"Il Quarto Reich"
di Vittorio Feltri e Gennaro Sangiuliano
Mondadori
Attilio Gambino
Venerdì, 18 settembre 2014
Nell’ultimo decennio, alla Germania riunificata è riuscito quello che non le è stato possibile attraverso le due sanguinose e tragiche guerre mondiali che hanno scandito il Novecento. La conquista di un’incontrastata egemonia continentale, una sorta di dominio sull’Europa che può essere sintetizzato nella formula «Quarto Reich». Berlino, negli anni che corrispondono con la stagione dell’euro, è riuscita con le armi dell’economia laddove prima avevano fallito le armate del Kaiser poi quelle famigerate di Hitler.
La storia del ruolo svolto in questo inizio secolo dalla Germania in Europa, e in particolare nell’Unione europea, è ancora tutta da raccontare, soprattutto in relazione alle vicende politiche dell’Italia, il paese che per decenni è stato suo partner amichevole ma anche temibile concorrente economico sui mercati mondiali.
Di questa vicenda e delle sue molteplici implicazioni, Vittorio Feltri e Gennaro Sangiulianoraccontano dettagli, personaggi, retroscena segreti, di fronte ai quali parlare di «Quarto Reich», non è più una banalizzazione giornalistica ma la sintesi estrema, e forse inquietante, di un contesto politico ed economico determinatosi nell’area euro. In un decennio, infatti, grazie alla moneta unica e alla gabbia istituzionale dell’Unione, la Germania è riuscita a costruire sul Vecchio Continente una condizione di predominio economico e di egemonia politica.
L’impossibilità di dissentire sulle leggi del rigore dettate dagli euroburocrati e ispirate da Berlino ha privato gli altri paesi membri di ogni reale sovranità economica e ha concentrato tutto il potere decisionale nelle mani delle élite e delle strutture comunitarie. Ma se per i cittadini tedeschi l’«era del Quarto Reich» significa benessere, lavoro e crescita, per le altre nazioni, soprattutto del Sud Europa, vuol dire povertà, disoccupazione e recessione. Come sperimentano ogni giorno sulla loro carne viva milioni di europei, stretti nella morsa di una crisi economica decisamente più grave e prolungata di quella del 1929. È un dato oggettivo, infatti, che le economie di Italia, Spagna, Grecia e di altri paesi abbiano segnato uno spaventoso arretramento, con perdita del Pil, aumento della disoccupazione, calo dei consumi, recessione e addirittura deflazione.
«Più volte i fautori dell’Unione europea», scrivono Feltri e Sangiuliano, «hanno sostenuto che il processo di integrazione aveva garantito la soluzione definitiva della “questione tedesca”. Questa è stata la tesi degli euro-entusiasti, che in Italia sono stati a lungo una schiacciante maggioranza politica e, soprattutto, culturale. La grande crisi economica di questi anni, decisamente più grave e prolungata di quella del ’29, ha riproposto, invece, sul tavolo della storia la pericolosità tedesca, che non significa certo la minaccia di una nuova guerra europea ma certamente una ritrovata aspirazione egemonica della Germania».
Nel costruire la loro tesi, Feltri e Sangiuliano non si limitano a una dotta disquisizione sui macrosistemi ma dimostrano una trama, fatta di lettere riservate a capi di governo, telefonate segrete alle più alte cariche di Stati sovrani, pressioni esercitate in mille modi da poteri forti che si muovono al di fuori e al di sopra delle elementari regole democratiche. Per capire il Quarto Reich non si può prescindere dal suo cancelliere, Angela Merkel, figura molto meno piana di quello che si può credere e la cui biografia rivela fatti sorprendenti, alcuni ancora oscuri, a cominciare dal vero nome Angela Dorothea Kasner. Feltri e Sangiuliano ne scandagliano la vita: il misterioso trasferimento del padre, ex iscritto al partito nazista, da Amburgo all’Est sovietico, la militanza giovanile nelle organizzazioni dell’Est comunista, il tradimento di Helmut Khol, il matrimonio breve con il “signor Merkel” di cui ha mantenuto il cognome.
La “ragazza venuta dall’Est”, come è stata definita spesso la signora Merkel, ha una vera biografia degna di una spy story. Se non ci sarà un radicale riequilibrio dei rapporti di forza all’interno dell’Unione europea e non si riconoscerà pari dignità alle diverse esigenze degli Stati che ne fanno parte, cioè se all’«Europa germanica» non subentrerà una «Germania europea» (Thomas Mann), la cancelliera Angela Merkel, donna di ferro della politica globale, passerà alla storia per aver realizzato quel sogno egemonico sempre coltivato dal popolo tedesco, che nel secolo scorso si è infranto solo contro l’implacabile verdetto di due tragiche guerre mondiali.
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