Carnera ha il cuore felice durante la sua permanenza al paese natio. Quando si è lieti si ha bisogno di augurarsi che la gioia duri a lungo, che non se ne vada, che rimanga nel cuore. Carnera ha sempre in mente la casa che deve costruirsi, il geometra ha già preparato il progetto di una bella villa. Quando lo vede ne è affascinato, vuole che si inizi quanto prima i lavori, ora il denaro non manca. I giorni di Carnera passano veloci, rivede i suoi amici, legge gli articoli che hanno scritto su di lui quando era in Spagna, e li ritaglia. Ad aiutarlo c’è una giovane del paese, che si è offerta di fare questo. Incolla gli articoli sui fogli di quaderni neri rilegati, sulla cui copertina è inciso a caratteri d’oro la scritta: “Vita sportiva di Primo Carnera”. Un giorno legge su una Gazzetta dello Sport un articolo che gli era sfuggito: “Primo Carnera ha vestito la divisa di milite della LV Legione Alpina.
Eccolo, imponente, fiero ed anche elegante, come l’ha ritratto Farabola, il fotografo di tutti i grandi campioni “. Agli italiani viene offerto in lettura, inoltre, il telegramma del comando generale della Milizia indirizzato alla LV Legione Alpina : “ Comando generale esprime suo plauso a camicia nera Primo Carnera, valoroso campione che con la sua bella vittoria di Barcellona ha saputo mantenere alti i colori d’Italia. Generale Teruzzi ”. Quando legge queste parole Primo si commuove, sa che il duce Benito Mussolini s’interessa del suo percorso sportivo, e che anche i suoi figli sono suoi tifosi. La boxe è la dimostrazione della forza fisica, della lealtà, dell’onore, e del sacrificio che bisogna fare propri. Nella foto del giornale Carnera fiero saluta con il braccio teso verso l’alto. Al suo paese, dopo che ha intrapreso la boxe, la gente è più felice; l’osteria “al Bottegon” da quando boxava era sempre piena di tifosi del campione.
Lo stesso parroco era contento perché ogni volta che Carnera assisteva alla S. Messa, la gente riempiva la chiesa, e il vecchio sacrestano era pure lui felice perché quando andava all’elemosina la borsa aveva un peso maggiore. Non erano molti come Carnera che buttavano dei soldi di carta, che il vecchio sacrestano non li sentiva, ma sapeva che il prete li avrebbe contati per primo. La vita in paese era diversa dal momento in cui giungeva il campione, si vedevano arrivare tante persone che chiedevano di lui. Primo aveva da giorni ripreso gli allenamenti, correva per molti chilometri in compagnia del suo allenatore. Essendo dicembre, il freddo era intenso, ma non gli importava. Una delle tante aspettative della vita era la costruzione della nuova casa, la garanzia di avere un tetto sopra la testa. La mamma, quella santa donna, gli ricordava sempre che doveva trovarsi una brava ragazza da sposare, una giovane semplice, che gli avesse dato dei figli, e che lo attendesse la sera, al rientro dal lavoro.
Una mattina, mentre correva, gli venne in mente un suo compagno di scuola, Luigi, una persona davvero speciale, che la maestra amava molto. Erano anni che non lo vedeva, non si era mai fatto sentire dopo la fine della scuola. La mamma gli aveva raccontato che si era sposato con una brava giovane e che viveva poco lontano dal paese, con lei e con i figli. Primo aveva più volte cercato di vederlo alla domenica, ma non si erano trovati, complice gli impegni di entrambi. Quella mattina aveva finito di correre e a piedi raggiunse la casa del suo amico Luigi che era visibile dalla strada come gli aveva detto la madre. Era mattina presto, e la luce del sole si faceva attendere, la casa coincideva con la descrizione fattagli dalla madre. Una casa di contadini, con la stalla, e il fienile.
Un tempo, era abitata da un vecchio zio, che morendo l’aveva lasciata in eredità al nipote Luigi. Carnera bussò alla porta, vide comparire la moglie, che lo riconobbe, e lo annunciò con gioia al marito, che aveva finito di mungere le mucche e si stava lavando. Davanti al fuoco del focolare c’erano i figli che quando lo videro furono felici e gli corsero in incontro. Erano molti anni che non vedeva Luigi, dal momento della partenza per la Francia di Primo. Carnera subito gli strinse la mano, si abbracciarono e la donna si preoccupò che i bambini non lo infastidissero, perché lo circondavano di mille attenzioni e di mille domande. Primo era felice d’essere a casa di questo suo amico, mentre la donna gli versava da bere e gli porgeva una fetta del dolce appena cucinato.
