei misteri del Rosario, che ebbero il grado di cugini del Sovrano. Attualmente i cavalieri dell'ordine possono essere ventuno, non contando nel. numero il Sovrano, i principi della Casa Reale, gli ecclesiastici e gli stranieri.


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