di Emilio del Bel Belluz
In un’antologia delle superiori, che mi è capitata tra le mani, ho trovato un grande scritto sulla Regina Elena di Montenegro. La scrittrice del profilo è Sofia Bisi-Albini di Milano, scrittrice dell’arte semplice e sobria. Una donna che ha scritto opere di grande umanità, di grande sentimento che arrivano al cuore dei giovani. Questa sua opera le valse la pensione Milli, destinata un tempo alle scrittrici di meriti eccezionali. Questa premessa mi ha dato la possibilità di conoscere la bellezza dell’anima della Regina d’Italia, Elena.
In questo tempo sono pochi i riferimenti che si fanno a donne di grande umanità, come la Regina. Eppure si dovrebbero ricercare quelle persone che, con il loro modo di agire, hanno dato all’Italia l’esempio per le generazioni future. Quando penso alla Regina Elena, la vedo sempre che si prodiga, instancabilmente, verso gli altri. Una donna che era nata e vissuta in una realtà difficile, come la terra povera del Montenegro. Credo che la semplicità della Regina e il suo attaccamento a quelli che soffrivano, fossero innati in lei.
Una sua caratteristica era quella che non temeva nulla, perché il suo cuore era colmo di bellezza e di generosità. Quando vedeva delle persone che soffrivano, sentiva una forza che la portava ad avvicinarsi per soccorrerle. Una donna instancabile, tenace, che non si fermava davanti alle tante difficoltà della vita, per Lei era importante esserci e consolare. Questa opportunità la ebbe con i soldati feriti che giungevano dal fronte, a cui aveva aperto le porte e le stanze del Quirinale. Quella gente doveva essere assistita, consolata, amata.
Quando un soldato invocava aiuto, la sua mano si confondeva con la sua. Questa Regina sembrava discepola della grande Santa Maria Teresa di Calcutta. Le persone che muoiono hanno bisogno di sapere che c’è qualcuno che sta loro accanto, e questo amore lo mandava il buon Dio che le aveva toccato il cuore. Quando la Chiesa parla di esempi da imitare dovrebbe ricordare anche la Regina Elena. Penso a San Leopoldo Mandic’, anche lui nacque in Montenegro, sotto lo stesso cielo della Regina. Sembra che abbiano avuto un destino comune nella vicinanza ai poveri, alle persone umili. Il frate confessò per tutta la vita in un’ umile stanzetta del convento. Visse per l’amore dei poveri, ai quali faceva sentire la sua voce sempre, in qualsiasi ora.
Quello che è davvero sorprendente è che questa sua umiltà fosse uguale a quella della Regina. Si pensi che San Leopoldo non chiese mai nulla di importante per sé; gli bastava, alla sera, una ciotola di latte con un pezzetto di pane. Si accontentava di poco, il suo pensiero era rivolto al buon Dio e alla Madonna che pregava con devozione.
Quando mi capita di pensare alla
Regina, vorrei che la Chiesa la potesse elevare agli onori degli altari, ne
guadagnerebbe il mondo cristiano, perché si arricchirebbe di una persona vera e
sincera. Sono anni che attendiamo un passo in avanti del Vaticano, ma nulla
accadde, forse, perché la Regina d’Italia ha già il suo manto di Santità.
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