dal sito www.unsognoitaliano.it
La recentissima squallida vicenda dell’assalto al Parlamento a Washington da parte di dimostranti praticamente aizzati dal presidente sconfitto fa immediatamente ricordare il ben diverso atteggiamento tenuto da un Re, un vero Re, un Re Signore, Umberto II di Savoia. Se il sistema elettorale statunitense è criticabile con il voto postale e/o anticipato, un sistema che può prestarsi ad imbrogli o scambi di persona, il tutto era da mettere in preventivo da parte del presidente uscente, ma una volta accettato preliminarmente non può essere discusso successivamente fino al punto di spingere alla violenza contro le istituzioni. Ben diversa invece fu la vicenda referendaria del 2 e 3 giugno 1946 in Italia, con provincie che non votarono, tanti certificati non consegnati o consegnati male, centinaia di migliaia di ex prigionieri di guerra, volutamente non rimpatriati, ed in più le modalità dello scrutinio, la conservazione delle schede, la stesura contraddittoria dei verbali, in molti casi con cancellature e mancanti di dati su voti nulli, ed infine lo scarto modesto a favore della repubblica tra gli elettori votanti, che diventava minoranza se rapportata all’intero corpo elettorale, davano argomenti di molto superiori al Re per non accettare il responso elettorale. Ma il voto repubblicano, come giustamente fatto notare da Domenico Fisichella nel suo libro “Dittatura e Monarchia” era nella sua stragrande maggioranza dovuto al voto comunista ed in grandissima parte a quello socialista di chi aveva gridato nella piazze “O la repubblica o il caos”, per cui la resistenza del Re significava guerra civile e spaccatura dell’unità, repubblica al Nord, Regno al Centro-Sud, per non ricordare i “titini” al confine orientale che già di fatto si erano impadroniti di Zara, Fiume e gran parte della Venezia Giulia. Il Re valutò tutto questo, non segui gli appelli pur accorati di tanti suoi sostenitori e scelse di lasciare l’Italia, non riconoscendo la repubblica, ma salvando unità ed indipendenza dell’Italia.
È possibile un confronto?
Re si nasce, presidenti si diventa
per scelta partitica.
Domenico
Giglio
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