NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

venerdì 25 aprile 2014

I gioielli di Casa Savoia



Le gioie in dotazione alla real casa sono un gruppo di gioielli ufficiali utilizzati dalle regine di casa Savoia nelle cerimonie e negli eventi importanti. Furono smontati e riordinati per volere della prima sovrana d’Italia Margherita. Infatti per il suo matrimonio furono creati i primi pezzi che vennero integrati negli anni fino alla creazione, per i 15 anni di matrimonio, del gran diadema nel 1883. Da questa data non furono più sottoposti a modifiche e il loro numero non fu più incrementato, come è dimostrato dall’inventario fatto dalla ditta Musy in quell’occasione e da quello effettuato nel 1946. Questi gioielli, come quasi tutti quelli più importanti della famiglia, vennero ideati e creati dalla gioielleria Musy, fondata nel 1706 e attiva ancora oggi, ditta fornitrice di casa Savoia dalla metà del XVIII secolo. La sovrana era solita indossare molti gioielli contemporaneamente tanto da essere paragonata, più di volta, a una madonna votiva nel giorno della processione.

La regina Margherita li portò fino al regicidio di Monza (29 luglio 1900), dopodiché scrisse di suo pugno: “le Gioie della Corona sono state consegnate a Sua Maestà la regina Elena, mia nuora, il giorno 2 Agosto 1900 in Monza”. Da questo momento i gioielli furono conservati nella cassaforte numero 3 del Quirinale e affidati alla custodia del ministro della real casa, al quale quando la regina doveva indossarne un pezzo, bisognava inoltrare una richiesta e una volta avuto il gioiello Vittorio Emanuele III doveva firmare una ricevuta. Dopo l’8 settembre 1943 e la cosiddetta fuga, il re lasciò a Roma i gioielli e al ministero della real casa il compito di tenerli al sicuro dagli invasori. Infatti uno degli ordini di Hitler era di recuperarli e spedirli a Berlino. I tedeschi li cercarono prima nella capitale, poi a Torino e a Milano senza però riuscire a trovarli. Infatti subito prima dell’occupazione erano stati depositati in una cassetta di sicurezza della banca d’Italia, in seguito prelevati e murati in una nicchia dei sotterranei del Quirinale.

Dopo il referendum istituzionale, il 5 giugno del 1946 l’avv. Falcone Lucifero, reggente del ministero della real casa, si presentò alla banca d’Italia con il cofanetto a tre piani in cui erano custoditi i gioielli della corona e l’ordine di re Umberto II di riconsegnarli alla nazione ad uso di chi di dovere. Venne stilato un inventario con la descrizione dei pezzi, furono scattate delle fotografie e il cofanetto venne chiuso con 12 sigilli. In teoria oggi i gioielli dovrebbero essere ancora sigillati e il cofanetto può essere aperto solo in presenza del presidente della repubblica e del governatore della banca d’Italia. Il loro valore oggi, secondo alcune stime, si aggira sui 1.5 miliardi di euro e in totale ci sono pietre per più di 1200 carati.

La Corona Ferrea utilizzata come corona reale del Regno d'Italia perché legata sacramentalmente al territorio della penisola e perché già utilizzata in passato dagli Imperatori tedeschi per essere incoronati come re d'Italia nel medioevo. Essa venne inoltre usata anche da Napoleone nel suo regno sull'Italia settentrionale ed in seguito da tutti i re del Regno Lombardo-Veneto. Quando Vittorio Emanuele II unificò l'Italia essa venne assunta come corona reale con l'obbligo però di non essere rimossa dal Duomo di Monza dove veniva custodita da secoli e dove ancora oggi si trova. La corona è uno dei pezzi più importanti al mondo in fatto di corone non solo per la fabbricazione longobarda risalente all'VIII secolo, ma anche perché la tradizione vuole che contenga una lamina circolare ricavata dalla fusione di uno dei chiodi della croce di Cristo. In realtà il gioiello non fece mai effettivamente parte della collezione dei gioielli di Casa Savoia, ma rappresentò un simbolo della nazione italiana unita e non venne mai utilizzato durante le incoronazioni dei re d'Italia.
La Corona del Regno di Sardegna fu una corona fatta costruire nel settecento e rappresentava il simbolo politico del potere regale nel regno di Sardegna. La corona era realizzata in oro, diamanti e pietre preziose, era ricoperta di velluto rosso sul medesimo. Essa era caratterizzata dalla base in oro decorata a nodi di Savoia ed alla sommità era sormontata da una croce di San Maurizio, che si rifaceva all'omonimo ordine cavalleresco di collazione sabauda. Utilizzata per l'incoronazione di Vittorio Amedeo III di Savoia, venne trafugata come bottino di guerra nel 1795, durante l'invasione francese del Piemonte, trasportata a Rotterdam venne smontata e i suoi materiali fusi o venduti separatamente. Successivamente la corona continuò ad essere utilizzata simbolicamente nei ritratti dei re sabaudi e nei loro stemmi anche se nessuno di loro ne fece realizzare più una nuova fisicamente.

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