NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 24 dicembre 2014

La splendida rinascita della Galleria Sabauda

Luciana Baldrighi 
Martedì 23 dicembre 2014
 
Era cominciato tutto da «Testa di ferro», al secolo Emanuele Filiberto. Nel 1563 aveva voluto Torino come nuova Capitale al posto di Chambéry, incardinando così il suo Ducato e poi il Regno dei Savoia alle sorti della Penisola.
Sognava una capitale dell'arte e aveva sguinzagliato per l'Europa un manipolo fidato di consiglieri-specialisti grazie al quale comprare dipinti e oggetti che la abbellissero.
Poi era stata la volta del Principe Eugenio, il più grande condottiero militare a cavallo fra XVII e XVIII secolo, il «terrore dei Turchi» e il più grande mecenate del suo tempo.
Infine Carlo Alberto, il Re liberale e risorgimentale che nel 1832 aveva riunito a palazzo Madama, e aperto al pubblico, ciò che i suoi predecessori avevano collezionato.
Dopo l'Unità, la raccolta era stata spostata all'Accademia delle Scienze e lì, fra spazi angusti e penalizzanti, aveva finito per languire.
Adesso, il restauro, la ricostruzione e l'apertura della Nuova Galleria Sabauda nell'inedita sede della Manica Nuova di Palazzo Reale, offre al visitatore il formidabile colpo d'occhio d'insieme di un migliaio fra quadri, sculture, arredi e mobili di ciò che i Savoia acquistarono nei secoli su un'area calpestabile di 9mila mq su quattro piani nobiliari.
Inaugurata nei giorni scorsi la Nuova Galleria Sabauda ha visto per la costruzione della Manica Nuova dieci anni di lavoro. L'Architetto Marco Albini, che ha curato l'allestimento, ha puntato su vere e proprie tavole che scendono dal soffitto conferendo un senso di respiro alle tante opere esposte.
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