Don Juan Carlos Víctor Maria de Borbón y Borbón nacque in Roma – ove la famiglia reale si trovava in esilio (in una casa sul Viale dei Parioli nei pressi di Piazza Santiago del Cile) – il 5 gennaio 1938 nella clinica Anglo-Americana (via Nomentana) e fu battezzato (26 gennaio) nella Cappella Magistrale del Sovrano Militare Ordine di Malta dall’allora Segretario di Stato Vaticano, cardinale Eugenio Pacelli (1876-1958) – il futuro Pio XII, ultimo Papa di una certa tradizione cattolica italiana.
Don Juan Carlos ebbe rispettivamente quali suoi padrino e madrina, lo zio Don Alfonso di Borbone (1901-1964), fratello della madre, e l’ava paterna Vittoria Eugenia di Battenberg (1887-1969), nipote della Regina Vittoria d’Inghilterra (1819-1901), consorte del Re Alfonso XIII (1886-1941). Erano altresì presenti la regina d’Italia, Elena di Savoia (1873-1952) ed il Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, Frà Ludovico Chigi Albani della Rovere (1866-1951).
Don Juan Carlos era figlio di Don Juan di Borbone (1913-1993), Conte di Barcellona, sesto figlio del Re Alfonso XIII e della già ricordata Vittoria Eugenia di Battenberg, e di Maria de las Mercedes di Borbone delle Due Sicilie (1910-2000), figlia di Carlo, Infante di Spagna (1870-1949), e di Luisa d’Orlèans (1882-1958).
Gli inizi della vita di Juan Carlos si hanno a Roma fino a quando (1942), causa la II Guerra Mondiale, la famiglia reale si trasferisce nella villa svizzera “Les Rocailles” di Losanna sul lago Lemano.
Quindi i primi studi del futuro Re di Spagna furono al collegio “de Rolle”, e, più tardi, al “Villa San Giovanni” di Friburgo dei padri maristi, e precisamente la Congregazione Religiosa il cui nome ufficiale è “Società di Maria”, fondata a Lione nel 1822 dal venerabile Giovanni Claudio Colin (1790-1875) ed approvata dal papa Gregorio XVI [Bartolomeo Alberto Cappellari (nato nel 1765), 1831-1846].
Terminata la guerra, la famiglia reale si trasferì in Portogallo, ad Estoril, e il principe Juan Carlos proseguì i di lui studi preparatori sempre sotto la guida dei padri maristi.
Fu per il particolare interessamento del generalissimo Francisco Franco y Bahamonde (1892-1975) e quindi per non “perder ed contacto con la realidad” [“perdere il contatto con la realtà” (spagnola)], come amava ripetere il padre del futuro Re, che il principe Juan Carlos si trasferì (1948) in Spagna.
Il Principe sostenne l’esame ed entrò nell’istituto di San Isidoro per poi (1952) trasferirsi definitivamente a Madrid.
Terminati gli anni del liceo (1955), iniziò la sua formazione militare, e nelle tre armi (Esercito, Marina, Aviazione).
La prima arma fu l’esercito nella Reale Accademia Militare di Saragozza e, tra i suoi insegnanti, figura una persona che sarà legata al suo futuro di Re: si tratta di Nicolás Cotoner y Cotoner, marchese di Mondéjar e Grande di Spagna (1905-1996), il quale sarà il Capo della Casa di Sua Maestà il Re al Palazzo della Zarzuela e la nobile figura di questo uomo è stata molto importante nella vita del Principe considerando lo stesso sempre come un padre.
Dopo l’esercito (1957) Juan Carlos entrò nella Scuola Navale di Marina quale guardiamarina (era di già tenente di fanteria) e si imbarcò sul “Juan Sebastián Elcano” al fine di effettuare la pratica navale recandosi a Panama, nella Repubblica Dominicana, in Perù, in Colombia e, per finire, negli Stati Uniti, ove lo aspettava il padre per la visita ufficiale nel Nord America.
