NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 25 marzo 2014

Il Regno d'Italia da Brindisi a Salerno: 8 Settembre 1943 - 4 Giugno 1944

Salerno  diventa  “Capitale”

Con  Salerno, capitale  d’Italia, anche  il  governo  dei  “sottosegretari” fu  trasformato  in  un  nuovo  governo  di  “Ministri”, dopo  la  necessaria  revoca  sovrana  dei  ministri  del  Gabinetto  costituito  da  Badoglio  dopo  il  25  luglio, “riconoscendo  che  essi  si  trovavano  nella  impossibilità  di  esercitare  le  loro  funzioni”,  mantenendo  come  ministri  quasi  tutti  i  precedenti  sottosegretari, ma  con  l’ingresso  dell’avvocato  Falcone  Lucifero, il  futuro  Ministro  della  Real  Casa, al  Ministero  dell’Agricoltura. Veniva   ricostituito  l‘8  febbraio, l ‘ Ufficio  Stampa, diretto  da  Nino  Bolla, brillante  scrittore  e  polemista, al  quale  si  devono  nel  dopoguerra  due  importanti  libri  sui  “Colloqui  con  Vittorio  Emanuele  III“  e  “Colloqui  con  Umberto  II”, ed  il  14  marzo, giornata  importante  anche  per  un  altro  evento  sul  quale  ci  soffermeremo   successivamente, usciva  “Il  Corriere”, quotidiano  ufficioso  governativo, diretto  nominalmente  da  Ugo  Scaramella, ma  effettivamente  da  Nino  Bolla, che nel  primo  numero  pubblicava  un  articolo  di  Badoglio, che  onestamente diceva: “Ci  si  potrà  fare  critiche  di  ogni  genere  perché  solo  chi  opera  può  commettere  errori,  ma  nessuno  potrà  mettere  in  dubbio  il  nostro  immenso  lavoro  per  questa  dilaniata  Italia…”.
L'eruzione del Vesuvio del 1944
Avevamo  detto  che  le  forze  antifasciste  preparavano  a  Bari  il  loro  Congresso, per  il  28  e 29 gennaio, assise  nella  quale  prevalevano  nettamente  gli  avversari  non  solo  del  Re, ma  della  stessa  istituzione  monarchica, per  cui  il  suo  svolgimento  non  fece  che  confermare  la  posizione  di  intransigenza  dei  partiti  per  l’ immediata  abdicazione  del  Re, ed  i  discorsi  più  infiammati  furono  quelli  degli  “azionisti”  Alberto  Cianca  ed  Adolfo  Omodeo, e  del  conte  Sforza. Il  liberale  Arangio  Ruiz, fu  il  più  moderato, riuscendo  nella  sua  relazione  a  non  nominare  il  Principe  Umberto,  e  di  accennare  invece  alla   distinzione  tra  la  persona  del  Sovrano  e  la  Monarchia, ed  il  democristiano  Rodinò, fu  il  solo, con  Benedetto  Croce   a  dire : ”Ai  soldati, o  signori, a  questi  fanti  che sono  morti  nell’ adempimento  di  un  loro  dovere, vada  il  nostro  pensiero  grato  e riconoscente”. Quanto  a  Croce, il  pontefice  laico  della  libertà, che ironicamente  gli  universitari  cattolici su  di  un  loro  giornale, chiamarono  Benedetto  XVI° (sic ), tenne  pure  l’unico  discorso  degno  di  questo  nome, pur  associandosi  anche  lui  alla  richiesta  di  abdicazione  del  Re.
Sempre  a  proposito  di  congressi, pochi  giorni  prima, egualmente  a  Bari, il  5 gennaio, si  era  tenuto  il  congresso  del  Partito  Democratico  Liberale, dei  De Caro, Perrone  Capano, confluiti  successivamente  nel  P.L.I., Caramia, che  troveremo  nel  P.N.M., ed  anche  Deputato  dello  stesso, unico  partito  di  convincimenti  monarchici  ed  al  di  fuori  dell’ esarchia, ed  il  25  gennaio, a  Taranto , un  congresso  dei  Combattenti  della  Puglia  e  Campania, con  discorsi   patriottici  e  monarchici, un  intervento  di  De Caro  e  l’adesione  di  Badoglio  e  Messe  e  la  nomina  a  Commissario  dell’ Associazione  Nazionale  Combattenti, del  generale  Niccolò  Giacchi, che  aveva  passato  avventurosamente  le  linee  per  raggiungere  il  Re  ed  il  Governo.
