NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 6 giugno 2021

Capitolo XXIX : La conquista del titolo mondiale

 

 di Emilio Del Bel Belluz


 

 Il 29 giugno del 1933 fu una data storica per l’Italia fascista. Il rappresentante più forte della italianità, Primo Carnera salì sul ring tra una folla che lo accolse con tripudio e tanti italiani con la bandiera Sabauda inneggiavano all’Italia ed al campione. Un grande momento stava vivendo la boxe e l’Italia. Carnera, salendo sul ring, ringraziò la gente che lo applaudiva, con sé aveva la bandiera Sabauda, quella che gli aveva donato la sua maestra e che aveva portato in giro per il mondo. Quella sera la sua fede in Dio era la sua forza maggiore. Quel giorno l’avrebbe ripagato di tante delusioni. Osservò la gente che applaudiva il campione americano Jack Sharkey che salutava la folla. In cuor suo Primo si emozionò quando suonarono la marcia Reale. La gente seduta a bordo ring era composta da persone abbienti, tra cui molte donne, ma Carnera pensava solo alla sfida che l’attendeva. Dopo i preliminari il combattimento ebbe inizio, era così emozionato come se fosse stato il primo match della sua vita. Era teso e speranzoso allo stesso tempo, aveva già combattuto contro Sharkey perdendo l’incontro ed ora non poteva fallire. “Nella prima ripresa Sharkey inizia l’incontro attaccando vivacemente. I due avversari vengono in “ clinch” per tre volte. Sharkey tira deboli sinistri alla faccia. Carnera replica con poderosi sinistri al corpo e costringe l’avversario alle corde per due volte. Leggero vantaggio per Carnera. Nella seconda ripresa Sharkey martella poderosamente e velocemente al corpo, costringendo Carnera a tenersi sulla difensiva e ad indietreggiare. Sharkey cambia gioco e tira alla faccia. La maggior parte dei colpi va a segno. Netto vantaggio di Sharkey. Nella terza ripresa Carnera passa all’offensiva, che però non assume forma violenta. Egli sferra deboli sinistri alla faccia e alla testa. Sharkey incassa, e poi contrattacca, scagliando rapidi diretti che costringono Carnera alle corde. Carnera però non risente alcun danno, e replica. Sharkey intensifica i diretti, che Carnera riceve sorridendo. Il “ round “ assicura un vantaggio a Sharkey. Carnera passa all’offensiva. Nella quarta ripresa Sharkey cambia in parte la sua tattica. Egli sferra violenti diretti alla faccia, che Carnera para in parte. L’italiano passa subito al contrattacco e mette l’avversario sulla difensiva. Sharkey incassa, ma in qualche momento vacilla. Segue un “ clinch “. L’arbitro ammonisce Carnera a smettere il “clinch”. Vantaggio pari. Nella quinta ripresa Carnera attacca con grande aggressività che sconcerta e disorienta Sharkey. L’italiano scaglia incessantemente i suoi formidabili sinistri alla testa e alla faccia. Sharkey tenta, debolmente, di replicare, ma è subito costretto a parare. Sharkey spesso vacilla. Si ha nuovamente un “clinch”, e l’arbitro ammonisce Carnera di tenersi alla debita distanza. Il suono del “gong” salva Sharkey da un'altra scarica di sinistri. Netto vantaggio di Carnera. Nella sesta ripresa Carnera apre l’attacco con agilità e aggressività felina, che sorprendono tutti. L’italiano costringe Sharkey, sotto una granuola di “ crochets” e di sinistri, alle corde. Sharkey si abbatte su di un ginocchio, e appare stanco. Si ha netta la sensazione che Sharkey non potrà resistere a lungo. Sharkey si rialza, e tenta di colpire alla faccia. Carnera si scaglia come una tigre, e sferra un formidabile” uppercut “ destro alla testa dell’avversario. Questi traballa, e cade con la faccia in giù. L’arbitro corre accanto e comincia a contare. Al conto di nove, però, Sharkey non si rialza. L’arbitro allora alza il braccio di Carnera in alto, e lo dichiara vittorioso per “ knockout”, proclamandolo campione mondiale assoluto dei pesi massimi. Il campionato così va per la prima volta all’Italia. La folla accoglie la vittoria dell’italiano con evviva formidabili, mentre parecchie migliaia di italiani fanno una formidabile ovazione, gridando: “ Evviva l’Italia!”