di Emilio Del Bel Belluz
Nello scompartimento del treno
che lo riportava a Parigi, Primo si addormentò con il cuore colmo di emozioni e
di gioia per aver rivisto la sua cara mamma. Il suo allenatore, Paul Journée,
stava già pensando al prossimo incontro, che si sarebbe tenuto a Parigi, la
città che aveva visto sorgere il gigante italiano. Questa volta bisognava dare a
Parigi l’immagine di un pugile che era determinato a continuare la sua
notorietà tra i pesi massimi. Il prossimo incontro era stato già fissato per il
primo dicembre 1928. In pochi mesi era la quinta volta che saliva sul ring,
l’avversario era Costant Barrik. Carnera chiese di poter passare un giorno in
solitudine, avrebbe approfittato per andare al cinema e per fare un giro per la
città. L’indomani avrebbe ripreso con serietà, come sempre aveva fatto, gli
allenamenti.
Erano gli ultimi giorni di
Novembre del 1928, gli alberi dei lunghi viali erano vestiti di foglie di tanti
colori, sembravano dipinti da un pittore che aveva usato con molta maestria la
sua tavolozza. La donna che lo ospitava si era dimostrata più gentile con lui,
nella sua stanza Primo aveva letto alcuni giornali che riportavano la vittoria
contro Epifanio Islas, e lo elogiavano, a differenza di quelli italiani che
erano stati avari di complimenti e non avevano capito il suo spirito
patriottico. La signora che lo ospitava, volle abbracciare Carnera, era felice
per lui, e gli riferì che la gente la fermava per chiederle sue notizie. Primo
le sorrise, e queste parole lo fecero diventare di buon umore. Carnera non
aveva voluto mangiare in casa , era grande nel suo cuore la voglia di tornare al
bistrot, indossava un vestito elegante che aveva acquistato in Italia.
A buon passo lo raggiunse, lo
attendevano i soliti avventori che furono felici di salutarlo. Primo offrì da
bere a tutti, e ben presto una cinquantina di persone entrò nel locale. Si sedette
al tavolo e rispose in modo gentile a tutti, ma la sua felicità era raddoppiata
nel momento in cui vide la ragazza. Era ancora più bella, i capelli sciolti
sulle spalle, il volto dai lineamenti dolci, e Carnera sentì sobbalzare il suo
cuore e la voglia di abbracciarla. La giovane mostrò alcuni ritagli di
giornali, con delle sottolineature in rosso che pazientemente aveva incollato
su alcune pagine di un album. Primo le chiese se quel giorno, visto che era
libero, sarebbe potuta uscire con lui a fare una passeggiata per l’incantevole
città. La giovane arrossì, e andò dal suo padrone, chiedendogli una giornata di
libertà, che le fu concessa.
Nel frattempo Primo
s’intratteneva a parlare con gli avventori che gli si avvicinavano per farsi
firmare una sua foto. Prese in mano una rivista che raccontava la sua storia,
quella del gigante con il cuore da cavaliere, che era vicino ai deboli, e
aiutava i poveri. In un articolo c’era anche la sua foto sul ring, con i
guantoni in segno di giubilo, e con grande sorpresa, alla fine della pagina
riconobbe la foto dell’ufficiale dello zar con la descrizione delle sue
vicissitudini, raccontate dal suo amico prete.
A Primo fece molto piacere
leggere questa testimonianza e alzando lo sguardo verso il crocefisso,
collocato vicino ad un quadro, ringraziò il buon Dio per quello che gli aveva
dato. Quando si possiede qualcosa in più, bisogna condividerla con gli altri.
La sua maestra gli diceva che ogni giorno bisogna trovare l’occasione per fare
una buona azione. Il buon Dio premiava le persone dal cuore generoso, le faceva
sentire in armonia con sé stesse e con il mondo intero. La ragazza non ci mise
molto a prepararsi, vestiva in modo semplice e a Primo piacque. La gente li
vide andarsene, alcune ragazze l’avevano invidiata, altri sorridevano per lei.
Quando furono in strada,
camminarono per una buona mezz’ora senza parlare, la timidezza li aveva colti
entrambi. Successivamente iniziarono a chiacchierare con più disinvoltura,
s’erano dichiarati la loro simpatia reciproca, si misero ad esprimere i sogni
che serbavano per il futuro e che speravano di realizzare assieme. Primo era
venuto a conoscenza che i suoi amici del circo si trovavano in un paese vicino
ad Arcachon e, aveva, pertanto, intenzione di rivederli. La giovane fu subito
felice di conoscere il mondo in cui Primo aveva vissuto. Carnera era orgoglioso
d’averla accanto. S’avvicinava il S. Natale e il pugile aveva deciso
d’aiutarli, perché dopo la sua dipartita gli affari non andavano troppo bene.
In piazza presero un taxi, e si fecero accompagnare al luogo dove era allestito
il circo. Quando arrivarono lo spettacolo pomeridiano era iniziato da pochi
minuti.
Alla cassa dovette insistere
per pagare il biglietto, perché la cassiera, avendolo riconosciuto, lo voleva
fare entrare gratuitamente. All’interno del tendone non c’erano molte persone.
