NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 5 febbraio 2014

Il consenso alla Monarchia nel casertano del dopoguerra in Giuseppe Capobianco

Giuseppe Capobianco, il comunista che aveva speso tutta una vita per la libertà e la giustizia sociale, lo scrittore e ricercatore appassionato, dedica una vera e propria indagine storica alle elezioni del 2 giugno 1946, a quelle della Costituente con l’intento di analizzare e comprendere perché la sua provincia, Caserta, aveva tributato quel consenso così ampio alla monarchia di casa Savoia, soprattutto nelle campagne ove il consenso aveva sfiorato il 100%.
Da repubblicano ci offre una serie di analisi con dati, raffronti di dati, risultati per cercare di comprendere perché i contadini soprattutto avevano tributato quel consenso rilevantissimo alla Monarchia. In effetti il risultato referendario dimostrava quella forte “ spinta involutiva” di una provincia, quella casertana, che attribuì un rilevante 83,1% di consensi alla Monarchia di Casa Savoia con picchi da brividi nelle aree contadine ove la Monarchia superò, più o meno ampiamente, il 90%: Pignataro Maggiore, 96,3%,Rocchetta e Croce, 96,3%,Camigliano, 96,2%, Teano 96%, Francolise 93%,Calvi Risorta 91,6% . Se era da aspettarsi per i paesi suindicati un consenso marcatamente conservatore, il dato deludente fu quello di Sparanise, il paese di Corrado Graziadei, ove la Monarchia conquistò l’89.1% dei consensi. Inoltre in provincia di Caserta- “ caso unico in tutta la Campania”- osserva Peppino Capobianco- nessun comune vide l’affermazione della Repubblica. 

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