NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 2 giugno 2021

Il libro azzurro sul referendum - XXI cap - 8

 Il nostro modo di ricordare il 2 Giugno.



III) perdite in guerra:

I dati delle perdite in guerra comunicati dal Sottosegretario Stampa e Propaganda « Documenti di vita italiana » (Rivista « Oggi » del 14 agosto 1952) sono i seguenti (non computate le perdite dei civili e partigiani) :

a)   Morti : ufficiali 4.716, sottufficiali e truppa 52.706, totale 57.422 (1)

b)   Dispersi : ufficiali 5.947, sottuffic. e truppa 118.523, totale 124.470

c)    Feriti e mutilati : uff. 6.351, sottuff. e truppa 106.056 totale 112.407 (tale cifra non incide nel nostro calcolo che eventualmente in minore parte per successive morti o grandi mutilati impediti a votare) 

d) morti contro i tedeschi 38.620

e)    internati e prigionieri di guerra contro i tedeschi, morti più di 70 mila (ignorasi di quanto incida detta cifra con quella di cui al paragrafo II del precedente 

specchio)                                                     70.000 (1)

A tali cifre vanno aggiunte le perdite della guerra partigiana secondo i dati comunicati dalla Presidenza del Consiglio (a Il Nostro Tempo » del 31 agosto 1952)

Morti :                                                           44.685

(di questi 35.525 partigiani combattenti; gli altri periti nella lotta o vittime di rappresaglia).

I mutilati e invalidi furono 21.580; tale cifra può incidere nel nostro calcolo per minore parte per successive morti o grandi mutilati impediti a votare come per il comma c)

f) I morti per cause di guerra, per morte violenta, per esecuzioni giudiziarie, per omicidi e suicidi (inter­vista del Ministro Scelba in «Settimana Incom illu­strata» anno V° del 5 luglio 1952 n. 27) risultano

nel 1943                                         38.541

nel 1944                                          53.768

nel 1945                                         22.410

Totale 449.916

g) A questi devono aggiungersi i morti ed uccisi nei tragici giorni della liberazione; è nota la dolorosa pole­mica che va dalle note dichiarazioni del Ministro Scelba di 1.732 alla cifra di 3oo.000; senza entrare nel merito si ricorda, che nella sola città di Torino si è autorevol­mente parlato di oltre 5.000 morti. La somma delle perdite in guerra, e violente dà un risultato di 449.906, che può essere arrotondato con calcolo prudenziale com­prensivo degli aumenti di cui alle lettere c) e e)

in almeno                                                    500.000

IV) D.L.L. n. 149 in data 26 aprile 1946.

A)   le forze armate della R.S.I. (2)

B)   esclusi per sanzioni anti fasciste prudenzialmente

calcolati in                                                     25.000


Pag. 81.82.

 

La Forza effettiva dell'esercito della R.S.I. era la seguente (3) :

ESERCITO

 

 

4 Divisioni di fanteria

50.000

 

Battaglioni costieri e del genio

78.000

 

Reparti autonomi di volontari

12.000

 

Reparti territoriali,                       (comandi ecc.)

3.000

 

 

143.000

 

M A R I N A

 

 

Divisione Decima

6.000

 

Reparti naviganti e servizi

20.000

 

 

 

26.000

 

AERONAUTICA

 

Reparti paracadutisti « Nembo » e « Folgore »

4.000

Reparti di volo e servi

25.000

Controaeree

50.000

 

