NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

venerdì 15 gennaio 2021

Andreotti cardinale laico: carte inedite sui rapporti con il Vaticano

Interessante articolo sul Corriere 

(segnalato dal nostro Ettore Laugeni)






Nuovi documenti sul leader democristiano nella riedizione della biografia scritta da Massimo Franco, da giovedì 14 in libreria per Solferino e in edicola con il «Corriere»

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Il 28 dicembre 1947 era morto ad Alessandria d’Egitto Vittorio Emanuele III. E il suo patrimonio era passato agli eredi e alla vedova. Ma il 1° gennaio 1948 era entrata in vigore la nuova Costituzione italiana che stabiliva «l’avocazione allo Stato dei beni esistenti». Si era aperto un contenzioso sia in Italia sia con Londra. Lì Umberto I aveva sottoscritto un’assicurazione sulla vita alla fine dell’Ottocento. Non era mai stata riscossa da nessuno. Fu Vittorio Emanuele III, dopo l’abdicazione, a chiedere di poter disporre della somma e degli altri beni inglesi del padre, che il governo britannico aveva trattenuto e sequestrato come patrimonio dei nemici nella Seconda guerra mondiale: dopo l’armistizio, la Gran Bretagna aveva dissequestrato quei beni affidandoli alla Banca Hambros di Londra perché li distribuisse agli eredi.

Le quattro figlie del Re e lo Stato dovevano dividersi l’eredità, e sembrava tutto deciso: l’Avvocatura dello Stato aveva dato parere favorevole a una spartizione che tenesse conto delle richieste delle eredi. Ma il ministero delle Finanze si era opposto, smentendo l’Avvocatura e prendendo tutto il patrimonio. «Senza dubbio» si legge nella relazione che si trova negli Archivi vaticani, acclusa agli «Appunti», «da tale situazione è derivato un risveglio di ideologie monarchiche che evidentemente non aiutano a stabilire una solidarietà per il nuovo regime istituzionale, mentre si compie una ingiustizia nei confronti di persone che non hanno che benemerenze verso il Paese...».


www.corriere.it

Giulio Andreotti (1919-2013) nel 1948 all’inaugurazione di piazzale Clodio a Roma[]



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