. Si calcola che il numero degli spettatori sia stato inferiore ai 50.000. Salendo sul “ring”, i due pugili sono stati accolti da un’ entusiastica ovazione. Fino all’ultimo momento Carnera era stato dato per favorito nelle scommesse, che davano l’italiano per 6 a 3. Fra i presenti si trovavano Tunney e Loughran e numerose personalità della colonia italiana, con alla testa le autorità consolari. Fresco e sorridente il vincitore lascia la pedana. La sesta ripresa è durata due minuti e ventisette secondi. Sharkey è stato sollevato e portato di peso nel suo angolo, e sono occorsi parecchi minuti prima che riprendesse i sensi e fosse in grado di scendere dalla pedana. Le folle amano sempre vedere nei grandi campioni vittoriosi il successo della propria razza e della propria bandiera. Le competizioni sportive sono sempre state gare di folle animate da nobile emulazione nazionale. La vittoria di Carnera è, quindi, vittoria italiana: la più alta e la più ambita perché è la prima vittoria mondiale conquistata in uno sport che pareva sino a ieri riservare il primato agli anglosassoni e più particolarmente agli americani. Ma l’attesa e l’interesse del pubblico italiano sono stati questa volta maggiori del solito perché la folla ha sentito che questa vittoria era guadagnata non solo dalla eccezionale forza del nostro pugile, ma anche dallo spirito trionfante in ogni campo dell’Italia fascista. Nessun Regime ha curato e cura quanto quello fascista la integrità della razza e la educazione fisica della gioventù. Il mutamento benefico operatosi in questi undici anni nelle leve dei ventenni è stato meraviglioso. Aggiungete a questa nuova realtà, l’entusiasmo delle folle per tutti i campioni vittoriosi e la trionfante atmosfera di trionfo che li circonda e li sospinge in terra italiana e in terra straniera, e vedrete che le vittorie sportive che si susseguono da qualche anno in tutti i campi, di individui come di squadre, nell’automobilismo come nel ciclismo, nella scherma come nel pugilato e nel calcio ( senza dire il prodigio della nostra Aviazione che va notato in tutt’altra sede) non sono il prodotto della fortuna o del caso, ma il risultato logico e incontestabile di una politica e di un Regime. Nel caso di Carnera v’è qualche cosa di più. Carnera in un tempo non fascista sarebbe stato perduto per l’Italia. Sarebbe stato naturalizzato francese o inglese o americano. Sarebbe stato uno di quegli emigranti cacciati dal bisogno del loro suolo in muta rivolta verso la propria terra avara. Nell’Italia di Mussolini questo delitto contro la natura non ha potuto compiersi. La voce della coscienza nazionale è stata immediatamente più forte del piccolo intrigo che sembrò poter togliere all’oscuro boscaiolo friulano il diritto di essere cittadino della sua Patria. Ecco come il Fascismo dà frutti splendidi e inattesi in ogni campo. Carnera oggi ha vinto e la sua forza è stata pari all’attesa e all’orgoglio di tutta la Nazione. La manifestazione degli spettatori italiani è stata travolgente. La vittoria sarà celebrata con grandi ricevimenti nei quartieri italiani in onore di Carnera. Il campione dovrà sudare non poco per rispondere agli inviti dei connazionali. Le prime parole di Carnera, non appena disceso dalla pedana, sono state le seguenti: “ Non ho voluto vincere per me, ma per il duce e per l’Italia”. ( Il Giornale d’Italia, sabato 1 luglio 1933 ). Appena giunto nel suo camerino, Primo ha inviato il seguente telegramma alla mamma a Sequals . “ Debbo tutto a te, mamma”. Quello che accadeva durante l’incontro al suo paese era qualcosa che non si poteva in nessun modo descrivere. A Sequals la gente era tutta davanti alla Villa di Carnera, l’incontro si poté seguire attraverso la radio. I suoi paesani erano emozionati, quasi più del pugile che doveva combattere; nell’aria c’era una grande euforia. La famiglia Carnera e tutti gli altri parenti seguivano con grande trepidazione ogni fase del combattimento. Primo rappresentava l’uomo del riscatto di ogni emigrante. Non