Il nostro modo di ricordare il 2 Giugno.
III) perdite in guerra:
I dati delle perdite in guerra
comunicati dal Sottosegretario Stampa e Propaganda « Documenti di vita italiana
» (Rivista « Oggi » del 14
agosto 1952) sono i seguenti (non computate le perdite dei civili e partigiani)
:
a)
Morti : ufficiali 4.716, sottufficiali e truppa 52.706, totale 57.422 (1)
b) Dispersi : ufficiali 5.947, sottuffic. e
truppa 118.523, totale 124.470
c)
Feriti e mutilati : uff. 6.351,
sottuff. e truppa 106.056 totale 112.407 (tale cifra non incide nel nostro
calcolo che eventualmente in minore parte per successive morti o grandi
mutilati impediti a votare)
d) morti contro i tedeschi 38.620
e) internati e prigionieri di guerra contro i tedeschi, morti più di 70 mila (ignorasi di quanto incida detta cifra con quella di cui al paragrafo II del precedente
specchio) 70.000 (1)
A tali cifre vanno aggiunte le perdite della guerra partigiana secondo i dati comunicati dalla Presidenza del Consiglio (a Il Nostro Tempo » del 31 agosto 1952)
Morti : 44.685
(di questi 35.525 partigiani combattenti; gli altri periti nella lotta o vittime di rappresaglia).
I mutilati e invalidi furono
21.580; tale cifra può incidere nel nostro calcolo per minore parte per
successive morti o grandi mutilati impediti a votare come per il comma c)
f) I morti per cause di guerra, per morte
violenta, per esecuzioni giudiziarie, per omicidi e suicidi (intervista del
Ministro Scelba in «Settimana Incom illustrata» anno V° del 5 luglio 1952 n. 27) risultano
nel 1943 38.541
nel 1944 53.768
nel 1945 22.410
Totale 449.916
g) A questi devono aggiungersi i morti ed uccisi
nei tragici giorni della liberazione; è nota la dolorosa polemica che va dalle
note dichiarazioni del Ministro Scelba di 1.732 alla cifra di 3oo.000; senza
entrare nel merito si ricorda, che nella sola città di Torino si è autorevolmente
parlato di oltre 5.000 morti. La somma delle perdite in guerra, e violente dà
un risultato di 449.906, che può essere arrotondato con calcolo prudenziale comprensivo
degli aumenti di cui alle lettere c) e e)
in almeno 500.000
IV) D.L.L. n. 149 in data 26 aprile 1946.
A) le forze armate della R.S.I. (2)
B) esclusi per sanzioni anti fasciste
prudenzialmente
calcolati in 25.000
Pag. 81.82.
La Forza effettiva dell'esercito della R.S.I.
era la seguente (3) :
ESERCITO |
|
|
||
4 Divisioni di fanteria |
50.000 |
|
||
Battaglioni costieri e del genio |
78.000 |
|
||
Reparti autonomi di volontari |
12.000 |
|
||
Reparti territoriali, (comandi ecc.) |
3.000 |
|
||
|
143.000 |
|||
|
||||
M A R I N A |
|
|
||
Divisione Decima |
6.000 |
|
||
Reparti naviganti e servizi |
20.000 |
|
||
|
|
26.000 |
||
|
||||
AERONAUTICA |
|
|||
Reparti paracadutisti « Nembo » e « Folgore » |
4.000 |
|||
Reparti di volo e servi |
25.000 |
|||
Controaeree |
50.000 |
|||
|
79.000
ITALIANI VOLONTARI IN AUSILIO
A TRUPPE TEDESCHE
Legione Truppe S.S. Italiane |
10.000 |
Battaglioni nebbiogeni del Baltico |
22.000 |
Volontari isolati nelle Forze armate germaniche |
90.000 |
122.000
GUARDIA NAZIONALE REPUBBLICANA
(Dopo il 1 Gennaio 1945 nell'esercito) 150.000
del
300.000
85.000
25.000
532.000
530.000
LAVORATORI MILITARIZZATI
Ispettorato del lavoro |
40.000 |
Volontari delle organizzazioni Todt e Speer |
120.000 |
Volontari militarizzati in Germania |
100.000 |
410.000
Totale
generale 780.000; dei quali ufficiali esclusi dal voto circa 25.000
Ufficiali effettivi M.V.S.N. in SPE all'8-9-1943 circa 2000
Componenti
delle brigate nere 30.000
e reparti speciali di polizia politica 15000
(Pavolini diede
disposizione che tutti i componenti del Partito fascista repubblicano dovessero
considerarsi militi della rivoluzione; così le reclute esuberanti che avrebbero
dovuto formare altre cinque divisioni furono impiegate nelle formazioni di
partito (2).
