Emilio Del Bel Belluz
Dopo 2 mesi dalla conquista del titolo Carnera fa ritorno in Italia. Quando era ancora in America non aveva avuto un momento di tranquillità. I suoi amici gli organizzarono ogni tipo di avvenimento, a cui era presente sempre tanta gente che lo voleva conoscere, farsi fare un autografo o una fotografia, anche molte attrici lo corteggiavano per farsi pubblicità: tutto ciò non sarebbe stato possibile se non fosse diventato il campione del mondo. A Primo piaceva sentirsi ripetere che il suo successo aveva onorato l’Italia nel mondo e che molti italiani emigrati in altri Paesi si sentivano fieri di essere un loro connazionale. Alcuni di loro avevano preso un cognome straniero ed ora ne erano pentiti. Carnera era diventato un fenomeno mondiale. I giornali riportavano delle sue note biografiche, gli americani volevano sapere tutto sulla sua vita. La sua storia era quella di un uomo venuto dal nulla. Se solo pochi anni prima fosse venuto in America come lavoratore lo avrebbe fatto come uno dei tanti italiani che viaggiavano in terza classe. Molte volte pensava al suo arrivo in Francia con la valigia di cartone. Nella sua mente però c’era un pensiero che lo assillava: sapeva che tutto questo sarebbe finito e la consapevolezza che tanta di quella gente si sarebbe dimenticata di lui. Una sera davanti a una buona bottiglia di vino si era confidato con un’ attrice che gli aveva fatto mille domande, davanti a un giornalista. La donna era molto bella, i capelli biondi che le scendevano sulle spalle, il viso dai lineamenti dolci e gli occhi azzurri che sembravano dipinti da un pittore. Quella sera si sentì trasportare in un mondo effimero. La ragazza raccontava della sua vita, delle difficoltà di fare dei film in quel periodo difficile che coinvolgeva anche il mondo del cinema. Carnera l’ascoltava anche se l’ora s’era fatta tarda, ma la stanchezza non lo aveva ancora sopraffatto. Il giornalista che era con loro, ad un certo punto, li lasciò, doveva tornare al giornale. Carnera stringendogli la mano, gli chiese per quale testata giornalistica lavorasse e se sarebbe uscito l’articolo. Il giornalista gli diede il suo biglietto da visita e lo salutò con un sorriso, anzi con una pacca sulle spalle e un augurio, sapeva che tra qualche giorno sarebbe ritornato in Italia. Quella sera la passò con la giovane dai capelli d’oro, e dal sorriso che sapeva essere unico. Nei giorni successivi iniziò i preparativi per il ritorno in Italia. All’inizio di settembre s’imbarcò sulla nave Conte di Savoia. Con sé aveva portato tante casse di regali e tra queste ve ne era una ripiena di giornali che parlavano di lui. Vi aveva accluso anche l’articolo uscito qualche giorno prima di quel giornalista che lo aveva intervistato con la ragazza dai biondi capelli di cui sentiva ancora addosso il profumo della sua pelle, e i suoi baci. Nell’articolo si vedeva anche una bella foto dei due, che faceva pensare ad una possibile storia sentimentale. Tra le tante cose che aveva deciso di portare in Italia c’era anche una Lincoln Limousine, che gli era piaciuta molto. Per un solo attimo pensò allo stupore dei suoi paesani alla vista della grande ed elegante auto, acquistata con i proventi della boxe. Il viaggio in nave non fu diverso dal solito, la gente lo voleva salutare e gli chiedeva cosa c’era nel suo cuore ora che tornava in Italia. Carnera con il suo solito modo affabile, rispondeva che era molto felice nel poter tornare in patria e che la nostalgia lo possedeva quotidianamente . Gli sembravano eterni i giorni che avrebbe dovuto fare per giungervi. Nel suo cuore era rimasto un bambino, e pensava spesso a sua madre e a cosa gli avrebbe detto. Quando giunse in Italia venne accolto da tanta gente che lo amava e lo acclamava. Dopo qualche tempo fu ricevuto dal Duce e dai suoi figli che lo ammiravano. Primo davanti al Duce si commosse, soprattutto, quando quell’incontro fu immortalato dai fotografi. Mussolini si sentiva fiero che la camicia nera Primo Carnera avesse onorato l’Italia, portando alta la bandiera del suo Paese. Il Duce espresse i suoi sentimenti di stima e gli fece mille raccomandazioni per il proseguimento della sua impresa. Il pugile gli disse che si sarebbe distinto con il massimo impegno. I giornali riportavano tanti articoli sulla visita fatta a Mussolini. La Gazzetta dello Sport scriveva: “ Il primo pugilatore italiano che abbia conquistato un campionato mondiale riceve con questo encomio uno dei più grossi premi cui possa aspirare un soldato del Fascismo: l’elogio solenne del Comando Generale della Milizia, che della camicia nera della LV Legione Alpina friulana addita ad esempio soprattutto la tenacia e la volontà di vittoria, le qualità che maggiormente debbono onorare gli italiani