NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

venerdì 15 luglio 2022

Giuseppe Prezzolini a quarant’anni dalla sua morte

di Emilio Del Bel Belluz 



Giuseppe Prezzolini era nato a Perugia il 27 gennaio 1882 ed è morto a Lugano il 14 luglio 1982. Quello che ho avuto di più bello nella vita sono i maestri che ho conosciuto attraverso i loro libri. Mi innamorai della storia della sua vita quando lessi per la prima volta il suo libro ​ L’Italiano inutile che mi entusiasmò fin dalla prime pagine. Aveva affrontato la sua esistenza con coraggio e​ determinazione. Lo scrittore, assieme al suo amico Giovanni Papini, fondò alcune riviste letterarie, quali Il Leonardo nel 1903 e​ La Voce nel 1908. In un tempo come il nostro dove non esistono che sfide pianificate dal pensiero unico, uomini come Papini e Prezzolini sarebbero fondamentali se si rileggessero i loro scritti. Un tempo Prezzolini per mantenere la sua autonomia di scrittore non cedette ​ alle lusinghe di Mussolini che gli era amico e allo stesso tempo riconoscente perché gli aveva dato spazio ai suoi scritti nella Voce. Mussolini aveva proposto allo scrittore di estendere la sua biografia, ma questi non accettò, quasi sfidando il Duce, e mostrandosi, altresì, disponibile a fare anche una biografia su Stalin. Prezzolini aveva intuito con grande anticipo ​ la fine del fascismo, perché conosceva molto bene la volubilità degli​ italiani. Dopo il rifiuto di scrivere la biografia del Duce, cosa che nessun intellettuale si sarebbe mai sognato di fare, volle partire per l’America. In questo stato gli fu assegnata una cattedra ​ alla Columbia University di New York dal 1927 al 1962, insegnando con grande successo. Gli americani non avevano tenuto conto che il Maestro non aveva neppure finito le scuole superiori, e che quindi non aveva una laurea da mostrare. La sua cultura acquisita da autodidatta, era talmente grande e profonda che aveva suscitato l’invidia negli accademici d’Italia che avrebbero gradito la sua espulsione dall’università americana. La figura di questo scrittore è tuttora poco conosciuta, perché confinata dall’odio degli intellettuali di sinistra che lo accusano di essere stato un fascista, in quanto amico di Mussolini ed uomo di idee conservatrici. Gli scrittori di destra, tra cui Prezzolini,​ non trovavano spazio nei giornali e nel mondo editoriale imperante, ma si dovevano accontentare di pubblicare i loro scritti nelle piccole case editrici, ​ tra cui​ quella legata al giornale Il Borghese . Un​ quindicinale fondato nel marzo del 1950 da quel galantuomo di Leo Longanesi e tra le prima penne che vi scrissero ​ fu proprio Giuseppe Prezzolini, assieme ad altri scrittori come Indro Montanelli. Giovanni Spadolini, Ernst Junger, Henry Frust, e Giovanni Ansaldo.​ Nomi molto importanti della nostra cultura che pochi anni dopo la seconda guerra mondiale, si ritrovarono. Si pensi che lo scrittore tedesco Ernst Junger dopo la fine del conflitto gli avevano vietato di pubblicare i suoi scritti, addirittura Indro Montanelli scrisse che il suo nome era stato fatto a Norimberga. La storia degli intellettuali di destra è scritta con una penna difficile, il cui graffio sulla carta era un inno di libertà.​ Prezzolini pur sapendo di pagare un duro tributo non abbandonò le proprie idee per mettersi al soldo della politica. Il fatto di essere uno scrittore libero era più grande di mille doni che la vita​ poteva dargli. Negli Stati Uniti d’America visse venticinque anni, alcuni intellettuali come Indro​ Montanelli gli chiesero di tornare in Italia, ma non lo fece. Quando la vecchiaia gli acconsentiva ancora uno spiraglio di vita autonoma decise di andare a vivere in Svizzera, dove abitò fino all’ultimo giorno della sua vita. Pur essendo ateo, si fece assistere da una suora, che scrisse molte testimonianze su di lui. Un forte legame ​ l’aveva con il papa Paolo VI, con il quale aveva intrecciato una fitta corrispondenza nella quale l’argomento principale era la fede. Prezzolini non credeva in Dio, e il papa lo esortava a riflettere che Dio l’aveva scelto lo stesso. Prezzolini invidiava quelli che avevano fede, che credevano in Dio, li reputava delle persone molto fortunate. Costoro avevano un qualcosa che lui non possedeva: la fede che garantisce a quelli che credono la salvezza eterna. Non so se davanti alla morte il buon Prezzolini abbia pensato a quello che il papa gli aveva detto, ma la sua conversione avrebbe potuto avvenire davanti al crocefisso. Giuseppe Prezzolini aveva previsto il futuro della nostra società occidentale, ancora cinquant’anni fa.​ Lo esprime in un suo scritto apparso nell’ultima parte del ​ libro Manifesto dei conservatori. ​ “ Qualcuno dirà: non è l’ora del conservatore, ma di andare avanti … proprio l’opposto. Oggi è l’ora della conservaz­ione … L’uomo sta co­nsumando le risorse della terra . L’uomo sta vivendo in mani­era malsana. L’uomo ha creato le grandi città per suo diletto e ci ha trovato il suo danno … si è da­ta troppa libertà al­la fabbrica, alla ma­cchina, al lusso… il mondo rischia di es­sere inabitabile … l’uomo ha avvelenato l’aria , l’acqua, la terra … ecco perché la parola conservaz­ione diventa di moda. Dai libri, dai gio­rnali, dalle cattedre ci dicono conservi­amo: … Ma non è lo stesso anche in polit­ica? In tutti i paesi le masse dimostrano di non saper scegl­iere e di non saper volere insieme. Come si è distrutto il bosco, come si è sper­perata​ l’acqua così si regale denaro pubblico a intere cat­egorie allo scopo di farle tacere per un momento… C’è chi di­ce che i conservatori non hanno un progr­amma corrispondente al bisogno di nuove situazioni. Mi pare che ci siano suffici­enti ragioni per giu­stificare un movimen­to conservatore . Do­vrebbero incoraggiar­lo anche i governanti per non essere alla mercé dei loro sos­tenitori…​ Un conse­rvatore che sostenes­se il ritorno ad ant­iche tradizioni pote­rebbe sembrare e sar­ebbe un innovatore”.

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