La connivenza della Chiesa, del parlamento e degli italiani succubi del Regime
di Aldo A. Mola
I termini: leggi “razziali” o antiebraiche? Affrontare in poco spazio un tema vastissimo come il varo della legge “contro gli ebrei” approvata dal Parlamento italiano il 14-20 dicembre 1938 è compito arduo, anche perché il tema è stato arato da molte opere sistematiche e da decine di migliaia di “memorie”, saggi e articoli. In premessa va precisato che il termine “leggi razziali” sotto il quale generalmente quelle norme vengono ricordate è improprio. E' più corretto parlare di provvedimenti, disposizioni e norme “nei confronti di ” (o “contro”, per evitare superflui eufemismi) cittadini italiani “di razza ebraica” e va precisato che in nessun titolo quella congerie di “atti” si riferisce a “israeliti”, cioè a italiani professanti la religione di Abramo. A parte il R.D. 7 settembre 1938, n.1381, Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri, tutta la normativa antiebraica partì dal presupposto che i destinatari delle misure vessatorie erano comunque cittadini italiani: condizione, questa, destinata a riflettersi sulla loro intrinseca contraddittorietà, Basti, a conferma, il secco rifiuto di Mussolini di espellere incondizionatamente tutti gli ebrei dal partito, come proposto da Achille Starace nella seduta del Gran consiglio del fascismo il 10 novembre 1938. L'insieme dei provvedimenti antiebraici si incardinò sul postulato che esistano le razze e, in quell'ambito, esistano la “razza italiana” e quella “ebraica”. La “questione religiosa” non venne contemplata dalla normativa in esame.
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http://www.giovannigiolitticavour.it/documenti/LEGGI_ANTIEBRAICHE.pdf
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