Si sedette nell’ultima fila per non nascondere la visuale a nessuno. Il
presentatore dello spettacolo lo riconobbe, e subito disse che tra di loro era
presente il campione di pugilato, Primo Carnera e la gente che non era molta si
girò verso di lui e lo salutò. Poi chiamò l’amico pugile e il nano Antonio al
centro del circo, perché la gente vedessero questi due grandi amici. Carnera lo
prese in braccio come se fosse un bambino e gli diede un bacio. La cosa durò
una manciata di minuti, Primo volle ringraziare il mondo del circo che era
stata la sua famiglia per alcuni anni.
Carnera si mise a guardare lo
spettacolo dei pagliacci, dove si esibiva il suo amico nano, e applaudiva.
Qualcuno uscì per riferire che era arrivato il gigante buono e il circo si
riempì di gente, con felicità del proprietario. Il vecchio circo dai tendoni
con molte toppe aveva sempre resistito. Alla fine dello spettacolo, il
presentatore chiese a Carnera di fermarsi anche a quello serale, perché la sua
presenza avrebbe garantito il tutto esaurito. Carnera si fermò a bere qualcosa
con gli artisti che lo festeggiarono per il suo ritorno insperato, e per questo
dono. Qualche ora dopo il piccolo circo era strapieno di persone, che avevano
saputo che come ospite c’era il gigante buono, l’uomo più forte del mondo. La ragazza
che era assieme accettò di condividere quel tempo con chi ne aveva davvero
bisogno e comprese che Primo era una brava persona con un grande cuore. Lo spettacolo
serale fu un successo, la gente dovette attendere fuori perché non c’era più
posto.
Quel giorno, si concluse con
un grande abbraccio agli amici del circo, che non dimenticarono quel gesto.
Alla fine si era fatto tardi, e salutando il direttore del circo gli consegnò
una busta con del denaro, chiedendo che non ne parlasse con gli altri, anche se
quei soldi sarebbero serviti per festeggiare il S. Natale con gaudio. Il
direttore lo ringraziò molto e si salutarono. Carnera assieme alla giovane se ne
andò a mangiare in un locale poco distante, in cui si fermava quando lavorava
al circo. Rientrarono ad Arcachon, Primo riaccompagnò la ragazza a casa e si
salutarono con un bacio e un abbraccio. Nella sua stanza s’addormentò
serenamente, felice di quel piccolo contributo apportato ai suoi amici di un
tempo. Il primo dicembre a Parigi, in una sala pugilistica gremita di gente che
si faceva sentire, incontrò l’avversario, che era d’origine italiana, Costant
Barrik, e lo stese alla terza ripresa. Il percorso di Carnera non si fermò e
quel 1928 portò la sua quinta vittoria consecutiva, con la felicità del suo
scopritore, Paul Journée, che coronava quest’anno in modo positivo. Alla fine
del match Carnera si intrattenne con il suo avversario, constatando che stava
bene e che non gli aveva fatto male con i suoi pugni. Il pugile sconfitto, si
chiamava in realtà, Costantin Di Rocco, anche se aveva ottenuto la cittadinanza
francese, conosceva l’Italia grazie ai suoi incontri, aveva combattuto due
volte contro i fratelli Spalla, e ne era uscito sconfitto Era di due anni più
giovane di Primo, ma aveva tanti match all’attivo e una esperienza maggiore,
avendo combattuto molto all’estero, ma non gli era servita contro il roccioso
Carnera.
Si salutarono con un abbraccio
e un augurio, e il vincitore volle mostrargli la bandiera per la quale avrebbe
combattuto fino all’ultimo giorno, quella Sabauda; lo sconfitto la baciò,
perché era ancora la sua bandiera. Primo aveva passato il S. Natale con la
famiglia della sua amica e si era fermato con loro anche per la cena. Non si
era mai trovato bene come allora, tutti l’avevano fatto sentire come a casa.
Erano tanti anni che non
passava un Natale in famiglia. Con la sua amica andò alla Messa di Mezzanotte
celebrata nella bella chiesa del paese. Durante il rito chiuse gli occhi ed
immaginò d’essere nella chiesa della sua amata Sequals, dove ritrovava i suoi
vecchi amici e i famigliari che gli mancavano tanto. Nella chiesa era stato
allestito un bel presepe con delle grandi statue. A Primo piacevano quelle
della Natività, l’artista che le aveva scolpite doveva essere dotato di un
grande talento, il volto della Mamma di Gesù era di una bellezza che non si
poteva dimenticare. S’interrogava, come ogni anno, sul perché il Figlio di Dio
fosse nato in una povera stalla e la risposta era che ogni uomo doveva essere
umile e in pace con sé stesso e con gli altri. Quando la messa si concluse,
prese la via di ritorno con la sua amica. Lungo la strada ammirava le luci
accese nelle case, dove i bambini di sicuro non dormivano ma stavano davanti al
presepe e gli anziani ricordavano i bei tempi in cui anche loro erano in grado
d’uscire per la Messa di Mezzanotte. Arrivato nella sua stanza, pregò per la
sua famiglia e chiese al buon Dio di darle serenità.
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