Con  il  trasferimento  della  capitale  a  Salerno, anche  i  Reali  lasciavano  le  semplici  stanze  occupate  a  Brindisi  e  prendevano  alloggio  a  Ravello, nella  villa  di  Sangro, ed  il  Re, con  il  Principe, riprendevano  le  visite  di  ispezione  nella  zona  del  fronte, dove  erano  i  soldati  del  Corpo  Italiano  di  Liberazione, che   era  la  nuova  denominazione  delle  forze  combattenti, dopo  l’esperienza  del  Primo  Raggruppamento  Motorizzato, e che  avevano  raggiunto  la  ragguardevole  cifra  di  21.000  soldati, comandati  dal  generale  Umberto  Utili. In  questo  periodo  o  meglio  in  quello  successivo, quando  già  si  profilava  la  Luogotenenza, si  inserisce  un  aneddoto, raccontatomi  dal  Ministro  Lucifero, che  una  mattina, dovendosi  recare  a  Salerno, al  suo  ufficio , in  quanto  uffici  e  residenze  erano  sparpagliate  per  la  Campania, rimasto  in  “panne”,con  la  sua  automobile, vide  sopraggiungere  un  altro  autoveicolo, che  si  fermò  a  soccorrerlo  e  sul  quale  era  il  Re. Alle  prime  ripulse  di  Lucifero  che  non  voleva  recare  disturbo  al  Re, il  Re  quasi  lo  obbligò  a   salire   al  suo  fianco, dicendo  una  frase   molto  amara   “salga  che  lo  accompagno  io  a  Salerno, così  sarò  stato  utile  in  qualche  cosa”.
Riguardo  ai  militari, agli  stessi, nella  campagna  antimonarchica, non  erano  stati  risparmiati  dalle  sinistre, violenti  attacchi , specie  nei  confronti  dei  vertici  con  termini  ignominiosi, per  cui  corre  l’obbligo  morale  e  storico  di  ricordare, come  giustamente  rileva  Domenico  Bartoli, nel  suo  libro  “L’Italia  si  arrende”, che  dopo  l’ 8 settembre: ”…gli  alti  gradi  dell’ Esercito (generali, colonnelli, stato maggiore), subirono  gravissime  perdite , le  più  alte in  proporzione  al  numero. Otto  generali  caddero  nei  giorni  dell’ armistizio. A  loro  si può  aggiungere  il  Maresciallo  d’Italia  Cavallero. Tre  furono  trucidati  alle  Fosse  Ardeatine, …l’ ultra  decorato  generale  Simoni ,  Ferulli  ed  Artale , nonché  i  tenenti  colonnello  Montezemolo  e  Frignani. Altri  due  generali  furono  uccisi  nella  resistenza  (Perotti  e  Dodi). Altri   sei   vennero  ferocemente  soppressi  dalla  scorta  tedesca  durante  una  terribile  marcia  di  trasferimento  dai  campi  di  prigionia..”  e  ad essi vanno  aggiunti  quattro  ammiragli. Per  tutti  o  quasi, dice  sempre  Bartoli, fu  dominante  l’ impegno  del  giuramento  prestato  al  Re. “ E’  ingiusto  dire, dunque, come  spesso  si  dice, che  gli  alti  gradi  non  abbiano  subito  le  conseguenze  della  tragedia”.
Tornando  alla   retrocessione  di tutte  le  province  meridionali  al  Governo  Badoglio, questa  nuova  responsabilità, anche  se  auspicata  e  richiesta, creava  problemi  gravissimi  in  tutti  i  settori, specie  per  le  difficoltà  economiche,  alimentari  e   sanitarie, che  affliggevano  la  popolazione, insieme  con  la  distruzione  delle  case  di  abitazione, i  crolli  di  ponti, il dissesto  delle  strade  e  delle  linee ferroviarie, che  rendevano  difficili  trasporti  e  comunicazioni, la  perdita  di  valore  della  moneta, ed  infine  rivolte  contadine  e  cittadine, nelle  quali  si  distinguevano  i  comunisti, come  ad  esempio  a  Sassari, dove  tra  gli  attivisti  scesi  in  piazza, vi  era  un  giovane, Enrico  Berlinguer, arrestato  e  condannato a tre  mesi  di carcere, ed  anche  congiure  neofasciste, e  fatto  ancora  più  grave, l’ esplosione  in  Sicilia, di  tendenze  separatiste, con  la  necessaria  nomina da  parte  governativa  di un Alto  Commissario  per  la  Sicilia.
