di Domenico Giglio
Spesso “repetita juvant”
per cui ritorniamo
a parlare di
separatismi, secessionismi e simili
che sembrano la
principale preoccupazione di
alcuni movimenti politici
in Spagna, Gran Bretagna, Belgio ed Italia
e questo in un’
Europa in fase
di recessione economica
e di sempre
più scarso peso
a livello mondiale
ed è con
soddisfazione aver letto, qualche tempo
fa una pacata, ma
netta dichiarazione di
Papa Francesco, di disapprovazione delle
tendenze separatiste esistenti
in vari stati
dell’ Europa.
C’ è infatti chi, per
giustificare l’attuale richiesta
di separazione o
indipendenza si richiama, per
la Catalogna , alla
guerra di successione
spagnola del 1714, chi
all’atto di unione
della Scozia del
1707, chi ai nostri
plebisciti del 1860, per
non parlare di
chi contesta la
liquidazione della Repubblica
di Venezia nel 1797
e del Sacro
Romano Impero nel
1806 per mancanza
del “numero legale”
dei deliberanti, problemi tutti
anche interessanti, se non
affascinanti dal punto
di vista storico, ma
non politico e
totalmente fuori dall’attuale
realtà. Che sia amaro
doverlo riconoscere, ma il
primato dell’Europa, pur partendo dall’Atlantico per
finire agli Urali, è
nella fase discendente,anche se non mancherebbero
intelligenze, capacità e mezzi
per poter fermare
tale declino,anticipato peraltro
un secolo or
sono da Spengler, declino oltretutto
demografico perché sommando
tutti i 27
stati dell’U.E.( 501.100.000 abitanti )
e gli altri
fuori dell’Unione ,compresa Ucraina
e Russia, ( totale abitanti Europa
811.543.167 ) non si
raggiunge che un
quinto degli abitanti
dell’Asia ( 4.055.957.043 )
e meno della
metà degli abitanti
della Cina e
dell’India, per non parlare
dell’incredibile incremento di
alcuni paesi dell’Africa, che supera
ormai complessivamente il
miliardo di abitanti, quale ad
esempio la
Nigeria
con 152.217.000 abitanti
e l’ Etiopia con
88.013.000.
Sentire perciò un
uomo anziano,che per
l’anzianità si dovrebbe
ritenere saggio, come Pujol
parlare di una
Catalogna indipendente, con i
suoi sette milioni e
mezzo di abitanti, anche se
magari unita al
resto della Spagna, da
un unico Sovrano, a
conferma del valore
rappresentativo e coagulante
dell’Istituto monarchico,
come in
fondo era stata
l’unione dinastica dell’
Austria – Ungheria, lascia
oggi molto perplessi
perché pare dimenticare
tutto quello che
avviene nel mondo
e le trasformazioni continue
nei più vari
settori. Ignorare che nel
terzo mondo la
prevalenza è dei
giovani, privi di un
qualsiasi retroterra storico
e culturale, per cui
l’Europa non incute
loro né timore
né rispetto e
pensare che queste
ondate migratorie possano
essere meglio gestite
da staterelli regionali
e non da
stati nazionali coordinati
in una unione
europea,già adesso zoppicante
essendo costituita da
27 stati, se gli
stessi diventassero oltre
trenta, è solo segno
di voluta e
mancata conoscenza dei
problemi mondiali e
ciò malgrado che
oggi,grazie alla tecnologia
ed alle comunicazioni, frutto della
civilizzazione di stampo
occidentale, il cittadino europeo
medio dovrebbe avere
invece un livello
di informazioni, come mai
avvenuto prima, e come
non avevano forse
nemmeno gli uomini
di stato e
le classi dirigenti
di un secolo
fa,vedi il “sonnambulismo” del
luglio 1914, per cui
suscita un sentimento
di profonda tristezza, se
non di commiserazione vedere, come
qualche tempo fa
in Catalogna, proprio
dei giovani ballare
e saltare auspicando
la separazione dal
resto della Spagna, quasi
fosse la caduta
del muro di
Berlino o la
fine di qualche
dittatura, e recentemente in
Spagna, dopo l’abdicazione del
Re Juan Carlos, richiedere la
repubblica, dopo e malgrado
le tristi esperienze
repubblicane della sua
storia.
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