Con nota n.
648 in data 16 gennaio 1953 il Dottor Pino Romualdi «Lotta politica» comunicò :
a)
«I tesserati del P.F.R. erano circa 500.000;
b)
«Gli epurati invece sono stati molto di più.
Calcolerei queste cifra non facile a precisare oltre il milione e mezzo »...
Difficile è il
computo esatto di quanti furono esclusi dalle commissioni elettorali; è noto
però che le amministrazioni rosse esclusero il maggior numero possibile,
presumibilmente può calcolarsi con calcolo prudenziale per la lettera a) sulla
base del 10 %.
b) epurati e loro congiunti
sulla base almeno del 20 per cento Detenuti nelle carceri e nei
campi di concentramento da 80 a 90 mila B) Esclusi per sanzioni
antifasciste prudenzialmente calcolati in |
300.000 85.000 25.000
|
Totale 532.000
Per arrotondamento 530.000
V) Reduci, sfollati;
elettori senza certificato elettorale.:
a) reduci
ai quali per cause varie non fu rilasciato il certificato elettorale;
b) sfollati
non risultanti dal registro di popolazione;
c) coloro che non ricevettero il certificato elettorale o che lo ricevettero errato.
Il Prof. Agostino Padoan
riportò in un suo studio i seguenti dati :
Reggio Calabria 17,25% (certificati giacenti)
Benevento 17,25% »
Messina 14% »
Catanzaro (circoscriz.) 15,6o% »
Palermo 18% »
Roma 15% »
Per i minori circa 5% »
Sulla cifra della popolazione
comunicata dal Ministero dell'Interno sui 28 milioni, o più presumibilmente sui
26.400.000 massimo calcolo di possibili elettori facendo una media sulla cifra
di cui ai paragrafi a), b), c), tenendo conto di coloro che per qualsiasi
motivo non poterono votare, e, delle tabelle precedenti, si ha sempre una cifra
da 3.500.000 a 4.000.000 che è da detrarsi dai possibili elettori.
Se pure, come è ben noto, i
calcoli statistici non basati su dati sicuri, abbiano sempre un valore relativo,
tanto che su uno stesso fatto, quasi come per le perizie scientifiche dei
processi, si possono sostenere tesi contrastanti tuttavia i dati sopra esposti
rispondono a dati ufficiali con presunzioni fondate di attendibilità.
Essi rispondono a situazioni
di fatto a tutti note e devono essere integrate da un sicuro aumento dei voti
nulli per le stesse dichiarazioni di persona al Governo di quel periodo. Altro
fatto notorio sono i certificati duplicati, triplicati, i voti per interposte
persone, casi che se qualche volta potranno essersi verificati per le due parti
in lotta, superano di gran lunga per la parte repubblicana coincidente in gran
parte con quella estremista (4).
Un semplice computo di aumento di voti nulli e di una percentuale a vantaggio della Monarchia che avrebbero certamente dato i voti della Venezia Giulia e di Bolzano e dei militari in territori esteri e dei 'prigionieri di guerra rimpatriati annulla largamente la maggioranza secondo la interpretazione governativa, circa la sua reale consistenza.
