di Fabio Torriero
Per parecchi anni le nostre
strade si sono incrociate, sovrapposte.
La prima volta che l’ho visto, è
stato nella storica sede nazionale del Fronte Monarchico Giovanile
(l’organizzazione di base dell’Unione monarchica italiana), in via Ludovisi 16,
vicino a via Veneto (zona centrale di Roma).
L’anno era il 1972, io ero molto
giovane, ma già appassionato e innamorato dell’Italia. Mi sentivo patriota e
sentivo il fascino del Risorgimento, dell’unità nazionale e della dinastia
sabauda indissolubilmente legata alla nostra storia.
Antonio, rispetto agli altri
attivisti, spiccava per classe, tenacia e autorevolezza. Il suo ruolo era di
vertice: vice-segretario nazionale del FMG, contribuì a costruire una presenza
istituzionale che non fosse soltanto sentimentale o nostalgica, ma politica,
fondata su una coscienza concreta, su documenti da scrivere, pensieri da
elaborare, azioni concrete da effettuare (nei quartieri, nei posti di lavoro,
nelle scuole).
In quella meravigliosa
"università" sul campo, guidata da Sergio Boschiero, segretario
generale dell’Umi, si sono formati tanti giovani che si sono affermati un po’
ovunque.
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