di Emilio Del Bel Belluz
Carnera aveva fatto la conoscenza con un pugile italiano che viveva proprio a Berlino, da molti anni. L’uomo vi era andato per lavorare, si era innamorato di una donna tedesca e l’aveva sposata. In seguito, aveva fatto fortuna. Nel modo della boxe combatteva per piccole borse, nella categoria dei paesi massimi. Primo gli chiese di fargli fare il giro della città e in questo modo avrebbe potuto raccontare a sua mamma che aveva visto la grande Berlino. In ogni paese dove andava a combattere, ne approfittava per vedere le sue bellezze. Il suo allenatore non voleva che si fermasse qualche giorno di più, ma Carnera riuscì a convincerlo; in fondo, in questi mesi aveva dovuto lavorare sodo, senza distrazioni. Almeno gli fosse concesso di visitare quei posti, portando con sé dei bei ricordi. L’amico pugile gli aveva fatto assaggiare la buona birra e le prelibatezze del posto. Carnera ricordava i soldati germanici ed austriaci che aveva visto durante la guerra, al suo paese. Erano fieri, non sapevano che li aspettavano la sconfitta e i tempi duri contrassegnati dalla fame al loro ritorno in Germania. Anche l’Italia faceva fatica a risollevarsi nel dopoguerra.
Quei tempi così diffficili gli ritornavano in mente spesso. La storia personale la si porta dentro, e poi riemerge. L’amico pugile era felice d’aver incontrato Carnera, gli sarebbe piaciuto sfidarlo sul ring ma non era possibile, sarebbe stata una lotta impari, data la superiorità tecnica del campione. In quei giorni Carnera era felice, gli capitava di incontrare tanta gente che lo riconosceva, specialmente italiani, quelli che lavoravano aspramente per un futuro migliore. Le loro storie parlavano di sofferenza, di lotta per poter ritornare un domani nella loro patria. Molti di loro non avevano portato le famiglie con sé e sentivano in modo particolare la loro lontananza. In Italia c’era Mussolini che stava cercando di rendere migliore il Paese, un uomo forte che avrebbe risollevato le sorti dell’Italia. Era molto amato dalle persone umili e semplici. Quando il suo amico lo portò in un locale gestito da una famiglia italiana, al suo interno, aveva visto le immagini delle Regina Elena, del suo consorte Vittorio Emanuele III, e di Benito Mussolini con la sua firma. Anche qui incontrò degli italiani, a cui si mise a raccontare della sua vita pugilistica, molti gli chiesero se sarebbe tornato in Germania a combattere, ma questo non era in grado di saperlo. Il mondo dei pesi massimi affascinava la gente.
Quei giorni passarono veloci, erano momenti in cui Primo era riuscito a dimenticare tante cose tristi, ma doveva rientrare. Passò una allegra serata in famiglia con il suo amico. La moglie preparò degli ottimi cibi, e portò in tavola del buon vino italiano, che tanto piaceva al nostro pugile, un vino che esaltava i sapori della terra italiana. La stessa sera, il campione aveva portato dei giocattoli ai bambini, e a quello più grande aveva comprato una penna stilografica con una boccetta d’inchiostro. Carnera ne aveva acquistata una anche per lui, ci teneva ad avere un ricordo della Germania. Prima di addormentarsi volle inaugurare la penna, scrivendo alcune cartoline alle persone care. La prima la scrisse alla mamma, ricordandole che le voleva bene, poi ne scrisse alcune agli amici di Sequals , ma la più bella la mandò alla sua amica del bistrot, e scrivendola si emozionò.
A questa cara ragazza
aveva comprato anche un piccolo dono. L’indomani, Carnera prese il treno per
ritornare in Francia dove l’aspettava una nuova avventura, e in cuor suo era
felice della bella esperienza tedesca. Quando il treno lasciò la stazione di
Berlino, vide dal finestrino degli italiani che erano appena arrivati in
Germania, con le loro valige di cartone, con i loro pensieri, qualcuno aveva il
volto sereno, altri l’espressione triste di chi era stato costretto ad andare
lontano. Uno di questi italiani fischiettava una canzone napoletana e per
un attimo Carnera avrebbe voluto affacciarsi al finestrino e salutarlo.
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