Terminata la preparazione navale, il principe Juan Carlos, con il grado di tenente di fregata, il 16 gennaio 1958 entrò nell’Accademia generale dell’Aviazione di San Javier con il grado di sottotenente dell’Aeronautica e conseguì il titolo di pilota militare.
Conclusa anche codesta formazione militare, il Principe Ereditario tornò in Saragozza per un ulteriore completamento del periodo di pratica, ed il 10 dicembre 1959 ricevette i gradi di Tenente di Fanteria, di Tenente di Fregata e di Tenente di Aviazione. Otto anni dopo (1967) conseguì il grado di Capitano, e, nel 1969, ottenne il brevetto di pilota di elicotteri.
Conclusa quindi la dura, ma necessaria formazione militare, il futuro Re iniziò (1960) gli studi universitari. Fu così che, presso l’Università di Madrid, frequentò i corsi di Storia della Spagna, di Letteratura Spagnola, introduzione alla Filosofia ed al Diritto, Economia Politica e, quindi, Diritto Sociale e Diritto Pubblico. Poscia, nel 1961, studiò anche Diritto Internazionale, Finanza Pubblica, Amministrazione dello Stato ed applicazioni scientifiche ed industriali. A coronamento di tutto ciò, e, per sua particolare dedizione ma anche attaccamento alla realtà del di lui paese, effettuò diversi viaggi di studio e nelle varie regioni spagnole.
A questo peregrinare per le varie regioni spagnole ed al contatto con la realtà, si deve aggiungere il lavoro che effettuò il Principe, dal 1963 al 1968, nelle varie branche della pubblica amministrazione: dal ministero delle opere pubbliche, a quello della giustizia, da quello dell’industria a quello della finanza pubblica. Questa sua attenta opera di studio e di lavoro non è paragonabile ad alcuno dei nostri politici italiani, i quali, il più delle volte, ascendono a cariche ministeriali estranee alla loro formazione culturale, mettendo in crisi l’intero paese. Ma questo pensiero non lo si deve per nulla paragonare ad un re, il quale, al di sopra delle parti per natura, opera solo e soltanto nell’interesse del paese e più volte Juan Carlos ce lo ha limpidamente confermato.
Quindi il Principe era pronto a succedere al “caudillo”.
Ciò avvenne il 22 luglio 1969, con il voto da parte delle Cortes - convocate in seduta plenaria e straordinaria - [491 (quattrocentonovantuno) voti a favore, 19 (diciannove) contrari e 9 (nove) astenuti], del testo della legge di successione con cui il generalissimo Franco propose il Principe quale futuro Re di Spagna.
Accettata la designazione, il 23 luglio, Juan Carlos di Borbone giurò dinanzi alle Cortes di compiere i suoi doveri costituzionali.
Nel suo nobile discorso, tra l’altro, disse: “(…) la Monarchia puo’ e deve essere uno strumentoefficace come sistema politico se si sa mantenere un giusto e reale equilibrio dei poteri e si consolida nell’autentica vita del popolo spagnolo”.
La Gazzetta Ufficiale del 24 luglio 1969 pubblicò un Decreto del Capo dello Stato che conferì al Principe, a titolo onorifico, i gradi di generale di brigata di fanteria, contrammiraglio e generale di brigata aerea.
I commenti alla designazione delle Cortes furono difformi e molto avversi al Principe: c’è chi lo chiamava “Re Franchista”; “Juanito il Breve”; chi “lavare la faccia”, cioè rendere la dittatura più presentabile; chi “il messia” perché il suo non poteva essere il regno di questa terra; oppure “re di allevamento”, “re prefabbricato”.
Invece, il re ha stupito tutti ed è riuscito a porre le basi per quello che dovrà essere la monarchia nel Terzo Millennio dell’Era Cristiana.
