G. Previati - L'esecuzione di Amatore Antonio Sciesa - dipinto - Museo del Risorgimento - Milano |
Anche se c’è un risveglio di
scrittori sul Risorgimento e sulla sua riaffermazione contro neo borbonici e
neo austriacanti, ancora lo stesso non è arrivato al grosso pubblico per cui è
opportuno ricordare i principali eventi ed i martiri che hanno onorato e “santificato”
il cammino verso l’unità e l’indipendenza della nostra “umile Italia”, unendosi
ai lontani caduti citati da Dante.
Ora limitandoci al mese di
marzo del 1853, ad opera del benevolo e paterno impero d’Austria, abbiamo il 3
marzo l’impiccagione nel già tristemente noto vallone di Belfiore, presso Mantova
di Tito Speri, Carlo Montanari e don Bartolomeo Grazioli, sacerdote ed il
successivo 19 di Pietro Frattini, mentre tre giorni prima, il 16 erano stati impiccati
a Milano, Angelo Galimberti, Pietro Colla, Angelo Bisi, nomi meno noti e dimenticati.
Per non essere da meno, sempre il 16 marzo, sempre per sentenza austriaca venivano
fucilati a Ferrara, per mancanza del materiale per l’impiccagione, Domenico Malagutti,
Giacomo Succi e Luigi Parmeggiani, per il delitto di “patriottismo”.
E questo genere di bilancio si
sarebbe ripetuto fino al 1866 e non secondo all’Impero Austro- Ungarico sarebbe
stato il Regno delle Due Sicilie, che già dagli anni ’40 aveva represso nel
sangue le continue insurrezioni. Ed in questi nominativi sono presenti tutte le
classi sociali, con prevalenza di artigiani ed altri di modeste condizioni sociali.
E questo per smentire l’altra favola del Risorgimento senza, se non contro, il
popolo.
Domenico Giglio.
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