Testo della conferenza del 4 Febbraio 2018 per il Circolo Rex
di Domenico Giglio
EPILOGO
In queste ore infatti si decide
se e come reagire alla decisione del Governo presa alle 2 di notte, con il voto
unanime del Consiglio dei Ministri eccettuato il voto del liberale Leone Cattani
Ministro dei Lavori Pubblici, e l’astensione di De Courten ministro della Marina
che si riteneva ministro tecnico.-Si scontrano nuovamente i fautori di una risposta
forte che già il Re in precedenza aveva respinto perché avrebbe portato fatalmente
alla guerra civile che per il Sovrano e lo era stato anche per il Padre in occasione
di determinate decisioni ( firma cosiddette leggi razziali ed entrata in guerra
nel 1940 che ora ipocritamente gli vengono rinfacciate ) significava un trono macchiato
di sangue e la rottura dell’unità nazionale che era stata raggiunta proprio con
e grazie alla Casa Savoia. A queste considerazioni storico-politiche si aggiungeva
la profonda fede religiosa di Umberto alieno dalla violenza ed il suo senso di responsabilità
ed umanità perché fossero evitati nuovi morti.
Le quattro alternative erano
le seguenti: dimettere il Ministero ribelle e nominarne uno nuovo; tacere ed andare
avanti come se nulla fosse accaduto; rimanere-protestando; protestare e partire.
Il Re respinse subito i primi due mentre ci si soffermò sul terzo, in quanto alcuni
consiglieri ritenevano-che il Re con la sua sola presenza in Roma poteva esercitare una
influenza morale sulla Corte di Cassazione essere cioè l’unica vera forza per coloro
che intendevano rispettare la legge. Anche questa ipotesi fu però scartata per cui
rimase l’ultima e fu questa che il Re scelse. Si apriva però il problema di una
legittima protesta e quindi della stesura del proclama che partendo, Umberto II
avrebbe-indirizzato alla nazione. Proclama alto e preciso nella rivendicazione dei
diritti calpestati ma netto altrettanto nell’invito ai monarchici di astenersi da
qualsiasi atto di rivolta verso le nuove istituzioni.
I consiglieri del Re in questa
ultima mattina furono come già in precedenza il giurista Carlo Scialoia il senatore
Alberto Bergamini ed i politici Enzo Selvaggi e Roberto Lucifero che insieme con
Bergamini erano stati eletti alla Costituente nel già citato Blocco della Libertà
e, logicamente il Ministro della Real Casa. I “politici” erano per una risposta
forte e fino all’ultimo pregavano il Re, “Maestà non parta” ma tenuto conto della
volontà del Sovrano addivennero alla stesura di quel messaggio agli italiani dove
dopo una prima bozza in cui si definiva l’atto del Governo come un “colpo di
stato” si affermava egualmente chiaro e forte che si era trattato di “un gesto rivoluzionario
unilaterale ed arbitrario”, che aveva posto il Re nella alternativa da Lui rifiutata
“di provocare spargimento di sangue”. Così Umberto II compiva con la partenza per
l’esilio un “sacrificio nel supremo interesse della Patria” ma elevava al tempo
stesso una ferma protesta contro la violenza perpetrata. Ma a questa protesta il
Re faceva seguire coerente con la nobiltà del suo atteggiamento tenuto dal 5
giugno del 1944 un invito ai monarchici di continuare ad operare per il bene della
nazione sciogliendo infine quanti lo avevano prestato dal giuramento di fedeltà
al Re, ma non alla Patria.
Così alle ore 16,09 del 13 giugno
il velivolo “S.M.95”, ovvero un “Savoia Marchetti”, con a bordo Umberto II si levava
in volo dall’aeroporto di Ciampino, e contemporaneamente veniva ammainata la bandiera
tricolore con scudo sabaudo e corona reale dalla Torre del Quirinale.
CONSIDERAZIONI FINALI
Solo oggi dopo 72 anni si può
capire e constatare che ammainando quella bandiera che era quella del Risorgimento
e della Unità Nazionale non si ammainava un pezzo di stoffa ma un insieme di valori
dalla fedeltà, all’ onore all’ amor di Patria alla lealtà al senso del servizio
verso lo Stato ed il Sovrano, allo spirito unitario e nazionale, che avevano accompagnato
prima l’ascesa dell’Italia ed allora anche dopo lutti e dolori della guerra già
ne stavano accompagnando la ripresa della quale aveva posto le basi il vecchio Re
ed ora stava proseguendo il nuovo Sovrano, come tardivamente ed in molti casi ipocritamente
riconobbero anche gli avversari.
DOMENICO GIGLIO
Appendice:
- Proclama al popolo italiano in occasione
dell’ascenzione al trono - 10maggio 1946
- Messaggio del Re Umberto II all’atto della
partenza - 13 giugno 1946
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3) Vittorio Prunas Tola e Niccolò
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5) Gianni Oliva - “ Umberto II.
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7) Giovanni Artieri - “Cronaca del Regno d’Italia“ - volume II - edizioni Mondadori - Milano 1978
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è stato ripubblicato con il titolo “Umberto II - il Re Gentiluomo - Colloqui sulla
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9) Giovanni Semerano e
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10) Franco Malnati - “La grande
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12) Luigi Barzini - “La verità
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17) Fernando Etnasi - “Repubblica o Monarchia“ – edizioni Dies – 1966
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19) Francesco Cognasso - “I
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20) Alfredo De Donno - “I Re
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21) Oreste Genta - “S.M.Umberto II nei due anni di Regno“ - conferenza tenuta al Circolo REX il
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- editrice Simonelli -1998
23) Vincenzo Staltari -
“Umberto II”- editrice Istituto Teano - 2003
24) Franco Garofalo - “Un anno
al Quirinale“ - editrice Garzanti
25) Enrica Rodolo - “I Savoia”
- editrice Piemme - 1998
26) Silvio Bertoldi - “Savoia
- Album dei Re d’Italia“ - editrice Rizzoli - 1996
27) Aldo A. Mola - “Umberto II
di Savoia“ - editrice Giunti - 1996
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