NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 2 aprile 2014

Il Regno d'Italia da Brindisi a Salerno: 8 Settembre 1943 - 4 Giugno 1944

Il Principe Umberto a Roma, il 5 Giugno del 44, con il Generale Infante
L ‘ ultimo  Governo  del  Re 

Badoglio  a  questo  punto  presentò  al  Re, logicamente  le  sue  dimissioni, avendo  dal  Re  il  reincarico  per  la  formazione  del  nuovo  governo, che  veniva  formato  il  22  aprile  successivo, dopo  che  erano  state  vinte  le  ultime  resistenze  del  solito  Partito  d ‘ Azione, i  cui  rappresentanti  entrarono  nel  governo, della  cui  composizione  facevano  parte  come  “Ministri  senza  portafoglio”, Croce, Sforza, Rodinò,Togliatti  e  Mancini.  Il  successivo  24  aprile, il  nuovo  Governo  veniva  presentato  al  Re, e, per  la  prima  volta, dalla  nascita  del  Regno, i  Ministri  non  giurarono  nelle  mani  del  Sovrano  ed  il  Maresciallo  Badoglio  fece  questa  presentazione:
“Maestà,  ho  l’onore  di  presentarLe  le  loro  Eccellenze  i  Ministri  componenti  il  nuovo  Governo. Essi, ad  eccezione  dei  Ministri  militari  e  di  quello  tecnico (Quinto  Quintieri  alle  Finanze), provengono  dai  sei  partiti  rappresentati  nel  Comitato  di  Liberazione. Ognuno  di  essi  ha  le  sue  opinioni  politiche  alle  quali  non  rinuncia, ma  sulle  quali  fa  prevalere  oggi  la  necessità  della  concordia  per  l’ interesse  supremo  del  Paese.”
Il  Re  così  rispose: “Signor  Presidente  del  Consiglio, sono  particolarmente  lieto  di  sentire  che  le  eminenti  personalità  che  oggi  entrano  a  far  parte  del  Governo, e  che  rappresentano  le  diverse   tendenze  politiche  della  Nazione, a  tutto  antepongono  il  supremo  interesse  del  Paese. Lei , caro  Maresciallo  ed  io, ascriviamo  a  nostro  onore  di  avere  sempre  posto  l’ Italia  in  cima  ad  ogni nostro  pensiero.”
Seguì  il  primo  Consiglio  dei  Ministri  ed  un  altro  il  successivo  27  aprile, dove  fu  approvata  una  lunga  dichiarazione  programmatica  nella  quale  si  precisava    che  permanendo  lo  stato  di  guerra , non  doveva  essere  discusso  né  la  questione  istituzionale , la  cosiddetta  “tregua“   che   i  partiti  repubblicaneggianti   si  guardarono  bene  dal  rispettare, né  l’assetto  dell’ ordinamento  statale, politico, amministrativo  ed  economico, ed  invece  doveva  essere  accresciuto  il  contributo  degli  uomini  combattenti, ripresa   un’attività  industriale, favorita  la  produzione  agricola, agevolati  gli  scambi  commerciali  e  combattuta  la  speculazione “….chiamando  a  raccolta  le  energie  di  tutto  il  popolo, senza  distinzione  di  classe  e  di  partito, perché  l’ Italia  possa  risorgere  a  nuova  vita.”
Per  il  Degli  Espinosa  con  questo  governo  finiva  quello  che  lui  stesso  aveva  definito  “il  Regno  del  Sud”  ed  iniziava  il  governo  dell’ esarchia  che  avrebbe  condotto  alla  repubblica. In  realtà  per  40  giorni  fu  invece  in  atto  una  formula  governativa, la  cui  esperienza  avrebbe  potuto  essere  ancora  più  interessante, se  il  4  giugno  non  fosse  intervenuta  la  liberazione  di  Roma, con  l’ entrata  in  vigore  della  Luogotenenza. Il Re, infatti  in  quei  quaranta  giorni, non  interruppe  da   “ Re  Soldato”, quale  era  sempre  stato, le  sue  visite  nella  zona  del  fronte, ancora  il  18  e  23  maggio, nella  zona  di  Cassino, ed  addirittura  il  primo  giugno  a  Terracina.
Firmato  il  5  giugno  a  Ravello, l’atto  di  trasmissione  di  ogni  suo  potere   al  Principe  Umberto, Vittorio  Emanuele  III, si  ritirava  a  vita  privata, dismettendo  la  divisa  militare  ed  indossando  abiti  civili. Badoglio, secondo  le  consuetudini  costituzionali, presentava  al  Luogotenente, le  dimissioni  del  governo, ottenendo  il  reincarico. A  Roma, però  l’ 8  giugno, al  Grand  Hotel, i  rappresentanti  romani  del  CLN   comunicavano  senza  possibilità  di  modifica, la  loro volontà  che  il  nuovo  governo  fosse  presieduto  da  Ivanoe  Bonomi, che  era  stato  già a  suo  tempo ,nel  1921, Presidente  del  Consiglio, per  cui  Badoglio, correttamente  ritornò  dal  Principe  Umberto, riferendogli  quanto  sopra, e  di  convocare  a  questo  punto  il  Bonomi, perché  formasse  il  nuovo  Governo, che  sarebbe  entrato  in funzione, ancora   nella  “capitale “  Salerno, il  22  giugno, prima  di  ritrasferirsi  a  Roma  nel  mese  di  luglio, per  cui  i  vecchi  ministri  di  Badoglio  rimasero  al  loro  posto  fino  a  tale  data.
In  occasione  dell’incontro  di  Roma, Badoglio, accommiatandosi, volle  però  precisare  un  fatto  storico  incontrovertibile  e  cioè  di  avere  consegnato  a  Bonomi  una  Italia  ormai  in  piedi, concludendo: “Mi   sia  concessa  una  dichiarazione. Voi  siete  riuniti  intorno  a  questo  tavolo  in  Roma  liberata, non  perché  voi  che  eravate  nascosti  e chiusi  in  conventi, abbiate  potuto  fare  qualcosa: chi  ha  lavorato  finora, assumendo  le  più  gravi  responsabilità, è  quel  militare  che, come  ha detto  Ruini, non  appartiene  ad  alcun  partito.”
Così, quasi  contemporaneamente, uscivano  di  scena  Vittorio  Emanuele III  ed  il  Maresciallo  d’ Italia  Pietro  Badoglio  e  gli  “Alleati”, che  avevano  firmato  una  “cambiale“  a  favore  dell’ Italia  del  Re  e  del  Maresciallo, eliminati  gli  stessi, non  si  sentirono  più  obbligati  ad  “onorarla”, e  l’Italia  ne  pagò  l’amaro  scotto  con  il  trattato  di  pace  del  1947, contro  l’ accettazione  del  quale  parlò  con  nobilissimo, elevato  linguaggio  quel  Benedetto  Croce, tardivamente, forse, pentito  della  sua  azione  in  quei  nove  mesi  dall’ 8  settembre  1943  al  4  giugno  1944.


