NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

giovedì 4 gennaio 2018

Re Vittorio Emanuele III e la richiesta delle Comunità Israelitiche


E’ di ieri la richiesta che la presidentessa della Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, avrebbe fatto al ministro del Beni e delle Attività Culturali, Dario Franceschini per la cancellazione del nome del Re da Scuole e Biblioteche che, sciagurate!, osavano conservarlo.

E’ la richiesta della damnatio memoriae.

E’ sempre complicato prendere posizione contro le comunità ebraiche. Il rischio è che si passi per antisemiti quando invece proprio non lo si è.
E’ purtroppo vero che le Comunità Ebraiche furono oggetto di un’odiosa discriminazione nel 1938 e che questa portò, ahinoi, la sanzione del Re.

Chi ama la storia e la approfondisce sa bene che quella sanzione fu di fatto estorta al Re in un momento in cui una crisi istituzionale non avrebbe certamente visto vittoriosa la Monarchia e che anzi l’opera del Re, non supportata nemmeno dal Senato, fu di moderazione e di sostanziale rifiuto delle leggi stesse.

Noi ci permettiamo di ricordare ancora che a parte le ripetute testimonianze di Galeazzo Ciano circa l’atteggiamento del Re vale il fatto che gli ebrei fuggivano dalle zone occupate dai tedeschi e dagli altri loro alleati per rifugiarsi in quelle occupate dal Regio Esercito.

A parte che le leggi razziali furono abrogate dallo stesso Re Vittorio Emanuele III, il Re che rovesciò il fascismo e dichiarò guerra alla Germania nazista il 13 ottobre del 1943, sanando questa ferita nella storia altrimenti felice tra Casa Savoia e le comunità Israelitiche (ricordiamo che furono Re Vittorio Emanuele e la Regina Elena ad inaugurare il Tempio Maggiore, la più grande Sinagoga di Roma, sede della più antica comunità Israelitica del mondo, dal I secolo avanti Cristo) bisogna ricordarsi che il carismatico Rabbino Capo di Roma, Prof Elio Toaff ebbe parole di sentito ringraziamento per Re Umberto II per un dono dello stesso Sovrano ad una scuola ebraica.

Le polemiche si potevano fare ancora vivo un Sovrano di Casa Savoia e invece sono tutte postume.
E Casa Savoia viene accusata quanto e come il vero artefice delle leggi razziali che invece furono ammorbidite e poco (anche se il poco è troppo) applicate fino a quando i tedeschi non invasero l’Italia.
Dispiace vedere le Comunità Israelitiche allineate alla peggiore ANPI della storia, sostenitrici acritiche di una storia fatta di luoghi comuni invece che di ricerca e di testimonianza.

E, in un corto circuito tutto nazionale, assistiamo ad una convergenza delle posizioni degli israeliti con quelle dell’odierna ANPI, i cui emuli però rifiutano la rappresentanza della Brigata Ebraica nelle commemorazioni del 25 aprile, dimenticano quanti e quali furono i partigiani che si trovarono sulla stessa barricata contro i tedeschi in nome del Re che aveva cessato l’innaturale alleanza con i tedeschi (che di fatti lo odiavano). Tedeschi che catturarono molti Principi di Casa Savoia, che furono gli artefici sostanziali, anche se non diretti, della morte nella prigionia di Buchenwald della Principessa Mafalda in ciò accomunando il dolore della famiglia Reale alle stesse famiglie degli Israeliti.

Considerato il ministro a cui è stato rivolto l’appello non dubitiamo che troverà solerte applicazione.
Il quale Ministro, di antica fede popolare-democristiana, dovrebbe ricordare che i 101 deputati popolari votarono la fiducia al Governo Mussolini nel Novembre 1922, con dichiarazione di voto a favore, pronunciata nell'Aula della Camera, del Capogruppo del PPI On. Alcide De Gasperi (i Deputati fascisti erano 35 i voti a favore del Governo furono 306) e che in quel Governo di coalizione vi erano Ministri e Sottosegretari popolari (tra i quali l'On. Gronchi poi leader della sinistra DC e Presidente della repubblica) insieme a Ministri e Sottosegretari demo-sociali, liberali, nazionalisti e tecnici.

Noi,  pur rispettando profondamente il dolore di chi ha visto le proprie famiglie sterminate, non possiamo che fare la più vigorosa difesa della memoria del Re e del suo operato che non fu quello di un criminale ma che anzi impedì, intanto che fu al potere, che crimini venissero commessi.
Lo dobbiamo alla storia del Re ed alla nostra storia nazionale.

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