Il Principe sostituì, una prima volta nel 1974, Franco per una sua infermità. Eppoi lo fece una seconda volta il 30 ottobre 1975 in attesa del trapasso del Dittatore, avvenuto il 20 novembre.
Il 22 novembre 1975, il principe Juan Carlos, con nuovo giuramento dinanzi alle Cortes, divenne Re di Spagna.
Ed in quella occasione disse: “Il Regno che noi abbiamo stabilito non deve nulla al passato”.
In questo discorso il Re di Spagna espresse le idee basilari del suo regno: ristabilire la democrazia; essere il Re di tutti gli spagnoli, senza alcuna eccezione.
Questa transizione democratica iniziò con la legge della riforma della politica del 1976.
Nel maggio 1977, Don Juan di Borbone, genitore del Re di Spagna, rinunciò ai suoi diritti dinastici e glieli trasmise, così che divenne anche Capo della Real Casa di Spagna. Fu un atto molto apprezzato in quanto anche per la Corona ritornava la democrazia. Un mese dopo si celebrarono le prime elezioni libere dal 1936 ed il nuovo parlamento elaborò il testo dell’attuale Costituzione, confermata poi con referendum popolare il 6 dicembre 1978 e sanzionata con la firma del Re nella sessione solenne delle Cortes il 27 dicembre 1978.
Le elezioni del 1977 furono vinte dall’Unione Democratica di Centro di Adolfo Suárez González (1932- ), che rimase al governo fino al 1982, anno in cui le elezioni furono vinte dal Partito Socialista di Felipe González Márquez (1942- ), il quale governò fino al 1996, anno in cui ascese il Partito Popolare di José María Aznar López (1953- ), che governò fino al 2004, perdendo le elezioni dopo il vile attentato di Madrid del giorno 11 marzo 2004.
Successivamente fu Capo del Governo José Luis Rodríguez Zapatero (1960- ) del Partito Socialista, le cui scelte politiche le conosciamo e non sta a noi commentarle.
Il regno del Re Juan Carlos è caratterizzato da numerose visite ufficiali nella totalità dei paesi del mondo e nei principali organismi internazionali, tanto a carattere universale, quanto regionale. A questo proposito è bene ricordare che nel corso dell’ennesimo viaggio nella Sua terra natale, l’Italia, dal 28 settembre al 2 ottobre 1998, ha avuto l’onore di essere il primo Capo di Stato straniero a leggere un discorso al Parlamento Italiano.
Sua Maestà il Re ha dato anche impulso ad un nuovo stile nelle relazioni ispano-americane, evidenziando i segni della identità di una comunità culturale che si basa su una lingua comune con la necessità di porre in essere comuni iniziative e partecipare ad adeguate formule di cooperazione.
Il Re di Spagna ha posto sempre in evidenza la vocazione europea della Spagna insita nella sua tradizione e nella sua storia.
Per queste sue doti di grande democrazia e vocazione europeista, il Re ha ricevuto numerosi premi internazionali, tra cui il prestigioso Premio “Carlo Magno” in Acquisgrana il 20 maggio 1982.
Il Re è anche molto attento al mondo intellettuale ed alla sua capacità di innovazione e per questo detiene l’Alto Patronato delle Reali Accademie e mantiene un assiduo contatto con tutti gli ambiti culturali ed in particolare con l’Università. Egli stesso è stato insignito di una trentina di “Lauree honoris causa” in prestigiose università spagnole e straniere.
Il Re di Spagna è anche presidente onorario di diverse fondazioni e, propriamente per questo, favorisce personalmente la creazione e lo svolgimento di nuove tecnologie nel suo Paese, ed invoglia numerose iniziative nell’ambito dell’economia, dell’impresa e della ricerca: sono le avanguardie sociali e lo svolgimento della convivenza spagnola nelle sue più svariate manifestazioni.
