Le
polemiche che ad ogni 8 settembre si riaccendono in questa enorme piazza
virtuale che è il web ci inducono alla ripubblicazione di una lettera di
fondamentale importanza che scrisse il conte Galeazzo Ciano, già Ministro degli
esteri, già Ambasciatore presso la Santa Sede, genero di Benito
Mussolini per averne sposato la prima figlia, la prediletta, Edda.
I pochissimi che hanno letto il suo diario si rendono
perfettamente conto di quanto il Re, impiegando tutto il suo prestigio ed i
residui poteri che non gli erano stati esautorati, abbia cercato nel corso
degli anni di contenere le iniziative del suo primo ministro sempre più
megalomane e convinto che la fortuna non lo avrebbe mai abbandonato. Cosa che
non avvenne, secondo le lucidissime previsioni del Re.
Galeazzo
Ciano fu fucilato insieme agli altri gerarchi del Gran Consiglio che avevano
votato contro Mussolini nella notte del 25 Luglio e che erano stati catturati
dai tedeschi o dai repubblichini, De Bono, Gottardi, Marinelli e Pareschi.
Ciano,
ormai consapevole della fine che lo attende, nel momento della suprema verità,
indirizza al Re Vittorio Emanuele III la lettera che segue perché la Storia
sappia come sono andate le cose circa la tragedia che coinvolse la Nazione tra
il 1940 - 45.
E' bene,
a nostro modestissimo giudizio, che questa lettera si conosca e vi si dia il
massimo della pubblicità tutte le volte che si parla del nostro Re nei termini
che purtroppo sappiamo.
Maestà,
mi voglia
permettere, giunto all'ora estrema della mia vita di rivolgere un pensiero
devoto alla Maestà Vostra. Adesso, da tre mesi, sono nel carcere di Verona,
sempre affidato alla martoriante custodia delle SS., e attendo un giudizio che
non è altro che un premeditato assassinio.
Né sulla
monarchia, né sul popolo, né sullo stesso governo può cadere la minima colpa
del dolore che attanaglia oggi la Patria.
Un uomo,
un uomo solo, per torbide ambizioni personali, per sete di gloria militare,
usando le sue autentiche parole, ha premeditatamente condotto il Paese nel
baratro.
Ho
disposto che non appena possibile, dopo la mia morte, vengano resi pubblici un
mio diario e una documentazione che getteranno molta luce di verità su tanti
fatti sconosciuti.
Credo
così di rendere un estremo servigio.
Galeazzo
Ciano
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