Il  successivo  mese  di  marzo  del  1944  è  talmente  ricco  di  avvenimenti  di  ogni  genere  da  meritare  una  attenzione  ed  una  descrizione  particolareggiata. La  sera  del  3  marzo  una  strana  comunicazione  di  Radio  Londra, dava  notizia  di  una  conferenza  stampa  di  Roosevelt, nella  quale  il  Presidente  degli  Stati  Uniti, parlava  di  una  parte  della  flotta  italiana  da  mettere  a disposizione  dell’ Unione  Sovietica. La  reazione  del  nostro  Governo  fu  veramente  esemplare: richiesta  immediata  di  chiarimenti  o dimissioni  del  Governo  stesso  senza  che  il  Re  ne  nominasse  un  altro. Questa  notizia  infatti  colpiva  al  cuore  la  Regia  Marina, l’ arma  che, in  occasione  dell’ armistizio  aveva  dato  la  più  alta  prova  di  fedeltà  al  giuramento,  e  che  per  prima  aveva  iniziato  la  collaborazione  con  la  flotta  inglese. Era  sconvolgente  compromettere  così  tutto  il  lavoro  ed  i  sacrifici  svolto  dalle  forze  armate  e  dal  governo  dopo  l’ armistizio! Finalmente  il  10  marzo, l’ ammiraglio  Stone , piombava  a  Salerno, mentre  era  in  corso   un  Consiglio  dei  Ministri, per  precisare  che  la  dichiarazione  di  Roosevelt  era  stata  mal  riportata e che  nessun  cambiamento  era  previsto  per  le  nostre  navi. A  questo  successo  del  Governo  Badoglio  per  la   sua  ferma  e  pronta  reazione, della  quale, una  volta  tanto, diedero  atto  anche  i  partiti  dell’esarchia, seguiva  dopo  quattro  giorni, il  14  marzo, la  comunicazione  della  Presidenza  del  Consiglio  del  ristabilimento  delle  relazioni   diplomatiche  dirette  fra  “l’Unione  delle  Repubbliche  Socialiste  Sovietiche  ed  il  Regio  Governo  Italiano. In  conformità  a  tale  decisione   sarà  proceduto  fra  i   due  Governi  senza  indugio  allo  scambio  di  Rappresentanti  muniti  dello  statuto  diplomatico  d’uso”, rappresentanti  che  per  l’ URSS  fu  Kostilev  e  per  l’Italia, l’ambasciatore  Quaroni. Si  suggellava  così  una  operazione  condotta  dal  nostro  Prunas, che  prendeva  questa  volta  di  sorpresa  gli  angloamericani  e  che  collegata  al  discorso  di  Ercole  Ercoli, alias  Palmiro  Togliatti, del  successivo  31  marzo, il  discorso  della  “svolta di  Salerno“, dimostrava  l’ intelligenza  della  grande  strategia  politica  sovietica   per  porre  piede  in  Italia, rilanciando   così  il  partito  ad  essa  legato, e  dalla  stessa finanziato,  come  un  grande  partito  “nazionale“.
Abbiamo  parlato  del  3, del  10, del  14  e  31  marzo , ma  vi  erano  altri  gravi  avvenimenti, questa  volta  non  politici,come  la  tragedia  di  un  treno  a  carbone, stracarico  di  viaggiatori, fermatosi  in  una   galleria  verso  Potenza, dove  morirono, soffocate  dal  fumo, 426  persone, ed  il   19  marzo, l’eruzione  del  Vesuvio, l’ ultima  fino  ad  oggi, durata fino  al  29, con  torrenti  di lava, emissione di  ceneri  e lapilli, giunti  fino  a   Torre del  Greco, Vietri  e  Torre  Annunziata, ed  anche  Salerno,  con  il Re  ed  il  Principe  Umberto, che  si  recarono  subito  sul  posto, nello  spirito  di  quella  tradizione  sabauda, che  aveva  visto  sempre   i  Re, accorrere  per  primi  a  portare  la  propria  solidarietà  alle  popolazioni  colpite, dovunque  fosse  avvenuta  una  sciagura. 