79.000

ITALIANI VOLONTARI IN AUSILIO
A TRUPPE TEDESCHE

Legione Truppe S.S. Italiane

10.000

Battaglioni nebbiogeni del Baltico

22.000

Volontari isolati nelle Forze armate germaniche

90.000

122.000

GUARDIA NAZIONALE REPUBBLICANA

(Dopo il 1 Gennaio 1945 nell'esercito)      150.000


del

300.000

85.000

25.000

532.000

530.000

LAVORATORI MILITARIZZATI

Ispettorato del lavoro

40.000

Volontari delle organizzazioni Todt e Speer

120.000

Volontari militarizzati in Germania

100.000

410.000

Totale generale 780.000; dei quali ufficiali esclusi dal voto circa 25.000

Ufficiali effettivi M.V.S.N. in SPE all'8-9-1943 circa 2000

Componenti delle brigate nere 30.000

e reparti speciali di polizia politica 15000

(Pavolini diede disposizione che tutti i componenti del Partito fascista repubblicano dovessero considerarsi militi della rivoluzione; così le reclute esuberanti che avrebbero dovuto formare altre cinque divisioni furono impiegate nelle formazioni di partito (2).

Con nota n. 648 in data 16 gennaio 1953 il Dottor Pino Romualdi «Lotta politica» comunicò :

a)    «I tesserati del P.F.R. erano circa 500.000;

b)   «Gli epurati invece sono stati molto di più. Calcolerei queste cifra non facile a precisare oltre il mi­lione e mezzo »...

Difficile è il computo esatto di quanti furono esclusi dalle commissioni elettorali; è noto però che le amministrazioni rosse esclusero il maggior numero possibile, presumibilmente può calcolarsi con calcolo prudenziale per la lettera a) sulla base del 10 %.

b) epurati e loro congiunti sulla base almeno del

20 per cento

Detenuti nelle carceri e nei campi di concentramento

da 80 a 90 mila

B) Esclusi per sanzioni antifasciste prudenzialmente

calcolati in

300.000 85.000

25.000

 

Totale        532.000

Per arrotondamento     530.000

V) Reduci, sfollati; elettori senza certificato elettorale.:

a)   reduci ai quali per cause varie non fu rilasciato il certificato elettorale;

b)   sfollati non risultanti dal registro di popolazione;

c)    coloro che non ricevettero il certificato elettorale o che lo ricevettero errato.

Il Prof. Agostino Padoan riportò in un suo studio i seguenti dati :

Reggio Calabria 17,25% (certificati giacenti)

Benevento 17,25%      »

Messina     14%  »

Catanzaro (circoscriz.) 15,6o%      »

Palermo     18%  »

Roma         15%  »

Per i minori circa 5%    »

Sulla cifra della popolazione comunicata dal Ministero dell'Interno sui 28 milioni, o più presumibilmente sui 26.400.000 massimo calcolo di possibili elettori facendo una media sulla cifra di cui ai paragrafi a), b), c), tenendo conto di coloro che per qualsiasi motivo non poterono votare, e, delle tabelle precedenti, si ha sempre una cifra da 3.500.000 a 4.000.000 che è da detrarsi dai possibili elettori.

Se pure, come è ben noto, i calcoli statistici non basati su dati sicuri, abbiano sempre un valore relativo, tanto che su uno stesso fatto, quasi come per le perizie scientifiche dei processi, si possono sostenere tesi con­trastanti tuttavia i dati sopra esposti rispondono a dati ufficiali con presunzioni fondate di attendibilità.

Essi rispondono a situazioni di fatto a tutti note e devono essere integrate da un sicuro aumento dei voti nulli per le stesse dichiarazioni di persona al Governo di quel periodo. Altro fatto notorio sono i certificati duplicati, triplicati, i voti per interposte persone, casi che se qualche volta potranno essersi verificati per le due parti in lotta, superano di gran lunga per la parte repubblicana coincidente in gran parte con quella estre­mista (4).

Un semplice computo di aumento di voti nulli e di una percentuale a vantaggio della Monarchia che avrebbero certamente dato i voti della Venezia Giulia e di Bolzano e dei militari in territori esteri e dei 'prigio­nieri di guerra rimpatriati annulla largamente la maggioranza secondo la interpretazione governativa, circa la sua reale consistenza.

