«Uomini normali che non abbandonarono i compagni di battaglia»
GROSSETO – “Vorrei ora dirti cosa ci fu di fantastico al reggimento in questo periodo operativo. Ufficiali, Sottufficiali e cavalieri formidabili. Formidabili per lo spirito, meravigliosi per l’addestramento. I risultati si sono avuti sul terreno della verità, dove ogni errore sarebbe stato fatale. Da attaccati e accerchiati siamo diventati attaccanti e con i risultati che sai. E, devo aggiungere, con perdite dolorose sì, ma relative. Le numerose decorazioni concesse oggi dai tedeschi fanno fede di quello che è stato Isbuschenskij. A oltre un mese di distanza noi riviviamo quelle ore e ne traiamo il giusto spirito per l’avvenire che ci attende.” Così, citando un passo della lettera che il Colonnello Bettoni, comandante di Savoia a Isbuschenskij, scrisse al Generale Cadorna circa un mese dopo la carica, il comandante del Savoia ha salutato, ieri, gli intervenuti alla cerimonia che ricorda la carica di Isbuschenskij, quando, nel 42, sul Don, gli uomini del reggimento sconfissero le truppe russe.
«Siamo qui riuniti oggi per onorare quegli uomini, che non erano di certo guerrafondai o esaltati. Erano uomini normali, i quali, però, nel momento del bisogno ebbero il coraggio di non farsi sopraffare dalla paura, di non recedere – ha proseguito il comandante -. Siamo qui per ricordare uomini che non indietreggiarono, che non scapparono, che non abbandonarono il commilitone di fianco a loro, pur avendolo, forse, potuto fare approfittando della confusione della battaglia».
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