La Costituzione stabilisce che il Re ha il comando supremo delle Forze Armate. E’ proprio per attuare l’esercizio della sua funzione che il Re, una volta all’anno, riunisce le tre armi nella “fiesta de la Pascua Militar”, presiedendo la cerimonia di consegna dei diplomi nelle Accademie e Scuole Superiori Militari, visitando numerose unità ed assistendo alle loro manovre ed esercitazioni. Anche tutto questo è proprio ed insito in un Capo di Stato, come un Re, che sente la sua nazione viva e vicina alla sua persona.
Sua Maestà il Re è anche un grande appassionato di sport, specialmente di sci e di vela. Anche in questo, Egli sostiene la pratica sportiva come scuola di formazione per la vita sociale. La costante presenza del Re e della Famiglia Reale è un grande stimolo alle squadre olimpiche spagnole.
Ciò si vide linearmente e limpidamente anche durante i Giochi Olimpici di Barcellona del 1992.
Juan Carlos di Borbone ha sposato (Atene 14 maggio 1962) Sofia di Grecia (Psychiko 2 novembre 1938- ), figlia del Re Paolo (1901-1964) e della Regina Federica di Hannover (1917-1981).
A proposito della Regina Sofia, in Spagna ci si diverte spesso a ricordare quanti sovrani vi siano tra i Suoi antenati, e precisamente: due imperatori di Germania, sette zar di Russia, otto re di Danimarca, cinque re di Svezia, un re ed una regina di Norvegia, una regina di Inghilterra e cinque re di Grecia.
Dal matrimonio di Juan Carlos e Sofia sono nati: - Infanta Doña Elena (María Isabel Dominica de los Silos de Borbón y Grecia) (Madrid 20 dicembre 1963- ), duchessa di Lugo, la quale ha sposato (Siviglia 18 marzo 1995) Don Jaime de Marichalar y Sáenz de Tejada (Pamplona 7 aprile 1963- ) e dal loro matrimonio sono nati, a sua volta, Felipe Juan Froilán (de Todos los Santos de Marichalar y Borbón) (Madrid 17 luglio 1998- ) e Victoria Federica (de Todos los Santos de Marichalar y Borbón) (Madrid 9 settembre 2000- ); - Infanta Doña Cristina (Federica Victoria Antonia de la Santísima Trinidad de Borbón y Grecia) (Madrid 13 giugno 1965- ), duchessa di Palma di Maiorca, la quale ha sposato (Barcellona 4 giugno 1997) Iñaki Urdangarín Liebaert (Zumárraga, Guipúzcoa 15 gennaio 1968- ) e dal loro matrimonio sono nati, a sua volta, Juan Valentín (de Todos los Santos Urdangarín y Borbón) (Barcellona 29 settembre 1999- ), Pablo Nicolás (de Todos los Santos Urdangarín y Borbón) (Barcellona 6 dicembre 2000- ), Miguel (de Todos los Santos Urdangarín y Borbón) (Barcellona 30 aprile 2002- ) ed Irene (de Todos los Santos Urdangarín y Borbón) (Barcellona 5 giugno 2005- ); - Felipe, Principe delle Asturie ed Erede al Trono di Spagna (Juan Pablo Alfonso y de la Santísima Trinidad de Todos los Santos de Borbón y Grecia) (Madrid 30 gennaio 1968- ), il quale ha sposato (Madrid 22 maggio 2004) Letizia Ortiz y Rocasolano (Oviedo 15 settembre 1972- ) e dal loro matrimonio sono nate, a sua volta, l’Infanta Leonor (de Borbón Ortiz) (Madrid 31 ottobre 2005- ), erede al trono, e l’Infanta Sofia (de Borbón Ortiz) (Madrid 29 aprile 2007- ).
Ed ora mi sia permessa qualche riflessione personale e concludere con qualche pensiero sul re e sulla corona in genere.
Come si diceva poc’anzi, Juan Carlos di Borbone, appena asceso al trono, iniziò un’attenta e doviziosa opera di mediazione che solo un re, per sua innata dedizione, puo’ operare nel placare gli animi e risolvere le discordie.