Domenico   Giglio


B I B L I O G R A F I A
  • Agostino  degli  Espinosa: “Il  Regno   del   Sud“    Editore  Migliaresi -  aprile  1946  Editori  Riuniti – 1973 /Rizzoli Editore-1995.
  • Pietro  Badoglio: L’ Italia  nella  seconda  guerra  mondiale“ Editore  Mondadori- 1946 
  • Mario  Roatta:  “Otto  milioni  di  baionette”      Editore  Mondadori – giugno  1946
  • Giuseppe  Castellano: “Come  firmai     l’armistizio”  Editore   Mondadori – ottobre  1945
  • Giuseppe  Castellano: “ La  guerra  continua”       Editore  Rizzoli – settembre  1963
  • Nino  Bolla:  “ Colloqui  con  Umberto II”      Editore  Fantera – aprile  1949
  • Vanna  Vailati: “L’ armistizio  ed  il  Regno  del  Sud”  Editore  Palazzi –novembre  1969
  • Massimo  Mazzetti: “Salerno  Capitale d’ Italia”      Editore  Beta Salerno –settembre  1971
  • Antonio  Ricchezza:“La   resistenza  dietro  le  quinte” Editore  De  Vecchi- febbraio 1967
  • Domenico  Bartoli:  “L’ Italia  si  arrende “  Editoriale  Nuova –settembre  1983
  • Roberto   Ciuni:  “L’ Italia  di  Badoglio”    Editore  Rizzoli – 1993 -  (vedi  nota  1)
  • Gianni  Oliva:   I  vinti  e  i  liberati “  Editore  Mondadori – 1994 (vedi  nota 1)
  • Giovanni  Artieri:  “Cronaca  del  Regno  d’ Italia” vol. II° - Editore  1978
  • AA: VV:  “Il  secondo  Risorgimento”      Edito  Centro  Studi  e  Ricerche  Storiche  Sulla  Guerra  di  Liberazione -1996
  • AA.  VV:  “La  riscossa  dell’  esercito”   Edito  Centro  Studi  e  Ricerche  Storiche        sulla  Guerra  di  liberazione – 1994

  • Nota  1)  Ciuni   ed  Oliva  sono  decisamente  schierati  contro  Re  e  Badoglio, ma i  loro  libri  sono  ricchissimi  di  fatti  e  nominativi risalenti  al  periodo  Settembre  1943 – Giugno  1944

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