di Aldo Cazzullo
Incredibile
che siano gli intellettuali ed i politici della maggioranza a ripetere le tesi
gramsciane sul Risorgimento privo di sostegno popolare.
Un
idea discutibile, se non falsa, che contraddice lo spirito e la realtà del 1848.
Ci
dev'essere davvero qualcosa di masochista in questa destra ampiamente
maggioritaria nel Paese che però non sa vincere, non conosce moderazione, sente
gli istinti profondi della società ma non la storia patria, i suoi valori, le
sue figure. Che l'attacco al risorgimento - capolavoro della Destra storica -
arrivi da destra è davvero una bizzarria della storia; sino alla scena da
teatro dell'assurdo dei primo ministro che - alla vigilia del l50° anniversario
dell'unificazione - si presenta a un raduno di giovani nazionalisti sventolando
un libello papalino e antiunitario.
Nessuno
si illude che una parentela unisca i politici di oggi a un Cavour o a un
D'Azeglio. Così come è normale che la Lega, fondata in nome della secessione,
esecri l'unità. Ma è incredibile che siano ora gli intellettuali e i politici
della maggioranza a ripetere le antiche tesi gramsciane sul Risorgimento privo
di sostegno popolare. Un'idea discutibile, se non falsa, che contraddice lo
spirito e la realtà del 1848: i palermitani che per primi insorgono e
ottengono la Costituzione; i torinesi che oggi sera sfilano sotto la reggia
invocando la guerra all'Austria; i milanesi che cacciano Radetzky; i bresciani
che lottano per dieci giorni contro il più potente esercito d'Europa; tutte le
città venete insorte (eccetto Verona, caserma delle giubbe bianche, che nel
1866 al momento di ritirarsi spareranno sulla folla in festa); l'eroica
resistenza dei veneziani; i volontari accorsi da Roma e da Napoli, gli studenti
toscani disfatti a Curtatone e Montanara; le violenze della soldataglia
austriaca sui ferraresi e quelle dei mercenari papalini a Perugia... Poi,
certo, come sempre nella storia esiste la zona grigia, vasta e numericamente
maggioritaria, di chi esita, di chi tira a campare, di chi non ha l'età, di chi
corre in soccorso del vincitore. Però non mai è la zona grigia a decidere il
corso delle cose.
L'unificazione
sarà celebrata, ma il Risorgimento è fuori moda. Non ispira film, romanzi,
fiction. È studiato poco e di mala lena. Peccato, perché è storia affascinante,
di eroismi e di intrighi, di personaggi nobili e rocamboleschi. A cominciare da
un re mai preso troppo sul serio. Vittorio Emanuele II, di cui però non è
inutile rileggere alcune pagine, per ricordarsi come si esprime un uomo di Stato.
Ad esempio la lettera a Costantino Nigra, alla vigilia della seconda guerra
d'indipendenza: "Io parto domattina per la campagna con l'esercito. Ecco
il mio testamento: se sarò ucciso voi l'aprirete e avrete cura che tutto ciò
che vi si trova sia eseguito. Io procurerò di sbarrare la via di Torino; se non
ci riesco e se il nemico avanza, ponete al sicuro La mia famiglia e ascoltate
bene questo: vi sono al Museo delle Armi quattro bandiere austriache, Prese
dalle nostre truppe nella campagna del 1848 e là deposte da mio padre. Questi
sono i trofei del la sua gloria. Abbandonate tutto, al bisogno, valori, gioie,
archivi, collezioni, tutto ciò che contiene questo palazzo, ma mettete in salvo
quelle bandiere. Che io le ritrovi intatte e salve come i miei figli. Ecco
tutto quello che vi chiedo: il resto non conta".
http://blog.aldocazullo.it
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