NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 27 maggio 2013

Sforza con De Gasperi
Dio li fa e poi...

Sforza col baratto del Montenegro suscita violenti tumulti alla Camera che lo convince di incapacità.

Nemmeno la politica di Sforza non accontenta nessuno. Questa tattica di cedere sempre davanti allo straniero pur di rimanere al potere ha finito di suscitare la rivolta. Mussolini in un articolo intitolato «Miseria» dopo aver esaminata l'opera dello Sforza che dice essere stata tutto un fallimento perché basata politicamente sulla illusione che egli si fa dell'amicizia jugoslava e perché non vede che Praga e Belgrado ignorando Bulgaria, Ungheria e Romania così conclude «Abbiamo in Italia un ministro degli esteri confesso di reticenza e di menzogna. Non ha detto verbo sull'Albania, non ha nemmeno ricordato il Montenegro. Il che significa che la politica italiana ha consegnato il Montenegro alla Jugoslavia; ha quindi scritto poco wilsonianamente, una pagina di grande vergogna ». La Voce repubblicana dice che Sforza - subodorando la tempesta che si addensa contro di lui si preparerebbe il posto di ambasciatore a Parigi il che vorrebbe dire «l'Italia senza programmi, senza idee, senza volontà; egli è soltanto preoccupato di scegliersi una buona residenza». Ed aggiunge: « Lo Sforza ha mostrato ancora una volta incertezza e spirito di gretto empirismo in materia politica internazionale». L'ostilità contro il ministero Giolitti da parte dei nazionalisti e dei fascisti si sarebbe di molto attenuata se non fosse stato a causa della politica di Siorza. Nazionalisti e fascisti, attutirono l'opposizione o meglio la violenza verbale che avevano assunto durante il ministero Nitti perché la politica interna di Giolitti era meno aspra contro di loro di quella nittiana.
Giolitti ritiene che la situazione politica del paese sia mutata e pensa di indire le elezioni onde ottenere una Camera che sia veramente l'espressione della anima nazionale, anche perché con la presente compagine parlamentare non gli è possibile avere una maggioranza sicura. Bisogna ridurre la schiera socialista e la schiera popolare sempre pronte al ricatto e costituire a loro spese una più larga, più potente, più sicura ed omogenea maggioranza che permetta al Governo di vivere e lavorare con calma e fruttifera intensità. Egli non ha capito che i due tarli del ministero sono Croce e Sforza: non vuole disfarsene, anzi si protesta solidale con loro. In un commento della Voce repubblicana, sempre densa di parole grosse ed ingiuriose contro Casa Savoia, ecco uno squarcio di sincerità mal nascosta: «Se Giolitti non può governare se ne vada, ma si tenti non uno ma dieci esperimenti per vedere di creare un governo che possa crearsi una maggioranza attraverso l'accordo dei vari partiti» e poi, fallito il tentativo, «potrebbe il sovrano, servendosi delle sue prerogative intervenire o sciogliere l'assemblea. Questo è lo spirito della Costituzione vigente in Italia ed il rispetto a questo spirito fu uno dei più fini accorgimenti politici del re attuale. Ma gli amici della Monarchia oggi in Italia sono molto più imbelli di quanto il re non sia e parlano a vanvera di prerogative che non hanno mai capito».

Del resto la situazione nel paese è veramente cambiata e la Camera non rappresenta più la Nazione. Le ultime elezioni erano uscite dall'atmosfera di rancore contro la guerra, creata dai socialisti ed alimentata dal linguaggio dei repubblicani il cui odio si riversa sulla Monarchia colpevole di essersi rafforzata con la Vittoria: ed intralciano la pace pur di colpire la istituzione, la loro condotta è allo stesso livello di quella dei comunisti dei socialisti e degli anarchici e della sinistra popolare, responsabili tutti ugualmente di avere provocata la reazione fascista. E' questa reazione che rivela al Governo di Giolitti il cambiamento dello stato d'animo nazionale confermato poi dallo svolgimento stesso della campagna elettorale. I cortei elettorali fascisti sono ovunque acclamati mentre l'anno prima non potevano uscire dalle loro sedi. Alla Fiat di Torino, dove la produzione è quasi nulla a causa della tirannia delle commissioni interne e per una intollerabile indisciplina, gli operai incominciano a ribellarsi espellendo i più facinorosi. Sempre a Torino in seguito all'assassinio del mutilato Oddone i fascisti incendiano la camera del lavoro come rappresaglia. I socialisti proclamano lo sciopero generale con l’occupazione di alcune fabbriche, ma il movimento fallisce in pieno e gli operai riprendono il lavoro. Per il 1° maggio nelle città ricompare il tricolore che era stato bandito e scompaiono le bandiere rosse con falce e martello. Lo sciopero dei ferrovieri non è completo, gli operai incominciano a pensare con la propria testa. In seguito all'uccisione di un fascista sul treno di Pisa, questo viene invaso dalla popolazione e trovatovi l'on Modigliani viene bastonato e sputacchiato da quelli che furono i suoi seguaci ed elettori. In ogni città le guardie regie devono intervenire continuamente per sottrarre i deputati all'ira della folla che impedisce loro la propaganda elettorale.

Fino alle elezioni amministrative dell'anno precedente i fasci avevano ben poca importanza, ma ora vanno assumendo un aspetto di partito agguerrito che tende alla dominazione della politica italiana. «Da sei mesi e più - scrive il Corriere della Sera abbiamo in Italia un'ombra di guerra civile, con le fazioni che si scontrano armate, si tendono agguati, si odiano a morte, e a morte nel senso più tragicamente esatto della parola». L'estremismo intollerante del fascismo patriottardo. C'è il settarismo patriottico come c'è il settarismo russofilo bolscevico. Alla illusione catastrofica del marxismo si sostituirà quella della conquista del mondo. Il fascismo è una continuità storica percossa da echi romani, spiega Gioacchino Volpe sul Popolo d'Italia in un articolo tutto pervaso di idealismo e spirito storicistico crociano (1). Riviste e giornali dedicano pagine e colonne per definire il fascismo come qualcosa di mistico e di altamente ideale; lo si paragona al Partito d'Azione Nazionale del nostro Risorgimento e lo si riallaccia al romanticismo nazionale del secolo scorso. «Con le elezioni del maggio 1921 si chiude il cielo storico del Risorgimento, dai moti del ventuno alla consultazione popolare di Trento e Trieste, Zara e Fiume ».


(1) Il movimento crociano, iniziato dopo Caporetto, ebbe tutto un carattere nazionalista - reazionario ed antidemocratico, rivolto cioè a creare una éIite della classe dominante a spese e a danno della intera collettività.
La filosofia di Croce deriva dal criticismo di Kant e dal neo-idealismo di Hegel, due giganti del pensiero platoniano. Nella sua enorme produzione egli rivela una imponente cultura letteraria e filosofica, talvolta prolisso, non sempre sereno nella critica e, come vedremo, fazioso in politica. Filosofo, non ha costruito nessun sistema.

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