NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 30 ottobre 2023

Saggi storici sulla Tradizione Monarchica


 di Ernesto Frattini

Il problema monarchico in Italia è stato impostato su un duplice binario e tale impostazione, buona o cattiva che sia, per forza di cose o volontà di uomini, sembra destinata a durare a lungo. Esistono cioè due tipi di monarchici: quelli che pur restando istituzionalmente tali, militano in partiti agnostici e coloro che pongono la restaurazione alla base del proprio programma di partito aderendo conseguentemente ai movimenti dichiaratamente monarchici e lasciando in secondo piano le particolari preferenze sugli altri problemi politici, il che naturalmente significa che nell'interno dei partiti monarchici convivono persone di differenti opinioni economiche, morali e sociali.

Questo stato di fatto rende estremamente ardua una classificazione del pensiero monarchico contemporaneo fra le altre dottrine politiche, anche perché la Monarchia come istituto ha assunto varie forme e vario contenuto secondo le circostanze di tempo e di luogo e rappresenta quindi un fenomeno proteiforme e ribelle agli schemi prefabbricati.

Non è di oggi il tentativo di dare alle dottrine politiche una loro classificazione, giacché è questa un'esigenza che quasi spontaneamente nasce e si afferma nell'animo di chi desideri ricercare le premesse ideologiche e gli antecedenti storici del proprio ideale politico e non si può negare che questi tentativi abbiano se non altro recato un contributo alla chiarezza delle concezioni, provocando indagini approfondite e utili raffronti, anche se taluno ha osservato che voler costringere in schemi il mondo delle idee, versando il loro contenuto fluido in stampi, può talvolta provocare una fossilizzazione delle idee stesse private della loro freschezza e immediatezza, e dare all'osservatore una loro immagine incompleta o deformata.

 

Tuttavia oggi la dialettica politica si svolge attraverso delle clas­sificazioni precise e le dottrine politiche tentano non solo di inqua­drarsi, magari nella topografia parlamentare, ma di ricercare e di illu­strare i propri o veri presunti precedenti, consacrati nelle opere degli autori e nell'esperienza storica, per trarre da queste premesse dedu­zioni anche arbitrarie, da usare a scopo di propaganda e di proseli­tismo, senza parlare poi di una odierna degenerazione di questo costume che è rappresentata dall'abitudine, tutt'altro che infrequente di rivestire di un manto ideologico esigenze spicciole e atteggiamenti contingenti che non trovano altra giustificazione che interessi pri­vati o necessità di natura elettoralistica e propagandistica.

È dunque necessario, sia pure con determinate cautele, che al­meno la sostanza politica del problema monarchico possa classifi­carsi, come è opportuno che esista un quadro rapido, ma per quanto possibile completo, del significato che l'istituto monarchico ha avuto nella storia del nostro paese.

Da qui, l'idea di questo libro che a prima vista potrà forse sem­brare frammentario, ma che risponde ad una idea unica: dimostrare innanzi tutto lasciando parlare solo la nuda cronaca storica, come tutta la tradizione italiana sia monarchica; dare poi una visione panoramica dell'istituto monarchico nelle varie fasi del suo sviluppo nella storia umana.

La prima dimostrazione avrebbe potuto portare ad un lavoro di critica storica, praticamente ad un'altra delle già innumerevoli storie d'Italia esistenti; abbiamo preferito restare nella cronaca che se manca certo della completezza della storiografia propriamente detta, ha il vantaggio di far udire meglio, giacché la voce dell'autore tace, la voce dei fatti, esposti più che nella loro completezza, nella loro tipica essenzialità.

Quanto alla seconda parte, dedicata alle varie forme monar­chiche, essa non è che un tentativo di mostrare la necessità della Monarchia come istituto regolatore e coordinatore delle comunità umane, che cc5me ogni società si formano secondo il principio ordi­natore intrinseco che è il bene comune. I fatti dimostrano la pratica impotenza della società politica a progredire con perfetta coerenza giuridica senza un potere di supremazia esterno ed ancora oggi il rapporto di libertà fra le maggioranze e le minoranze abbisogna di una garanzia derivante da un potere superiore ed esterno; potere pubblico poiché ha per oggetto tutta la società, potere indipendente in quanto non soggiace ad alcuna altra autorità.

Non è quindi questo un lavoro politico nel senso che comunemente suole oggi darsi a questo termine, giacché non vuole certo tracciare o propugnare programmi di carattere contingente e neppure un ma­nuale che allinei semplicemente la dottrina monarchica ai program­mi di partito, giacché il principio monarchico è su un piano superiore ed ha una portata troppo vasta per soffrire inquadramenti occasionali.

Lo scopo è quello di mostrare come non esiste certo uno iato fra Monarchia e Italia, giacché asserire questo, significherebbe rinne­gare secoli di storia, e di dimostrare parimenti l'attualità di un Istituto che per millenni ha regolato la vita e l'attività dei popoli di tutto il mondo, con perfetto adeguamento alle situazioni contin­genti di ciascuna comunità.

Tali verità che oggi vengono impugnate e discusse, non hanno certo bisogno di una difesa, ma di essere conosciute; troppo spesso si dà alle parole un significato generico e troppo spesso i luoghi comuni prendono il posto dei ponderati giudizi ed è perciò necessario intervenire per precisare, specificare e dimostrare il valore perma­nente dille verità tradizionali.

Così, mentre all'attuale situazione politica mancano proprio gli scopi permanenti della società: la stabilità degli ordinamenti e l'ordlinata e pacifica produzione e distribuzione della ricchezza, invano si cerca la soluzione dei problemi perché ci si rifiuta di ricorrere all'autorità tradizionale preferendo rivolgersi agli idola fori cioè ai miti creati dalla fantasia della piazza, la cui fama cresce col crescere del pervertimento intellettuale del popolo.

Il nostro libro vuole dunque essere un richiamo ai valori perma­nenti mostrati nella loro applicazione storica e nelle elaborazioni del pensiero umano, attraverso i secoli, nella lusinga che dagli esempi si tragga indirizzo per un nuovo itinerario.

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