NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 10 febbraio 2018

10 Febbraio



Caro Aldo
domani è il Giorno del Ricordo per i profughi istriani e dalmati. Nel 1992 Carlo Sgorlon, nel libro «La foiba grande», scriveva che le foibe istriane sono «ben più di mille»: gli diedero del pazzo, ma venne rivalutato quando un gruppo misto di speleologi giuliani e istriani eseguì la mappatura completa delle foibe che risultarono 1.730. Nel libro «Foibe» Gianni Oliva scrive: «gettare un uomo in una foiba significa considerarlo alla stregua di un rifiuto, gettarlo dove da sempre la gente istriana getta ciò che non serve più. La vittima sprofondata nell’antro viene cancellata nell’esistenza fisica, nel nome, nella memoria». Che cosa ne pensa Aldo?
Eros Tonini

Caro Eros
Penso che per troppo tempo delle foibe si sia parlato troppo poco. Nel liceo della mia città si studiava molto, certo più di quanto non si faccia adesso; ma delle foibe non ci parlò nessuno, né il professore di storia, marxista che ci fece saltare il pensiero medievale passando da Plotino agli umanisti, né la professoressa d’italiano, monarchica che arrivò in classe piangendo il giorno in cui morì in esilio Umberto II. La prima volta che ne sentii raccontare fu da un compagno di università, figlio di un profugo che aveva lasciato Pola con migliaia di compatrioti e la bara di Nazario Sauro. 
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