NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 18 aprile 2021

Capitolo XXII: Carnera e Reggie Meen di Emilio Del Bel Belluz

di Emilio del Bel Belluz




 

 Carnera il 18 dicembre 1930 incontrò a Londra il peso massimo: Reggie Meen. Aveva un buona fama, ma Primo lo sconfisse per Kot alla seconda ripresa. L’anno finiva molto bene, gli aveva fatto scordare per un attimo la sconfitta patita contro Jim Maloney. Carnera avrebbe combattuto contro l’americano, alla sola condizione che l’incontro non si disputasse a Boston, c’erano in quella città molti ricordi negativi che andavano rimossi. Primo trascorse un periodo a Sequals e s’incontrò con i suoi compaesani, non mancando mai di fare una capatina all’osteria. Gli piaceva giocare a carte, e bere qualche bicchiere di vino con gli amici. L ’unica persona che riuscì a metterlo Ko in quei mesi fu la mamma. Una sera non si era accorto che il tempo era passato e i familiari lo attendevano per la cena. Si erano fatte le dieci di sera, e Carnera, forse, per qualche bicchiere in più bevuto con l’allegra compagnia, non s’era accorto dell’ora raggiunta. La mamma che lo attendeva con le pietanze in caldo, dopo tre ore, quando lo vide arrivare gli diede un manrovescio che lo mise Ko. Fu il colpo più duro da assorbire, di quelli che non si dimenticano, la donna con voce cavernosa gli disse che in famiglia si cenava alle sette. Si doveva essere sempre puntuali, il campione incassò il colpo e non disse nulla. In quel momento era conveniente restare seri, la donna pochi minuti dopo gli fece una carezza. Questo era il mondo in cui viveva Carnera, fatto di piccole cose e che gli era mancato per tanti anni. La mamma, che una volta aveva sollevato come un fuscello, aveva le sue regole che dovevano essere rispettate. In quei giorni di dicembre aveva fatto una capatina a Pordenone, voleva fare degli acquisti per Natale. Il suo pensiero era sempre rivolto alla mamma e in una oreficeria volle comprarle un orologio, non ne aveva mai posseduto uno di valore. Dopo quella sberla che aveva ricevuto per il ritardo patito, non avrebbe più sgarrato, la puntualità sarebbe diventata una condizione da rispettare assolutamente. La mamma sapeva che la gente tratteneva Primo con qualsiasi scusa, e che per gli italiani era diventato una persona importante. Si pensi che a Pordenone era stato fermato da tanta gente che voleva parlargli, e che gli chiedeva quale sarebbe stato il suo prossimo impegno nel nuovo anno. Carnera aveva risposto che si aspettava che Babbo Natale gli portasse come regalo la possibilità di poter incontrare il campione del mondo in carica. Questo desiderio voleva che si avverasse al più presto. Primo parlò che l’America lo aveva accolto bene, e che in quel Paese c’erano tanti italiani a cui sarebbe piaciuto tornare a casa, perché la madre patria era una sola. I suoi connazionali erano amati all’estero. La gente continuava a arrivare, e intervenne un vigile che cercò di frenare l’entusiasmo, perché Carnera doveva andare in alcuni negozi a fare delle compere. La vita di Primo era sempre stata tranquilla e l’entusiasmo del pubblico lo aiutava a essere ancora più mirato nel traguardo da raggiungere. Anche due ragazze molto carine lo abbracciarono e Carnera sorrise, una di esse gli diede un bacio fraterno e al pugile gli piacque. Le parole del suo allenatore erano state sempre chiare: non poteva permettersi delle distrazioni, né dei legami. Carnera rientrò in famiglia puntuale, e non riuscì a nascondere il pacchettino con l’orologio alla mamma, le lo diede subito e fu ricompensato con un bacio. L’orologio era indietro di due ore, così Carnera sarebbe sempre stato puntuale per il pranzo e per la cena. La mamma si commosse, non aveva mai avuto un orologio importante e come ogni madre chiese quanto gli era costato, ma non ottenne risposta. L’unica promessa che ricevette era che non fosse così inflessibile con l’orario. La donna non rispose e andò ad apparecchiare la cena, e pensava che quei giorni di vacanza di Primo sarebbero finiti molto presto e bisognava goderseli intensamente. Quando era lontano lo pensava e pregava il buon Dio che salvaguardasse suo figlio dai pericoli, come