La maggioranza calcolata secondo la legge, anche estraendo dagli ele­menti sopra elencati, non raggiunge nemmeno lontanamente la maggio­ranza «qualificata» che l'On. Le De Gasperi Presidente del Consiglio reputano necessarie per un eventuale mutamento istituzionale (discorso di Predazzo 31 agosto 1952); la maggioranza calcolata secondo la tesi gover­nativa non raggiunge il 55%; in Belgio un non dimenticato e già citato «referendum», che diede una maggioranza di circa il 57% a favore del Re, non fu giudicato sufficiente dall'On. Le Spaak e dai sommovimenti di piazza.

Tanto più da apprezzarsi il contegno del Re, che spontaneamente aveva promesso un secondo «referendum» nel caso di una maggioranza troppo esigua (ved. Cap. VIII).

Vi è chi ha escluso la possibilità di un notevole scarto tra la cifra uffi­cialmente comunicata il 21 giugno di 28:021.375 di elettori e la realtà.

Rilevata però la differenza che risulta dal confronto con i risultati delle amministrative verificatosi solo qualche mese prima in 5722 comuni aventi una popolazione (censimento 1936) di oltre 30.000.000, dove si è votato con una percentuale dell'82,3% in confronto dell'89,1% ufficialmente ammesso per—il «referendum», gli obiettori sostengono che tale percentuale non può escludersi a priori e così concludono:

«Infine nell'ipotesi limite che si riuscissero ad accertare delle differenze fra votanti effettivi e votanti ufficiali tali da abbassare l'89% al livello della percentuale verificatosi nelle amministrative (cioè 23.000.000 di votanti in luogo di 25 milioni), ed ammettendo che esse gravino tutte a favore della parte in maggioranza si ridurrebbe il margine di questa fin quasi ad annullarlo ma non si sarebbe ancora in condizione di affermare una inversione nell'esito del «referendum».

Tali conclusioni di obiettori prescindono però dalle inconfutabili asser­zioni sopra. riferite che non solo infirmano ma possono capovolgere il risultato del «referendum». E che questo sia infirmabile ce ne ha dato conferma il Ministro Scelba nel noto discorso del 16 aprile 1948 in piazza del Popolo riportato nella «premessa». Così ci pare di potere obiettiva­mente concludere:

Le serene ammissioni che obbiettivamente riconoscono una non pro­babilità ma una possibilità di accertamento delle differenze fra votanti ufficiali e votanti effettivi non tengono conto di tre elementi base sulla consultazione del «referendum» secondo la legge:

1.   La mancanza dell'espressione della volontà di voto da parte delle provincie italiane di Bolzano, della Venezia Giulia, dei prigionieri di guer­ra, degli esclusi dal voto, tacendo degli italiani all'estero;

2.   Dal computo dei «votanti» e non dei soli voti validi;

3.   Dei «brogli elettorali» di cui ha parlato pubblicamente lo stesso Ministro Scelba.


(1) Il Presidente del Consiglio nel discorso di Redipuglia del 4 novembre 1952 ricordò «sia gli ottantacinquemila caduti che riposano nei cimiteri italiani sia i duecentomila forse che nel combattimento o in prigionia lasciarono la vita

(2) Emilio Canevari - « Graziani mi ha detto » Mago-Spinetti Bd.ri Roma. nelle terre di tutti i continenti.

(3) id. pag. 175-76.

(4) Confronto dei voti riportati dalla Repubblica e dai socialcomunisti (da a La monarchia e il fascismo » di Mario Viana ed. « L'Arnia » pag. 662 e seg.) :

dalla Repubblica 12.717.923

dai socialcomunisti 9.117.703

residuano  3.600.220

voti dati dai d.c., liberali, u.q., p.r.i., ecc. La d.c. ha avuto circa 9 milioni di voti, quindi la grande maggioranza d.c. ha votato monarchia, se pure risulta che non pochi socialisti hanno votato in tale senso.

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