NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

giovedì 19 aprile 2012

Il giornalista Riccardo Forte nel 1950 rintracciò l’atto di abdicazione di re Carlo Alberto nell’Archivio di Tolosa

di Lucio Causo

Re Carlo Alberto di Savoia
Il 12 marzo del 1849 Carlo Alberto, affidato il comando dell’esercitopiemontese al generale polacco Chrzanowsky, denuncia l’armistizio di Salasco e riprende la guerra contro l’Austria, progettando di marciare per Milano. 
Il 18 marzo, Radetzky lo previene ed esce dal capoluogo lombardo con 75 mila soldati e artiglieri deciso a portare la guerra in territorio nemico.
Mentre i piemontesi si preparano ad entrare in Lombardia passando il Ticino sul ponte della Buffalora, gli austriaci sorprendono la linea di difesapiemontese nella zona di Pavia. In questo settore la copertura dell’esercito di Carlo Alberto era affidata alla 5a Divisione, composta di 6.000 lombardi e comandata dal generale Girolamo Ramorino (che nel 1834 aveva guidato la spedizione mazziniana nella Savoia). Per la negligenza di questo generale, che viene processato e fucilato (tra vivaci polemiche), ma anche per la grande confusione che regna al comando superiore piemontese, gli austriaci riescono a passare il fiume senza difficoltà e piombano alle spalle delle migliori forze piemontesi.
La sorpresa dell’attacco austriaco sconvolge i piani del generaleChrzanowsky che, preso dal panico, ordina alle truppe di tornare indietro e di raccogliersi entro i confini del Piemonte.
Il 21 marzo giunge al Quartier Generale piemontese la notizia che ilgenerale Bes ha fermato a S. Siro e alla Sforzesca, sulla strada di Vigevano, l’avanzata degli avversari, ma nella notte della stessa giornata, Radetzky arriva a Mortara col grosso del suo esercito e dopo un accanito combattimento presso questa città, sconfigge le truppe del generale Durando.
Carlo Alberto si dirige a Novara per approntare una forte resistenza e successivamente attaccare in forze gli austriaci. Fra l’altro, il Re, convinto assertore della guerra dinastica, mal sopportava le insurrezioni popolari e l’impiego isolato di forze irregolari, che, a suo parere, non agevolavano l’azione dell’esercito costituito da 90 mila uomini ben addestrati.
Il 22 marzo, data delle incertezze e degli errori fatali del comando piemontese, Radetzky si prepara per la battaglia decisiva di Novara.
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