esistevano quella sera uomini e ricchi e poveri, erano tutti uguali. Il tifo per Carnera aveva annullato i pensieri più tristi, esisteva solo speranza che qualcosa di bello e di unico potesse accadere. Nella settimana prima del match ogni persona di Sequals era andata a chiedere notizie alla famiglia, voleva accertarsi che tutto procedesse bene. Ogni telefonata che la mamma di Primo riceveva all’unico apparecchio telefonico del paese, posto nell’osteria Al Bottegon, veniva riferita a tutti i paesani. La mamma, d’altro canto, consolava Primo, lo incoraggiava come se fosse rimasto ancora il suo bambino . Anche il curato del paese, qualche giorno prima del match, aveva invitato i parrocchiani a pregare per il loro amato Carnera, perché non fallisse la scalata al titolo mondiale. Più di una persona aveva fatto celebrare delle messe, affinché il buon Dio facesse il miracolo. L’immagine della Madonna in chiesa era sempre illuminata da molte candele, poste dai paesani, affinché la Madre celeste intercedesse presso il Figlio per la buona riuscita del match. La mamma di Carnera nell’ultima settimana prima dell’incontro aveva visitato la chiesa più volte al giorno, e spesso le veniva in mente il duro incontro che era costato la vita al pugile Ernie Shaaf. La sera pregava per la madre di Ernie e l’immaginava sola davanti alla foto del figlio, piangente. Quanto le sarebbe piaciuto conoscerla, abbracciarla, parlare con lei di quello che le era capitato. Il parroco del paese per tante volte aveva consolato il cuore triste della mamma di Carnera. Confidò al curato che temeva il match con Sharkey, era preoccupata che potesse accadere qualcosa di drammatico. Quella sera davanti alla radio, nel giorno dei Santi Pietro e Paolo, aveva continuato a pregare e tra le mani teneva il rosario, che le dava conforto. Finalmente il match finì e fu un’esplosione di gioia. Il figlio che aveva messo al mondo con tanta fatica, per il quale aveva sofferto, aveva conquistato il titolo mondiale dei pesi massimi. La radio lo annunciava come vincitore assoluto, come il campione dei campioni, l’uomo che aveva conquistato la vetta del mondo. La gioia dei paesani di Carnera fu immensa, quella notte si festeggiò con del buon vino accompagnato a dell’ottimo cibo. Tutti quelli che poterono si complimentarono con la famiglia. Era presente anche il parroco che per nulla al mondo poteva mancare a quell’appuntamento così importante. Il vecchio curato che aveva visto nascere il buon Carnera ordinò al sacrestano di far suonare le campane a festa. Il giorno dopo fu davvero speciale, arrivarono tante persone dai paesi vicini, per andare a felicitarsi con i genitori. Il tricolore sabaudo era stato issato in più parti del paese, e qualcuno nella notte di trionfo aveva scritto su un muro:” Primo Carnera, campione del mondo dei pesi massimi”. Il parroco fu il primo a vedere quella scritta, fatta proprio sulla facciata della sua canonica, ma non s’adirò Quando entrò in chiesa per celebrare la Santa Messa, subito notò che tutte le candele a disposizione erano state accese per ringraziare della vittoria di Primo. Vicino alla Madonna vi stavano dei fiori freschi, con un bigliettino che diceva “ Grazie Madonna per quanto hai fatto” e portava la firma della mamma di Carnera. Il parroco celebrò la messa, erano pochi i presenti, la gente aveva festeggiato fino all’alba, conscia che un momento come quello non si poteva ripetere. C’era un gran movimento in paese, tante auto arrivavano anche da fuori regione. Le autorità fasciste locali si preparavano in anticipo a dare il benvenuto al loro campione. Quella di Carnera era la vittoria di tutta l’Italia, era il coronamento di tante sofferenze che finalmente avevano dato un grande risultato. I giornali dedicarono alla vittoria di Carnera intere pagine, trascrivendo la sua biografia e le parole che indirizzò al Duce dopo la vittoria. Benito Mussolini non vedeva l’ora di ricevere l’uomo che aveva dato lustro all’Italia fascista.

 

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