La maggioranza calcolata
secondo la legge, anche estraendo dagli elementi sopra elencati, non raggiunge
nemmeno lontanamente la maggioranza «qualificata» che l'On. Le De Gasperi
Presidente del Consiglio reputano necessarie per un eventuale mutamento
istituzionale (discorso di Predazzo 31 agosto 1952); la maggioranza calcolata
secondo la tesi governativa non raggiunge il 55%; in Belgio un non dimenticato
e già citato «referendum», che diede una maggioranza di circa il 57% a
favore del Re, non fu giudicato sufficiente dall'On. Le Spaak e dai
sommovimenti di piazza.
Tanto più da apprezzarsi il
contegno del Re, che spontaneamente aveva promesso un secondo «referendum» nel
caso di una maggioranza troppo esigua (ved. Cap. VIII).
Vi è chi ha escluso la
possibilità di un notevole scarto tra la cifra ufficialmente comunicata il 21
giugno di 28:021.375 di elettori e la realtà.
Rilevata però la differenza
che risulta dal confronto con i risultati delle amministrative verificatosi
solo qualche mese prima in 5722 comuni aventi una popolazione (censimento 1936)
di oltre 30.000.000, dove si è votato con una percentuale dell'82,3% in
confronto dell'89,1% ufficialmente ammesso per—il «referendum», gli obiettori
sostengono che tale percentuale non può escludersi a priori e così concludono:
«Infine nell'ipotesi limite
che si riuscissero ad accertare delle differenze fra votanti effettivi e
votanti ufficiali tali da abbassare l'89% al livello della percentuale
verificatosi nelle amministrative (cioè 23.000.000 di votanti in luogo di 25
milioni), ed ammettendo che esse gravino tutte a favore della parte in
maggioranza si ridurrebbe il margine di questa fin quasi ad annullarlo ma
non si sarebbe ancora in condizione di affermare una inversione nell'esito del «referendum».
Tali conclusioni di obiettori
prescindono però dalle inconfutabili asserzioni sopra. riferite che non solo
infirmano ma possono capovolgere il risultato del «referendum». E che questo
sia infirmabile ce ne ha dato conferma il Ministro Scelba nel noto discorso del
16 aprile 1948 in piazza del Popolo riportato nella «premessa». Così ci pare di
potere obiettivamente concludere:
Le serene ammissioni che
obbiettivamente riconoscono una non probabilità ma una possibilità di
accertamento delle differenze fra votanti ufficiali e votanti effettivi non
tengono conto di tre elementi base sulla consultazione del «referendum» secondo
la legge:
1.
La mancanza dell'espressione della
volontà di voto da parte delle provincie italiane di Bolzano, della Venezia
Giulia, dei prigionieri di guerra, degli esclusi dal voto, tacendo degli
italiani all'estero;
2.
Dal computo dei «votanti» e non dei soli
voti validi;
3. Dei «brogli elettorali» di cui ha parlato pubblicamente lo stesso Ministro Scelba.
(1) Il Presidente del Consiglio nel discorso di
Redipuglia del 4 novembre 1952 ricordò «sia gli ottantacinquemila caduti che
riposano nei cimiteri italiani sia i duecentomila forse che nel combattimento o
in prigionia lasciarono la vita
(2) Emilio Canevari - « Graziani
mi ha detto » Mago-Spinetti Bd.ri Roma. nelle terre di tutti i continenti.
(3) id. pag. 175-76.
(4) Confronto dei voti riportati dalla
Repubblica e dai socialcomunisti (da a La monarchia e il fascismo » di Mario
Viana ed. « L'Arnia » pag. 662 e seg.) :
dalla Repubblica 12.717.923
dai socialcomunisti 9.117.703
residuano 3.600.220
voti dati dai d.c., liberali, u.q., p.r.i.,
ecc. La d.c. ha avuto circa 9 milioni di voti, quindi la grande maggioranza
d.c. ha votato monarchia, se pure risulta che non pochi socialisti
hanno votato in tale senso.
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