Luigi raccontò che aveva letto i giornali che parlavano di lui, e si sentiva orgoglioso d’aver fatto le elementari assieme. Infine, gli mostrò un quadro che raffigurava l’amico, dipinto con le sue mani. Il pugile ne fu felice, si ricordava che a scuola il suo amico era molto dotato per il disegno. La maestra lo faceva spesso scrivere alla lavagna, perché aveva una bella calligrafia. Luigi gli raccontò che lavorava la terra, e i duri sacrifici gli permettevano di vivere dignitosamente. Abitavano in quella casa che a poco a poco avrebbero dovuto ampliarla. Aveva molti anni, ma era fatta di pietre che le donavano stabilità.
Nella vita poi ci si accontenta di quello che si ha. Carnera si trovava bene con il suo compagno di scuola, non aveva visto il mondo come lui, ma era contento. Aveva un matrimonio felice, allietato dalla presenza dei figli. Possedeva, inoltre, la passione della pittura: dipingeva sia paesaggi che ritratti. Carnera guardava soddisfatto il quadro che aveva fatto su di lui, e sperava che gli venisse donato. Il campione raccontò che aveva battuto un duro pugile spagnolo, in un incontro che gli servì per cancellare una sconfitta patita da Jim Maloney. In America aveva combattuto molto, non era facile farsi strada nella boxe, c’erano tanti pugili che non scherzavano. Da quando era a Sequals, non passava giorno, che non ricordasse che l’attendeva il combattimento a Londra contro il giovane pugile, ma considerato molto forte: Reggie Meen. Carnera gli raccontò che a Londra aveva combattuto già altre volte. Questo incontro sarebbe stato l’ultimo dell’anno.
Il suo amico gli fece altre domande, la moglie portò altre fette di dolce e del buon caffè con tanto latte, era quello che potevano offrirgli. Primo era felice, si sentiva a casa, che considerava accogliente anche se modesta. Per un attimo sognò di poter vivere in armonia ed in una casa confortevole come la loro. Mancavano poche settimane al Santo Natale e i bambini avevano allestito in un angolo della casa un bel presepe, dove avevano collocato delle statuine in legno che avevano costruito assieme al padre. Il S. Natale era la festa più cara dell’anno per Primo. Infatti, ricordava con malinconia tutti i Natali trascorsi lontano dal suo paese. Il pugile si mise ad ammirare il quadro dipinto dal suo amico, appoggiato alla parete e che faceva da sfondo al presepe. Raffigurava un piccolo borgo raccolto attorno ad una chiesetta molto bella, e degli animali. Si scorgeva poi un vecchio frate con la bisaccia, di quelli che andavano a chiedere l’elemosina per il convento. Quello che veniva dato, era poi donato in parte ai poveri.
Il frate era S. Felice da Nicosia, il suo volto era contornato da una fluente barba bianca e ai piedi aveva dei sandali, nonostante la stagione fredda. C’erano anche degli asinelli, di cui uno aveva sulla groppa una bisaccia. Carnera riconobbe sul dipinto un capitello diroccato che si trovava a Sequals. L’autore del quadro disse che aveva cercato di dipingere quello che ogni giorno lo attorniava con semplicità e che il frate rappresentava colui che incarnava la fede con le opere. Aveva scelto di dipingere S. Felice da Nicosia perché, leggendo la sua biografia, gli era piaciuta molto. Il capitello gli ricordava una vecchia donna, che ogni giorno si recava a pregare per il figlio che era caduto in guerra. La sua presenza davanti al capitello lo aveva incuriosito e una volta le aveva parlato.
La donna non si dava pace per la morte del figlio in giovane età. La
povera vecchia non sapeva neppure dove fosse sepolto. Luigi per consolarla le
aveva fatto un quadro del figlio, con la divisa del Regio Esercito Italiano. Il
ragazzo era stato decorato con una medaglia al valore. L’anziana donna gli era
stata tanto grata per questo gesto, e ogni Natale andava a mangiare da loro.
Nulla poteva sostituire l’assenza del figlio, ma la condivisione del pranzo con
questi amici la poteva un po’ consolare. I bambini si disposero attorno a Carnera,
gli toccavano i possenti muscoli, lo guardavano con curiosità e non vedevano
l’ora di ritornare a scuola per raccontare alla maestra che era venuto nella
loro casa il campione Primo Carnera. Il pugile abbracciò il suo vecchio amico e
la sua famiglia e ritornò a casa soddisfatto di aver ricordato i vecchi tempi,
felici ed indimenticabili.
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