NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 16 luglio 2013

Papa Bergoglio, da monarca, fa. Il governo italiano eletto non fa: che sia meglio la monarchia?

di Giuseppe Cadeddu


Mi sono scoperto monarchico. Anzi cesaropapista. Comincio ad aver dubbi persino sulla bontà di quella breccia in Porta Pia.


Sì, perchè Papa Francesco, oltre le simpatie unanimi che raccoglie trasversalmente - dai bikers incolti (nella barba) con le Harley ai radical chic colti passando per i rivoluzionari pronti a sostituire nelle magliette il volto suo alla faccia del Che - è uno che sta mostrando che vor dì essere un capo, anzi un monarca. E' stato eletto giusto quattro mesi fa ed ha: abbracciato, nel segno della continuità, Ratzingher e scritto un'enciclica a quattro mani con lui, spostato-riposto-sostituito un po' di cortigiani in Curia, dato più di una bacchettata allo IOR e ai lussi prelateschi a 4 ruote, andato ipso facto a Lampedusa e, in ultimo, posto mano alla riforma della giustizia oltre Tevere e nelle sedi dei nunzii apostolici. Niente promesse, niente proclami, niente annunci.Lo ha fatto. Motu proprio. Che meraviglia. Peraltro, non potendo delegare, senza aver perso un appuntamento da quelli istiituzionali a quelli con la gente, dentro e fuori il calendario liturgico.

Del resto non deve fare campagna elettorale, nè convincere elettori grandi o piccoli che siano, lobby più o meno potenti, alleati e partigiani, nè distribuire poltrone e borse, nè misurare col bilancino le quote di maggioranza.  Vuoi mettere non dover passare da sfinenti disegni di legge, millanta commissioni ed emendamenti, esternazioni, dichiarazioni, litigi da camera e da telecamera, discussioni pre-aula, in-aula, post-aula, bi-camere, voti pianistitici o segreti, conte, assenze, tradimenti, minoranze e maggioranze, eccezioni formali e formalismi, revisioni, approvazioni, controlli a ogni passaggio, firme e pubblicazioni lunghe come una Quaresima.

E' un monarca e decide. Punto. E lo fa con il piglio che chi comanda deve avere. Senza esitazioni. Sì, va bene, la sua elezione è stata «suggerita» dallo Spirito Santo in un Conclave e non è avvenuta con una matita copiativa in una scalcinata cabina elettorale dal popolo che sacramenta a ragione, e questo qualcosa vorrà dire, tuttavia è l'esito che è interessante. Bastano pochi metri e un fiume per dividere un luogo dove la riforma della giustizia è stata fatta in un amen (ebbé) da un altro in cui vige ancora il Codice Rocco e di riforma della giustizia si parla dai tempi di Salvemini e Nitti. E si tralasciano tutte le altre ipotesi di riforme. Un triste Rosario laico mai concluso. Decenni per finire una strada come per coprire una buca o mettere in sicurezza una scuola, figuriamoci il resto. Ergo sono monarchico. Di più: cesaropapista.

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