Palermo, 18 settembre 2011. Si
tratta della insurrezione di Palermo detta del “Sette e mezzo” (perché durata
sette giorni e mezzo) dal 16 al 22 settembre 1866 contro la monarchia Sabauda
per la tentata restaurazione della monarchia Borbonica.
In questi giorno ricorre il 145°
anniversario della “Rivoluzione del sette e mezzo” in cui rimasero uccisi 42
Carabinieri. Dal 16 al 22 settembre 1866, a Palermo e in Provincia, vi fu una
sollevazione popolare che passò alla storia per la sua durata di sette giorni e
mezzo.
Fu una violenta dimostrazione e
battaglia antisabauda, avvenuta al termine della Terza guerra d’Indipendenza,
organizzata da partigiani borbonici, garibaldini delusi, réduci dell’esercito meridionale.
Tra le cause vi fu la crescente
miseria della popolazione, la vessazione dei funzionari statali sabaudi, che
consideravano quasi barbari i siciliani e vessatorie tasse introdotte.
Quasi 4.000 rivoltosi assalirono
Prefettura, Caserma e altri palazzi pubblici.
La città restò in mano agli
insorti e la rivolta si estese nei giorni seguenti anche nei paesi limitrofi,
come Monreale e Misilmeri: fu stimato che in totale i rivoluzionari armati
fossero circa 35.000 in provincia di Palermo. Dovettero intervenire le forze
armate mentre le navi della Marina Militare bombardarono la città:
intervenirono oltre 40.000 militari. Alla fine furono oltre 200 le perdite da
parte dello Stato, tra cui 42 Carabinieri, mentre non si conosce il numerodei
civili uccisi o giustiziati.
Nel 1866 il Corpo dei Carabinieri
nell’Isola era costituito in unica Legione, con competenza territoriale che si
estendeva per tutta la Sicilia – comandata dal Colonnello dei Carabinieri Reali
Edoardo Sannazzaro di Giarolle – ed era suddivisa nelle Divisioni di Palermo, Caltanissetta
e Messina.
La Divisione di Palermo aveva in
organico 793 uomini ripartiti nelle compagnie di “Palermo-Interna”,
“Palermo-Esterna”, Trapani e in 87 Stazioni.
Nei primi mesi del 1866, la
sconfitta di Custoza e il disastro di Lissa avevano scosso l’opinione pubblica
e in Sicilia si aggiungeva un certo sentimento di delusione verso il Governo di
Torino.
Di tale malcontento ne
approfittarono alcuni sobillatori e gruppi di malavitosi che si fecero
promotori dei moti popolari di Palermo, con la speranza che l’insurrezione si
sarebbe estesa nelle altre province siciliane.
Nella notte del 15 settembre 1866
i rivoltosi iniziarono ad affluire a Palermo con l’intenzione di impossessarsi
della città e travolgere le poche truppe di Presidio e di annientare i
Carabinieri che, come
sempre, si distinsero per
coraggio e zelo.
Il “Giornale di Sicilia” del 24
settembre 1866 scriveva: “A Misilmeri si commisero atrocità senza esempio e
senza riscontro negli annali della più efferata barbaria”.
Il 20 settembre, diffusasi la
notizia della rivolta a Palermo, i contadini di Misilmeri, guidati dai banditi
Domenico Giordano e Giovanbattista Plescia insorsero, assaltando la Caserma dei
Carabinieri i quali si rifiutarono di trattare con i ribelli, allora iniziò un
combattimento che durò 24 ore . I carabinieri, bloccati da tutte le parte ed
avendo consumato le munizioni, issarono – in segno di resa – una bandiera
bianca.
[...]
http://www.mnews.it/2011/09/18/palermo-16-22-settembre-1866-i-carabinieri-durante-la-rivoluzione-del-sette-e-mezzo/
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