NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 30 aprile 2012

La Monarchia Sabauda ed i problemi sociali

di Vincenzo Pich

da "saggi e documenti d'orientamento politico" del Fronte Monarchico Giovanile 1960

Parte I


Chi ai nostri giorni non ha udito parlare o letto di problemi sociali? Chi non ne ha, a sua volta, parlato o scritto? Pochi però saprebbero definirli brevemente ed in modo soddisfacente. Chi ha qualche informazione economica sa che essi traggono, origine dalla distribuzione del reddito e che presero rilievo sempre più marcato, sino a minacciare ed a sovvertire l'ordine le basi tradizionali e la esistenza stessa degli Stati, con il mutare dei panorami economici e sociali, con il passaggio dall'artigianato cittadino e dalle forme tradizionali di conduzione agricola alla grande, industria e allo sfruttamento capitalistico della terra, con il formarsi di un grande proletariato industriale e agricolo, sempre più consapevole della sua forza.

Meglio di un lungo e non sempre accessibile discorso economico, mi pare chiarire il nostro argomento la felice sintesi di uno storico:

« L'idea essenziale del secolo passato fu la libertà politica, e ad essa si aggiunge nel nostro:  secolo l'idea della socialità, il pubblico interessamento alle condizioni dei meno dotati di qualità personali, e quindi il riconoscimento :del diritto e del dovere al lavoro, onde ognuno consegua la libertà dal bisogno, partecipi alla vita del consorzio civile, e nessuno rimanga privo di mezzi, di assistenza, di simpatia umana » (1).

La socialità fu conseguenza della libertà politica, non essendo coneepibile che i meno fortunati, acquistato il diritto di contribuire -a formare l'indirizzo politico dello Stato, rinunciassero al miglioramento delle loro condizioni morali e materiali,. Non sempre però il processo si svolse in modo pacifico e senza contrasti o arresti violenti o terribili involuzioni: nacque così talvolta lo Stato totalitario, negatore della libertà in nome della nazione o della classe sociale, affermatore di un'illusoria giustizia sociale, esaltatore della violenza e responsabile di incredibili ritorni alla più crudele barbarie.


Se libertà e socialità costituiscono i principi sui quali si reggono le democrazie del nostro secolo, quale forma di governo si dimostra in pratica più atta a garantirne la coesistenza? Quale forma di governo, cioè, meglio assicura « autogoverno di popolo e giustizia sociale », per usare un'espressione cara al nostro Sovrano.

Una propaganda tanto diffusa quanto superficiale e sostanzialmente infondata identifica oggi la repubblica, qualunque essa sia, con il progresso, e la Monarchia con il passato, la conservazione e i privilegi. A tale propaganda si deve se, nonostante il dissolversi di tanti sogni e di tante lusinghe, connessi all'avvento della repubblica, gli italiani, in maggioranza vittime dell'inerzia mentale e del conformismo, non abbiano ancora :saputo ritrovare la via di quella Italia monarchica della quale si dirà nel corso della trattazione, un'Italia che non volle solo perseguire unità, libertà e indipendenza, ma porsi sulla strada gloriosa di un incessante progresso morale e materiale, purtroppo in parte compromesso dall'avventura, fascista.

Questo studio mira, attraverso la citazione di dati obiettivi e di giudizi scientificamente autorevoli, a sradicare qualche luogo comune e a dare qualche fondata speranza, perchè, se la storia dimostra -che la Monarchia sabauda non è stata soltanto puro simbolo o peggio baluardo di conservazione politica e sociale, ma fattore continuo di ordinato progresso, nulla vieta di pensare che il futuro possa essere assai migliore, qualo,ra, vinte le esitazioni che lo trattengono dall'abbandonare l'istituto repubblicano, il popolo italiano ritorni, in una festa di patriottismo, alla sua Monarchia tradizionale.

Comincerò -con qualche accenno all'opera sociale della Monarchia sabauda nei secoli passati, per poi dare un contenuto meno episodico alla trattazione, con il risveglio che caratterizzò il Regno di Carlo Alberto, con Vittorio Emanuele 11, primo Re d'Italia, con Umberto 1, con il grande sventurato Vittorio Emanuele III, fino al nobile esule Umberto 11.

Poichè i problemi sociali sono strettamente legati a quelli economi,ci, non mancheranno brevi descrizioni delle condizioni economiche nelle quali maturarono i progressi sociali; così come non si potrà prescindere da considerazioni sugli avvenimenti politici che aiutarono od ostacolarono quei progressi.


(1) CESARE DEGLI OCCHI, PIERO OPERTI: « Il Partito nazionale Monarchico», parte seconda di Piero Operti, Milano, 1958, pagg. 124, 125.



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