E’ di ieri la richiesta che la
presidentessa della Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, avrebbe fatto al
ministro del Beni e delle Attività Culturali, Dario Franceschini per la
cancellazione del nome del Re da Scuole e Biblioteche che, sciagurate!, osavano
conservarlo.
E’ la richiesta della damnatio memoriae.
E’ sempre complicato
prendere posizione contro le comunità ebraiche. Il rischio è che si passi per
antisemiti quando invece proprio non lo si è.
E’ purtroppo vero che le Comunità
Ebraiche furono oggetto di un’odiosa discriminazione nel 1938 e che questa portò,
ahinoi, la sanzione del Re.
Chi ama la storia e la
approfondisce sa bene che quella sanzione fu di fatto estorta al Re in un
momento in cui una crisi istituzionale non avrebbe certamente visto vittoriosa
la Monarchia e che anzi l’opera del Re, non supportata nemmeno dal Senato, fu
di moderazione e di sostanziale rifiuto delle leggi stesse.
La lettera di Giovanni Basini alle Comunità Israeltiche è già di per sé esaustiva.
Noi ci permettiamo di
ricordare ancora che a parte le ripetute
testimonianze di Galeazzo Ciano circa l’atteggiamento del Re vale il fatto che
gli ebrei fuggivano dalle zone occupate dai tedeschi e dagli altri loro alleati
per rifugiarsi in quelle occupate dal Regio Esercito.
A parte che le leggi
razziali furono abrogate dallo
stesso Re Vittorio Emanuele III, il Re che rovesciò il fascismo e dichiarò
guerra alla Germania nazista il 13 ottobre del 1943, sanando questa
ferita nella storia altrimenti felice tra Casa Savoia e le comunità
Israelitiche (ricordiamo che furono Re Vittorio Emanuele e la Regina Elena ad
inaugurare il Tempio Maggiore, la più grande Sinagoga di Roma, sede della più
antica comunità Israelitica del mondo, dal I secolo avanti Cristo) bisogna
ricordarsi che il carismatico Rabbino Capo di Roma, Prof Elio Toaff ebbe parole
di sentito ringraziamento per Re Umberto II per un dono dello stesso Sovrano ad
una scuola ebraica.
Le polemiche si potevano
fare ancora vivo un Sovrano di Casa Savoia e invece sono tutte postume.
E Casa Savoia viene accusata
quanto e come il vero artefice delle leggi razziali che invece furono
ammorbidite e poco (anche se il poco è troppo) applicate fino a quando i
tedeschi non invasero l’Italia.
Dispiace vedere le Comunità
Israelitiche allineate alla peggiore ANPI della storia, sostenitrici acritiche
di una storia fatta di luoghi comuni invece che di ricerca e di testimonianza.
E, in un corto circuito
tutto nazionale, assistiamo ad una convergenza delle posizioni degli israeliti
con quelle dell’odierna ANPI, i cui emuli però rifiutano la rappresentanza della Brigata
Ebraica nelle commemorazioni del 25 aprile, dimenticano quanti e quali
furono i partigiani che si trovarono sulla stessa barricata contro i tedeschi
in nome del Re che aveva cessato l’innaturale alleanza con i tedeschi (che di
fatti lo odiavano). Tedeschi che catturarono molti Principi di Casa Savoia, che
furono gli artefici sostanziali, anche se non diretti, della morte nella
prigionia di Buchenwald della Principessa Mafalda in ciò accomunando il dolore
della famiglia Reale alle stesse famiglie degli Israeliti.
Considerato il ministro a
cui è stato rivolto l’appello non dubitiamo che troverà solerte applicazione.
Il
quale Ministro, di antica fede popolare-democristiana, dovrebbe ricordare che i
101 deputati popolari votarono la fiducia al Governo Mussolini nel Novembre
1922, con dichiarazione di voto a favore, pronunciata nell'Aula della Camera,
del Capogruppo del PPI On. Alcide De Gasperi (i Deputati fascisti erano 35 i
voti a favore del Governo furono 306) e che in quel Governo di coalizione vi
erano Ministri e Sottosegretari popolari (tra i quali l'On. Gronchi poi leader
della sinistra DC e Presidente della repubblica) insieme a Ministri e
Sottosegretari demo-sociali, liberali, nazionalisti e tecnici.
Noi, pur rispettando profondamente il dolore di chi
ha visto le proprie famiglie sterminate, non possiamo che fare la più vigorosa
difesa della memoria del Re e del suo operato che non fu quello di un criminale
ma che anzi impedì, intanto che fu al potere, che crimini venissero
commessi.
Lo dobbiamo alla storia del
Re ed alla nostra storia nazionale.
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