NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 25 dicembre 2021

Il santo Natale del Re Umberto II dall'esilio in Portogallo

 di Emilio del Bel Belluz


Il giorno di Natale è sempre stato per me il più bello di tutto l’anno, perché è portatore di pace, amore e serenità, valori che vengono trasmessi dalla Sacra Famiglia.

Quando ho ultimato il presepe, con molta cura metto una piccola pietra nella capanna, vicino a Gesù Bambino, che apparteneva a Villa Italia, dove visse l’ultimo Re Umberto II.

Quando compio questo gesto, desidero avere vicino i miei nipoti, in particolare quello che porta il nome del sovrano e racconto loro quanta tristezza aveva provato Umberto II nei suoi trentasette anni d’esilio e di come il Re era solito andare alla messa di mezzanotte nella piccola chiesa di Cascais che distava non molta strada dalla sua abitazione. 

Questo percorso la faceva a piedi, perché gli era gradevole il silenzio che regnava attorno.” Una breve strada in salita, uno spiazzo, e chiese più semplici di questa, bianca di calcina, che mi si presenta allo sguardo è difficile trovare. Una facciata nuda, tre finestrine, due campanili che non superano la croce posta sul sommo del tetto. Una povera chiesa di pescatori, tra gridi di gabbiani e leggeri voli di spume “. 

Una volta entrato in chiesa con il messale che gli aveva donato la mamma Regina Elena, si metteva al solito posto sulla destra, vicino ad una statua della Madonna a cui era molto devoto.

Seguiva la liturgia dal messale, e s’accostava alla comunione come fanno quelli che amano il Buon Dio. Alla sua uscita si intratteneva con i poveri che lo aspettavano per chiedergli l’elemosina.

Il Re d’Italia, dal cuore buono, offriva a tutti dei soldi, e questa gente gli voleva bene, e sapeva di contare su una persona grande. Si parlava della sua bontà anche nei paesi vicini e sempre più poveri affluivano fuori dalla chiesetta, attendendo l’obolo.

Quando era il giorno di Natale il Re era ancora più generoso. La gente del piccolo villaggio di pescatori condivideva il suo dolore per la lontananza dalla sua patria, un’ingiustizia che doveva portare come una croce. Il Re, poi, si avviava a casa di alcuni di loro con i quali sorseggiava un bicchierino di porto.

Il sovrano era un grande uomo che aveva imparato dalla mamma Elena l’amore per la povera gente, per i disperati e gli ultimi.  Nel giorno di Natale avrebbe voluto poter stare con i suoi pescatori, mangiare a tavola con loro, sentire i canti di Natale, vedere i bambini che davanti al presepe osservavano le statuine e mettevano vicino a Giuseppe e Maria, il Piccolo che era nato. La vita lontana dal suo Paese lo aveva privato dei suoi affetti più cari, e spesso la sua anima si riempiva di tristezza, e nonostante gli sforzi per celarla, traspariva ugualmente dal suo volto.

Ogni anno davanti al mio presepe penso a quel Re che riposa ancora lontano dalla sua terra, e che attende d’essere sepolto al Pantheon dove ci sono gli altri Re d’Italia. Davanti al presepe, lo scorso anno, raccontai a mio nipote Umberto che in quella chiesetta di Cascais, ho fatto giungere una statua della Madonna in ricordo del Sovrano.

Il Ministro Falcone Lucifero in un’intervista disse che il Re, alla sera, in solitudine osservava il mare, e le navi le cui luci giungevano da lontano. Un poeta scrisse: “Osservate più spesso le stelle. Quando avrete un peso nell’animo, guardate le stelle o l’azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, quando qualcosa non vi riuscirà, quando la tempesta si scatenerà nel vostro animo, uscite all’aria aperta, e intrattenetevi da soli col cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete”.

Anche adesso nel mio presepe il Re è presente.

1 commento:

  1. Il più grande degli italiani, il più nobile dei nobili, il più degno figlio d'Italia. Ebbene questo Uomo, questo Santo,questo Eroe ha dovuto subire la più dura delle condanne, la condanna più dura dell'ergastolo: l'esilio!Punito da un manipolo di irresponsabili, di avidi del potere per non aver commesso nullo, per aver servito sino all'ultimo giorno la Sua Patria. Bisogna che ci chiediamo in quale codice è riportata questa punizione. Perché non è stata chiesta la eliminazione di questo orrido provvedimento e non è stato consentito il Suo rientro in Patria. Dei barbari non ne hanno consentito il Suo rientro in Patria quando aveva chiesto di vedere la Sua Patria per l'ultima volta, prima di morire. Non ci sono parole!!! Gli Unni, i Visigoti, e altre orde barbariche avrebbero agito in maniera più umana.I Pontefici che ogni domenica, dal loro studio, invitano ad amare il prossimo che chiedono pietà per tanti eppure in tanti e tanti anni nessuno di loro ha espresso una parola di solidarietà per un Re punito ingiustamente, nessuno ha fiutato quando è stato negato a un morente di vedere la sua Patria.Agli autori di orrendi delitti viene consentito di abbracciare i suoi cari morenti. Nessuno ha fiutato, ipocritamente, eppure si trattava del più grande figlio d'Italia!!!!!!!

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