NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 21 giugno 2020

Cosacchi arruolati nel Regio Esercito


 di Paolo Casotto

Le Armate italiane nella campagna di Russia hanno incontrato combattenti di tutte le regioni dell’immenso territorio sovietico. L’Esercito russo in base alle caratteristiche del suo popolo, inseriva i suoi soldati in Unità interamente costituite da uomini e Ufficiali provenienti dalla stessa regione. Questo per una maggiore coesione e fiducia reciproca.
La popolazione cosacca, carica di sentimenti avventurieri, custode della sua cultura, tradizioni e della sua autonomia, ha dimostrato sempre nella storia la sua fedeltà e rigore verso la parte per cui combatteva.
Nella campagna napoleonica in Russia, il Corpo dei Cosacchi fu essenziale per indebolire le fila dell’Armata francese, ed era costituito da fedeli soldati dello Zar. Nella guerra civile russa 1918-22, i cosacchi erano allineati con le armate bianche, donarono il loro sangue  contro i bolscevichi. Nel corso della seconda guerra mondiale, invece, i cosacchi fornirono il loro braccio su entrambi i fronti: alla Russia, ma anche poi alle truppe dell’Asse.
La loro forza risaltava dalla loro determinazione, unicità e grande autonomia. Il Comando dell’8^ Armata in Russia, arruolò nelle sue fila, una formazione irregolare Cosacca a cavallo, la formazione era a livello “Sotnja” (squadrone). L’Unità era chiamata “Banda Campello” dal nome del suo Comandante, il Maggiore di cavalleria Raineri di Campello, costituita nel luglio 1942.  La maggior parte degli appartenenti a questa Unità erano prigionieri a cui era stata offerta l’opportunità di combattere a fianco dell’Asse.
All’inizio, questa formazione autonoma di cavalleria straniera per motivi di sicurezza e fiducia era impegnata solo come Unità esplorante e da ricognizione. Dopo un periodo di prova l’Unità di cavalleria si scontrò più volte contro i corazzati russi e riuscì a dimostrare il prestigio e l’onore del combattimento. A causa del ferimento del suo Comandante e del suo rimpatrio, l’Unità assunse la denominazione di “Gruppo Cosacco Savoia” al comando del Capitano di cavalleria, Giorgio Stavro Santarosa.

L’Unità rientrò in Italia nel giugno 1943, al seguito del  II° Corpo d’Armata per il suo riordino, completamento per le perdite subite e per tutte le funzioni logistico amministrative necessarie. L’intenzione era di riempire i vuoti delle perdite con ausiliari russi arrivati in Italia al seguito dei Reparti italiani e con le colonie cosacche presenti in Albania. L’Unità cambiò denominazione in: “Banda Irregolare Cosacca”. Lo Stato Maggiore del Regio Esercito, Ufficio Ordinamento emanava a luglio 1943, le disposizioni per il riordinamento e completamento della “Banda Irregolare Cosacca”, affinché, fosse al più presto completata e riordinata, per il successivo invio in Albania a disposizione del Comando della 9^ Armata. Nel mese di agosto 1943 giunse una nuova serie di aggiunte e varianti alla formazione e agli organici della “Banda Irregolare Cosacca”. Queste varianti prevedevano un comando italiano, un comando cosacco e tre sotnje (squadroni) con personale cosacco. Tutto il personale era armato con armamento italiano anche se venivano mantenute le armi bianche tradizionali del Corpo. Il personale cosacco della sotnja del Don era armato con sciabola cosacca, il personale della sotnja del Kuban era armato con pugnale cosacco. L’organico di una sotnja era di tre Ufficiali, sette Sottufficiali e settantuno cavalieri. Con l’arrivo dell’otto di settembre, e l’occupazione delle truppe germaniche ,il Comandante dell’Unità Cosacca dispose lo scioglimento del Gruppo. I cosacchi con la perdita di riferimenti e comandanti, finirono nei reparti germanici e nelle file partigiane. Nella campagna d’Italia 43-45 le loro fila si assottiglieranno. Al termine della guerra, i pochi sopravissuti saranno i cosacchi che aiutati da italiani troveranno una nuova casa e una nuova famiglia.

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