NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

venerdì 1 maggio 2020

De Monarchia: analisi del trattato politico dantesco


di Veronica Borelli

Tradizionalmente lasciato all’ombra della Divina Commedia il De Monarchia fa parte del tomo delle “Opere minori” del Poeta. Studiato a scuola tra un canto e l’altro, difficilmente diventa tra gli adulti oggetto di una tardiva riscoperta. Eppure in questo trattato storico-politico si riconosce un Dante estremamente autentico, ad uno sguardo non superficiale decisamente poco idealizzabile.

Contesto storico e genesi del De Monarchia

Nel primo decennio del 1300 a Roma imperversavano aspre lotte interne al papato. Così Clemente V, francese di natali, decise di spostare la sede della Chiesa ad Avignone (1313) diventando il braccio destro di Filippo il Bello. Quella tra il re di Francia e Clemente era un’amicizia già consolidata e non molto prima il Papa aveva già aiutato il sovrano a massacrare l’ordine dei templari, diventati troppo potenti.

Nel frattempo era disceso in Italia il nuovo re di Germania, Enrico VII di Lussemburgo. In cambio dell’appoggio del papato gli fu ordinato di placare le schermaglie che ovunque, tra Guelfi e Ghibellini, eretici e ortodossi, macchiavano di sangue la penisola. Naturalmente ogni fazione cercava per sé l’appoggio del re di Germania, dal momento che questi, non comprendendo realmente le dinamiche degli scontri al di qua delle Alpi, non si mostrava mai apertamente in favore di una posizione contro un’altra.



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https://metropolitanmagazine.it/de-monarchia/

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