E’ riuscito a conquistare repubblicani convinti che Gli rinnovano in continuazione la loro fedeltà quale garante della democrazia e della libertà. Il lungo periodo di governo dei socialisti di Felipe González ne è il limpido esempio.
L’esempio della Spagna ci deve far, e non poco, riflettere; infatti constatiamo giornalmente l’attualità di questa forma di governo e non possiamo che inchinarci dinanzi ad un Re così moderno, così attuale e così volto al vero futuro dell’Europa che desideriamo e che non riusciamo a vedere unita e sovranazionale come nei gloriosi tempi cristiani di Filippo II (1556-1598) e, più tardi, del Principe Eugenio di Savoia (1663-1736).
Fu però questa visione dell’Europa che si concretizzò nel 1989 con la caduta di regimi estranei che da oltre quarant’anni imperversavano nell’europeissimo est europeo.
Ed ecco che si torna a parlare di Monarchia: di sentimenti tradizionali, di interesse per le nobili figure dei Re: Michele per la Romania, Simeone per la Bulgaria, Wladimiro per la Russia, Otto d’Absburgo per l’Ungheria. Si torna a parlare di Monarchia nei paesi che, fino al 1918, erano il cuore dell’Europa tradizionale e sopranazionale. Solo in Italia si continua ad addurre ai Savoia colpe, se di colpe di deve parlare, che furono di altri.
Perché coloro che hanno redatto la Costituzione Europea - solennemente sottoscritta a Roma il 29 ottobre 2004 - non hanno tenuto conto nel c.d. “Preambolo” di questi valori? I valori cristiani e tradizionali che hanno rappresentato, che rappresentano e che rappresenteranno il nostro Continente. Valori che poi sono gli stessi da Lepanto (dal greco “Ναύπακτος”) in poi, che fu, tra l'altro, un’idea spagnola.
Quindi i trentasei anni di regno del Re Juan Carlos I siano la “novità nella nella continuità” di una tradizione che ciascuno di noi prova e che con nessuno vuole dividere.
Scrissi, il 5 gennaio 1983, su “Il Giornale d’Italia” per il quarantacinquesimo genetliaco del Re di Spagna: “(…) ha successo per una virtù molto importante che pochi vogliono possedere: la modestia!”.
Disse il Re, a pochissime ore dal tentato golpe del 23 febbraio 1981: “(…) La Corona, simbolo della permanenza e dell’unità della Patria, non puo’ tollerare alcuna forma di azioni od atti di persone che pretendono di interrompere il processo democratico che la Costituzione votata dal popolo spagnolo determinò nel giorno del referendum”.
La figura, la personalità, il modo di regnare del Re Juan Carlos, quale modello per il Terzo Millennio dell’Era Cristiana, li continuiamo ad apprezzare, ed anche molto spesso.
Un singolare episodio è senza dubbio quello del 10 novembre 2007, nel corso di una conferenza ispano-americana di cooperazione a Santiago del Cile. Alle degenerazioni mentali ed alle offese del presidente venezuelano Hugo Chávez nei confronti di Aznar, quale predecessore di Zapatero, il Re lo ha senza mezzi termini apostrofato [“(…) Perché non taci?”], eppoi si è alzato e se ne è andato.
E l’ulteriore esempio che un Re è sempre al di sopra delle parti contro il grigiore e l’inutilità di certi personaggi anche se ai dittatori di sinistra tutto è possibile perché loro dicono di essere l’espressione del popolo.
Ma questo è, senza dubbio, anche un doveroso omaggio alla memoria delle nostre Tradizioni, che ci ha dato illuminati esempi di vita, di civiltà, di libertà, di prosperità, una Patria unita, un’Europa libera, e che propriamente e sicuramente le monarchie l’hanno rappresentata, la rappresentano e la rappresenteranno.
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