Nel  frattempo  anche  il  doloroso  problema  dell’ abdicazione  del  Re , stava  trovando  una  soluzione  di  compromesso  grazie  all’opera  di  Enrico  De Nicola, già   Presidente  della  Camera  dal  1921  al  1924, personalità  di  indubbia  competenza   e  capacità  giuridica  e  di  grande  prestigio, che  non  essendosi  confuso  nel  “ tolle, tolle“  degli altri  uomini  politici, Croce  compreso, nei  riguardi  del  Sovrano, poteva  avere  accesso   da  Vittorio  Emanuele, e  la  soluzione  proposta  era  quella, non  dell’ abdicazione, ma  di  un  regime  luogotenenziale, da  affidare  al  Principe  Ereditario  Umberto, con  conseguente  ritiro  a vita  privata  del  Re.
La  soluzione  della  Luogotenenza, insieme  con  il  discorso  di  Togliatti , non  più  Ercoli, poteva  così  portare  a  quell’ allargamento  del  governo  agli  esponenti  dei  partiti  del  CLN, che  sarebbe  stato  raggiunto  entro  pochi  giorni.  Ma  cosa  aveva  detto  Togliatti  il  31  marzo  e  ribadito  il  14  aprile  di  così   sconvolgente? Aveva  detto  quello  che  da  tempo  avrebbero  dovuto  dire  gli  uomini  del  CLN, in  primo  luogo  i  liberali  ed  i  democristiani, cioè  che : “ogni  questione  d’ indole  interna, anche  quella  dell’ epurazione, doveva  essere  subordinata  alla  necessità  bellica”  e che  il fine  immediato  dei  comunisti (!!), doveva  essere  la  formazione  di un  governo  di  unità  nazionale, per   incrementare  lo sforzo  bellico  dell’Italia, anche con  il  Re  e  Badoglio! Ed  il  Re, proprio  il 12  aprile, dopo  un  incontro-scontro  con  i  rappresentanti  angloamericani, aveva  comunicato  ufficialmente, con  un  messaggio  agli  italiani, trasmesso  dalla  radio, la  sua  volontà  di  ritirarsi  dalla  vita  pubblica, il giorno  in  cui  Roma, la  Capitale, sarebbe  stata  liberata. Degli  Espinosa  descrive  con  parole  commosse  l’evento, commozione  che  aveva  preso  anche  il  maresciallo  Badoglio, mentre  il  Re “… non  violava  le  norme di  quella  discreta   dignità  che   impone  il  silenzio  e  la  compostezza  ai  momenti  più  drammatici.”

Il  messaggio  così  diceva: “Il  popolo  italiano  sa  che  sono  sempre  stato  al  suo fianco  nelle  ore  gravi  e nelle  ore  liete. Sa  che  otto  mesi  or  sono  ho  posto  fine  al  regime fascista  e  ho  portato  l’ Italia, nonostante  ogni  pericolo  o rischio, a  fianco  delle  Nazioni  Unite, nella  lotta  di  liberazione  contro  il  nazismo. L‘Esercito, la  Marina  e  l’ Aviazione, rispondendo  al  mio  appello, si  battono  intrepidamente  contro  il  nemico  a fianco  delle  truppe  alleate. Il  nostro   contributo  alla  vittoria  è, e sarà, progressivamente  più  grande. Verrà  il giorno  in  cui, guarite  le  nostre  profonde  ferite, riprenderemo  il  nostro  posto , da  popolo  libero  accanto  a  nazioni  libere. Ponendo  in  atto  quanto  ho  già  comunicato  agli  alleati ed  al  mio  governo, ho  deciso  di ritirarmi  dalla  vita  pubblica  nominando  Luogotenente  Generale,  mio  figlio  Principe  di  Piemonte . Tale  nomina  diventerà  effettiva, mediante  il  passaggio  materiale  dei  poteri, lo  stesso  giorno  in  cui  le  truppe  alleate entreranno  in Roma. Questa  mia  decisione, che  ho  ferma  fiducia  faciliterà  l’ unità  nazionale, è  definitiva  ed  irrevocabile.”

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