Caro Aldo,
domani è il Giorno del
Ricordo per i profughi istriani e dalmati. Nel 1992 Carlo Sgorlon, nel libro
«La foiba grande», scriveva che le foibe istriane sono «ben più di mille»: gli
diedero del pazzo, ma venne rivalutato quando un gruppo misto di speleologi giuliani
e istriani eseguì la mappatura completa delle foibe che risultarono 1.730. Nel
libro «Foibe» Gianni Oliva scrive: «gettare un uomo in una foiba significa
considerarlo alla stregua di un rifiuto, gettarlo dove da sempre la gente
istriana getta ciò che non serve più. La vittima sprofondata nell’antro viene
cancellata nell’esistenza fisica, nel nome, nella memoria». Che cosa ne pensa
Aldo?
Eros Tonini
Caro Eros,
Penso che per troppo
tempo delle foibe si sia parlato troppo poco. Nel liceo della mia città si
studiava molto, certo più di quanto non si faccia adesso; ma delle foibe non ci
parlò nessuno, né il professore di storia, marxista che ci fece saltare il
pensiero medievale passando da Plotino agli umanisti, né la professoressa
d’italiano, monarchica che arrivò in classe piangendo il giorno in cui morì in
esilio Umberto II. La prima volta che ne sentii raccontare fu da un compagno di
università, figlio di un profugo che aveva lasciato Pola con migliaia di
compatrioti e la bara di Nazario Sauro.
[...]
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