NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

venerdì 1 febbraio 2013

Ancora dubbi sul referendum...


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Era il 2 giugno 1946 quando in Italia si voto' il referendum per stabilire la forma istituzionale dello Stato, cioè tra Repubblica e Monarchia dopo il termine della seconda guerra mondiale. Si voto' a suffragio universale e per in Italia, votarono anche le donne. Non furono ammessi al voto i cittadini della Venezia Giulia, della Dalmazia, dell’Alto Adige e della Libia (allora ancora italiana). Si disse che questi italiani avrebbero votato in seguito , ma non se ne fece più niente.
Grande campagna elettorale per una votazione storica che avrebbe cambiato per sempre la vita politica italiana. In tutto il paese vi furono comizi e manifestazioni



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Sono state proposte diverse interpretazioni sociologiche e statistiche del voto che avrebbero intravisto influenze della condizione economica del momento, dell'ingresso dell'elettorato femminile, o da molti altri fattori. Una tesi sostenuta da alcuni è che la causa delle preferenze fra monarchia e repubblica fosse da ricercarsi in una differenziazione sociale: i ceti più istruiti sarebbero stati repubblicani mentre quelli dove l'analfabetismo era maggiore avrebbero avuto una preferenza per il campo monarchico. Questa tesi, che cercava di far leva sulla contrapposizione fra città-proletariato industriale (di norma dotato comunque di una istruzione maggiore) e campagna-proletariato contadino, non trova ormai sostenitori.
Alcuni analisti, del campo repubblicano e di quello monarchico, affermarono anche che la repubblica avrebbe potuto ricevere un minimo vantaggio dal voto femminile, fortemente voluto dalla sinistra, perché nelle aspettative di quella parte le donne sarebbero state più sensibili all'equazione, enfatizzata in propaganda, «monarchia=guerra, repubblica=pace.
Alla fine dai dati del voto l'Italia risultò divisa in un sud monarchico e un nord repubblicano. Le cause di questa netta dicotomia possono essere ricercate nella differente storia delle due parti dell'Italia dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Per le regioni del sud la guerra finì appunto nel 1943 con l'occupazione alleata e la progressiva ripresa del cosiddetto Regno del Sud, che, grazie agli aiuti stranieri e all'allontanamento del fronte, aveva riguadagnato una certa tranquillità e un certo benessere.
Per contro, il nord dovette vivere quasi due anni di occupazione tedesca e di lotta partigiana (contro appunto i tedeschi e i fascisti della RSI) e fu l'insanguinato teatro della guerra civile (che ebbe echi protrattisi anche molto dopo la cessazione formale delle ostilità). Le forze più impegnate nella guerra partigiana facevano capo a partiti apertamente repubblicani (partito comunista, partito socialista, movimento di Giustizia e Libertà).


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