se fosse ancora un bambino. L’amore di madre è così immenso che dura oltre la morte. Quella sera, ogni minuto, guardava l’orologio e ne era fiera, se fosse stato per lei l’avrebbe mostrato subito alle sue amiche. Era fatta così, una pasta di donna che era orgogliosa di tutto quello che il figlio le donava. Era quella stessa mamma che a Milano si era messa in ginocchio davanti al figlio per ringraziare Iddio che lo aveva preservato, come si era inginocchiata per scongiurarlo di partire per la Francia. Era una delle tante mamme che per i figli avrebbero dato la propria vita. Carnera sapeva che la felicità durava poco, e che l’attendeva un futuro con molte incognite. Venne il Natale, la festa che amava più di tutte. Aveva partecipato alla Mezza di Mezzanotte. Si soffermò commosso davanti al presepe, le belle statue erano sempre le stesse, e ricordava che suo padre ne aveva riparata una che si era rotta, quando era bambino. Primo osservava il Bambinello che era stato posto nella mangiatoia, e gli vennero in mente i natali che aveva trascorso in Francia, alcuni con il circo. Nella notte di Natale, solo nella sua stanza aveva chiuso gli occhi, ed immaginò di essere a casa, e il tutto gli sembrò un miracolo. Anche suo padre aveva passato alcuni Natali in guerra. La maestra aveva ricordato a scuola i figli, che avrebbero passato la notte di Natale senza il papà soldato. Ognuno di loro aveva scritto una lettera da inviare al fronte, e che era stata letta a voce alta in classe. La maestra, poi, aveva composto una preghiera per i ragazzi il cui padre era caduto per la patria. La maestra che era stata la loro guida li aveva indirizzati verso un futuro senza odio. Un Natale aveva chiesto a Carnera di accompagnarla dalle famiglie povere del paese, per lasciare un piccolo pensiero da porre sotto l’albero. Questi erano stati i suoi insegnamenti, e lui la volle ricordare facendo altrettanto. Il sacerdote lo informò su alcune famiglie che erano in difficoltà, e il campione volle aiutarle offrendo del denaro. Carnera si sentiva soddisfatto di questi suoi piccoli gesti. Primo, passate le feste, decise in accordo con il suo allenatore, che era tornato dalla Francia di iniziare la preparazione per il prossimo incontro che si sarebbe svolto in America. Léon Sée aveva firmato un contratto per un ulteriore match contro Jim Maloney e si sarebbe disputato a Miami il 5 marzo 1931. Carnera ci teneva a togliere di mezzo questo pugile che lo aveva battuto, interrompendo la sua scalata al titolo mondiale. Inoltre, aveva dovuto subire delle critiche durissime da parte della stampa. Quell’ incontro sarebbe stato il più grande investimento che avrebbe fatto nella sua carriera, non poteva sbagliare, doveva convincere specialmente quelli che avevano dei dubbi su di lui e la borsa in palio sarebbe stata determinante per ultimare la costruzione della propria casa. Iniziarono gli allenamenti, Primo non accettava nessuna distrazione, non si recava nemmeno all’osteria. La mattina, dedicava alcune ore alla corsa, il suo allenatore usava la bicicletta per inseguirlo. In palestra lavorava duramente al sacco e con gli attrezzi, era, perfino, giunto a Sequals il pugile trevigiano, Martin, un peso massimo titolato, dalle stesse caratteristiche fisiche di Manoley, per degli allenamenti ai guanti. Le esibizioni venivano seguite dalla gente del posto. Carnera conduceva una vita spartana e seguiva una dieta molto accurata, con grande assunzione di proteine. La mamma cucinava per il suo allenatore e per i due pugili che dovevano fare tante sessioni di guanti. Un limite nel passato sportivo di Primo era dato dalle sue vittorie per Ko nelle prime riprese, pochi erano stati i combattimenti che finivano al decimo round. I primi mesi dell’anno furono molto freddi, ma pieni di entusiasmo. A Primo piaceva leggere tutto quello che scrivevano su di lui. In modo particolare, lo interessava Il Gazzettino, un giornale locale che spesso gli dedicava degli articoli che venivano ritagliati e depositati nella grande cassa. Questi sarebbero stati riletti in un futuro in cui la nostalgia ed i ricordi avrebbero fatto da padrone.

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