nuovi”. Carnera che era una persona molto generosa disse che, se la sua prossima difesa si fosse svolta a Roma, avrebbe donato tutto l’incasso all’ Opera Balilla. Questa sua decisone fece capire a Mussolini che era fedele al popolo italiano e che gli voleva bene. Al Duce volle raccontare che dopo la sua conquista del titolo mondiale, i negozi di alcune città avevano collocato in vetrina le loro foto e che molti italiani migrati in America gli chiedevano notizie su di lui. La visita al Duce si concluse nel migliore dei modi. Mussolini gli consegnò una medaglia d’oro che era stata coniata per ricordare un martire del fascismo e veniva data a quelli che onoravano il Paese, e lui era uno di quelli. Lasciata la sede del governo Carnera non vedeva l’ora di andare da sua madre a raccontarle le grandi emozioni che aveva provato. Si fermò ancora alcuni giorni nella capitale per partecipare ad alcune manifestazioni. Raggiunse Sequals con la sua fiammante Lincon, fatta guidare dal suo amato fratello. I tanti regali acquistati a Roma sarebbero giunti a parte. La festosa accoglienza che ricevette il campione non l’avrebbe mai dimenticata, anche se fosse vissuto mille anni. Le strade del paese erano addobbate da bandiere tricolori con lo stemma del Re. Il constatare di essere considerato, nonostante i lunghi periodi di assenza, ancora parte integrante della comunità di Sequals, lo rendeva molto felice. Il primo abbraccio affettuoso davanti a Villa Carnera lo ebbe dalla mamma. Questa donna lo attendeva da mesi, perché dal giorno della vittoria era passato molto tempo. La gente avvertita dell’arrivo di Carnera si era riversata in strada per raggiungere la villa del campione. Nel parco davanti casa erano stati posti dei tavolini con sopra delle damigiane di vino e del cibo che molti avevano portato di loro spontanea volontà. Carnera, nel sentire le voci della sua gente, era l’uomo più appagato del mondo. Alla festa non poteva mancare il prete, che lo abbracciò raccontandogli subito che l’immagine della Madonna della chiesa non era mai stata così illuminata, sia prima del suo combattimento, che dopo l’esito positivo. Il vecchio parroco gli disse subito che lo aspettava domenica per la Santa Messa e che non poteva mancare. Primo gli fece un sorriso e lo rassicurò sulla sua presenza e gli riferì che in ogni posto del mondo in cui s’era trovato, aveva sempre presenziato alla celebrazione della santa messa e che ciò lo faceva sentire a casa. L’immagine del crocefisso, del Gesù sofferente, lo commuoveva sempre. La gioia non dura sempre, ma l’emozione di un momento dura per tutta la vita. Carnera gli porse del denaro da destinare ai poveri, era a conoscenza di ciò, perché sua madre gli aveva scritto che c’erano della famiglie nel bisogno e nel dolore. Il vecchio curato lo abbracciò e gli disse che se la sua maestra fosse viva lo avrebbe ancora di più amato. Quella cara maestra, che era stata l’angelo di loro ragazzi, li aveva istruiti con una pazienza davvero unica. Carnera nei prossimi giorni l’avrebbe ricordata andando al cimitero. Così faceva ogni volta che tornava a casa, un fiore non poteva mancare assieme a una lacrima. Primo trascorse i giorni successivi con gli amici, che venivano a trovarlo e con i giornalisti che volevano intervistarlo. Riuscì a fare una visita a Udine, dove era stato invitato ad inaugurare una scuola, dedicata a un caduto della Grande Guerra sul Grappa. La gente era numerosa ed entusiasta della sua presenza, s’intrattenne con le autorità e con tutti quelli che desideravano conoscerlo. Carnera in ogni posto dove andasse, cercava un regalo per sua madre. Quella donna lo aveva cresciuto con molti sacrifici. Qualche giorno dopo, mentre si trovava con gli amici al Bottegon a giocare a carte, vennero a trovarlo il suo manager e il suo allenatore Paul Journée, dicendogli che avevano concluso un accordo per farlo combattere a Roma, nel mese di ottobre. L’avversario sarebbe stato il basco Paulino Uzcudum. Nell’incontro lo sfidante metteva in gioco la cintura europea dei pesi massimi che aveva strappato a Spalla. Primo ribadì ancora che l’incasso fosse devoluto all’Opera Balilla. Questa scelta non aveva soddisfatto il suo manager ma se questo era il suo desiderio non voleva contraddirlo. Primo era arrivato a Sequals da due settimane, la buona cucina della adorata mamma lo aveva fatto ingrassare di alcuni chili che dovevano essere smaltiti, in breve tempo. Gli allenamenti sarebbero iniziati l’indomani mattina. Alle cinque, indossando alcuni maglioni pesantissimi, iniziava la nuova avventura. Bisognava ritrovare la forma perduta. All’incontro avrebbe presenziato il Duce assieme ai figli e non si poteva deluderli per nessun motivo.
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