E’ difficile
racchiudere in breve
spazio vicende di
due secoli, iniziate il
13 luglio 1814, quando
Vittorio Emanuele I, Re
di Sardegna, tornato a
Torino, Capitale del Regno, dopo
il decennale trasferimento
a Cagliari, perché il
Piemonte, occupato dai francesi, era stato
addirittura annesso all’ Impero
Napoleonico, istituisse con Regie
Patenti in tale
data, un nuovo Corpo
Militare, avente nome “Corpo
dei Carabinieri Reali“, e per scopo
“….la conservazione della
pubblica e privata
sicurezza…e protezione e
difesa dei buoni
e fedeli Sudditi
nostri….”.
E
nel Regno di
Sardegna quindi nacquero
e si svilupparono
i Carabinieri, dai primi
803 componenti il
Corpo agli oltre 112.000 odierni, consolidando le
loro strutture per
adempiere alle loro
funzioni nel Regno
d’ Italia, nel 1861 ed
infine, nel 1946, nella repubblica, sempre con
lealtà e fedeltà, avendo come
fine il rispetto
e la difesa
delle Istituzioni Statali
dell’ Italia Unita, e bene
hanno fatto le
Poste italiane, a ricordarne
l’anniversario con l’ emissioni
di quattro francobolli, uniti in
un elegante foglietto, riproducente un’ opera
pittorica di Giovanni Brunori , realizzata nel
1872 , dal titolo
“Carabinieri a cavallo”.
Anche i temi scelti per i francobolli sono particolarmente significativi, rappresentando il primo la statua bronzea di un Carabiniere, opera dello scultore Edoardo Rubino, iniziativa che ebbe il patrocinio della Regina Margherita, e fu inaugurata a Torino, il 22 ottobre 1933, alla presenza del Re Vittorio Emanuele III. Il secondo francobollo riproduce la facciata di un palazzo del settecento piemontese, opera del Vittone, caserma successivamente intitolata al Capitano dei Carabinieri Chiaffredo Bergia, mancato a 52 anni nel 1892, che da semplice carabiniere, arrivò al grado di capitano per le sue azioni contro i briganti negli anni 1862 e seguenti, per le quali ebbe una Medaglia d’ Oro e numerose altre decorazioni e promozioni tanto da essere il militare più decorato al valore. Vi è nel terzo il “Logo del bicentenario” e nel quarto francobollo, l’ immagine realistica e fascinosa di “Carabinieri nella tormenta”, gruppo bronzeo dello scultore Antonio Berti, realizzato nel 1973.
Però non
possiamo, anzi dobbiamo ricordare qualche data
e qualche episodio
di questa lunga
e gloriosa storia, ricca di
eroismi e di
caduti nell’adempimento del
loro dovere, cominciando dalla
prima Medaglia d‘Oro
al Valor Militare, decorazione istituita
dal Re Carlo
Alberto, con Regio Viglietto
del 26 marzo
1833, concessa alla memoria
del carabiniere reale
Giovan Battista Scapaccino, che rientrando
a cavallo alla
sua caserma di
Les Echelles, in Savoia, la
sera del 3
febbraio 1834 , che era
stata occupata da
una banda di
fuoriusciti rivoltosi,
impostogli di gridare
“Viva la repubblica”, gridò alto
e forte “Viva
il Re”, e fu
così freddato da
numerose fucilate, per poi
ricordare la giornata
del 30 aprile
1848, durante la prima
guerra d’ Indipendenza ,
quando a
Pastrengo, tre squadroni a
cavallo di Carabinieri, a conferma
che gli stessi
non erano solo
una forza territoriale, ma un
vero corpo combattente, poi divenuto
nel 1861 “Arma”, visto in pericolo
il Re Carlo
Alberto, che era, come sempre, in prima linea
contro gli austriaci, a
rischio di essere
ucciso o preso
prigioniero, effettuarono, comandati
dal maggiore Negri
di Sanfront, una travolgente
ed audace carica, ancora oggi
rievocata, che salvò il Re e
contribuì alla vittoria
delle truppe piemontesi.
E
poi ancora la
loro azione nelle
tristi vicende del
brigantaggio meridionale ed in
altre regioni nei
primi anni del
Regno, nelle sciagure naturali
ed epidemie, così che
loro fama travalicava
le Alpi e
molti altri stati
prendevano esempio dai
nostri carabinieri o
come quando gli
stessi furono chiamati
a Creta nel
1900, per mantenere l’ordine
ed istruire gli
elementi locali, e così
pure furono presenti
ed operativi ovunque
sventolasse il nostro
Tricolore, dall’ Africa alla Cina .
Vennero poi, dopo
il primo centenario
del 1914, per il quale
un ufficiale, il capitano
Cenisio Fusi, creò il
motto “nei secoli
fedele” , la prima e
la seconda guerra
mondiale e dal
Podgora, il 18 e 19
luglio 1915, episodio che
farà guadagnare alla
bandiera dell’ arma, la Medaglia
d’ Oro al Valor
Militare, a Culquaber, in Etiopia
nel novembre 1941,
i Carabinieri si
distinsero per valore, fino
all’estremo sacrificio, e nel
periodo successivo all’8
settembre 1943 abbiamo
l’atto eroico di
Salvo D’ Acquisto e
la tragica fine del colonnello
Frignani e del
capitano Aversa, trucidati alle
Fosse Ardeatine.
Il dopoguerra, dopo iniziali
operazioni contro il
banditismo in Sardegna
ed in Sicilia, vide ed
ancora oggi vede
i Carabinieri impegnati
contro nuove forme
feroci di terrorismo
nazionale ed internazionale, con una
lunga scia di
sangue, dal capitano Francesco
Gentile, dilaniato da una
mina in Alto
Adige, ai generali Enrico
Galvaligi e Carlo
Alberto Dalla Chiesa , al
tenente, oggi generale Umberto
Rocca, ferito gravemente, ma sopravvissuto
all’attacco di Renato Curcio
e di Mara
Cagol, per ricordare infine
i Carabinieri straziati
dalle esplosioni a
Nassirya, dove si trovavano
in missione di
pace.
“Fedeltà alle
Istituzioni”, quindi allo
Stato ed ai
suoi legittimi rappresentanti, per cui
la Marcia d’ Ordinanza
dei Carabinieri , risalente
al 1929, opera del
maestro Luigi Cirenei, si
chiama “La Fedelissima“ e nella
lunga storia non
vi furono ribellioni, rifiuti, pronunciamenti,
ma l’adempimento di
doveri, in qualche caso
anche amari, come fu
per gli arresti
di Garibaldi, dopo le
sue improvvisate e
sfortunate azioni del
1862 e 1867
per liberare Roma, contro
la volontà e
le ragionate decisioni
del Governo del
Re, ed il 25
luglio del 1943
per il cosiddetto
arresto di Mussolini, non più
capo del Governo.
Di tutto
questo è testimonianza l’impressionante “medagliere” dell’ Arma, oggi quarta Arma
delle nostre Forze
Armate, con un Ordine
Militare di Savoia
e quattro Ordini
Militari d’ Italia e
34 medaglie d’ oro, da quelle al
Valor militare , a quelle
per i terremoti, al merito
della Sanità, ed al
Valor Civile, alle quali
decorazioni si uniscono
quelle personali che
per limitarci alle
Medaglie d’oro raggiungono
il numero di
trecentotrentatre, di cui 121
al Valor Militare, 141 al
Valor Civile, 59 al
Merito Civile, e le
altre con diverse
ulteriori motivazioni.
Domenico Giglio
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