di Emilio del Bel Belluz
Il 28 novembre 1952, moriva in terra di
Francia, a Montpellier, la Regina Elena, moglie dell’amato Re Vittorio Emanuele
III. La notizia della sua morte raggiunse subito l’Italia, e fu come se il
Paese si oscurasse. Per gli italiani la Regina era stata sempre come una Mamma,
una donna che aveva nel cuore la sua famiglia, ma anche milioni di italiani che
non aveva mai dimenticato. Anche dal suo esilio il suo cuore palpitava per
l’Italia. Da donna di carità si è sempre prodigata fino al’ultimo per il bene dei
poveri.
Il suo percorso umano era iniziato nel lontano
Montenegro, figlia del Re Nicola. Aveva lasciato il suo Paese per sposare il
futuro Re d’Italia. La sua morte fu sentita anche molto in Francia, dove aveva
vissuto gli ultimi anni, il periodo difficile della malattia. Anche in quel
caso aveva affrontato con coraggio la prova che Dio Le aveva dato. Non si era
piegata al male. Aveva tanto amato e frequentato un orfanatrofio di
Montpellier. Vi andava spesso, portando dei doni, e ogni bene alle persone
sfortunate che non avevano più i genitori. Questi bambini la chiamavano Mamma.
Da molti anni si parla di Lei, La si ricorda
nei giornali, e se ne ricavano tante testimonianze, che la dipingono come è
sempre stata: una Madre. Una madre che preferiva spendere il suo denaro nelle
opere di beneficenza, anziché nelle feste mondane. Una volta venni a sapere
che, dopo la sua morte, sulla sua tomba a portare un fiore e una preghiera,
vennero delle suore dall’Italia. La Regina meritava largamente questo amore, e
queste attenzioni. Da alcuni anni riposa in Italia, assieme al suo amato Re Vittorio
Emanuele III. Il suo caro figlio, Re Umberto II, avrebbe voluto che i suoi
genitori riposassero al Pantheon. Questo non è ancora accaduto, ma speriamo che
il Re d’Italia e la consorte possano venire traslati al Pantheon, come da molti
è auspicato.
In questo modo si capirebbe che finalmente si è
fatta pace con la storia. Da anni si sta attendendo che il Papa La elevi agli
onori degli altari, nessuno come Lei lo meriterebbe. Sarebbe per il mondo
cattolico una figura esemplare, il cui operato nelle opere solidali non verrà
mai dimenticato.
Nessun commento:
Posta un commento