di Emilio Del Bel Belluz
Il 29 giugno del 1933 fu una data storica per l’Italia
fascista. Il rappresentante più forte della italianità, Primo Carnera salì sul
ring tra una folla che lo accolse con tripudio e tanti italiani con la bandiera
Sabauda inneggiavano all’Italia ed al campione. Un grande momento stava vivendo
la boxe e l’Italia. Carnera, salendo sul ring, ringraziò la gente che lo
applaudiva, con sé aveva la bandiera Sabauda, quella che gli aveva donato la
sua maestra e che aveva portato in giro per il mondo. Quella sera la sua fede
in Dio era la sua forza maggiore. Quel giorno l’avrebbe ripagato di tante
delusioni. Osservò la gente che applaudiva il campione americano Jack Sharkey
che salutava la folla. In cuor suo Primo si emozionò quando suonarono la marcia
Reale. La gente seduta a bordo ring era composta da persone abbienti, tra cui
molte donne, ma Carnera pensava solo alla sfida che l’attendeva. Dopo i
preliminari il combattimento ebbe inizio, era così emozionato come se fosse
stato il primo match della sua vita. Era teso e speranzoso allo stesso tempo,
aveva già combattuto contro Sharkey perdendo l’incontro ed ora non poteva
fallire. “Nella prima ripresa Sharkey inizia l’incontro attaccando vivacemente.
I due avversari vengono in “ clinch” per tre volte. Sharkey tira deboli sinistri
alla faccia. Carnera replica con poderosi sinistri al corpo e costringe
l’avversario alle corde per due volte. Leggero vantaggio per Carnera. Nella
seconda ripresa Sharkey martella poderosamente e velocemente al corpo,
costringendo Carnera a tenersi sulla difensiva e ad indietreggiare. Sharkey
cambia gioco e tira alla faccia. La maggior parte dei colpi va a segno. Netto
vantaggio di Sharkey. Nella terza ripresa Carnera passa all’offensiva, che però
non assume forma violenta. Egli sferra deboli sinistri alla faccia e alla
testa. Sharkey incassa, e poi contrattacca, scagliando rapidi diretti che
costringono Carnera alle corde. Carnera però non risente alcun danno, e
replica. Sharkey intensifica i diretti, che Carnera riceve sorridendo. Il “
round “ assicura un vantaggio a Sharkey. Carnera passa all’offensiva. Nella
quarta ripresa Sharkey cambia in parte la sua tattica. Egli sferra violenti
diretti alla faccia, che Carnera para in parte. L’italiano passa subito al
contrattacco e mette l’avversario sulla difensiva. Sharkey incassa, ma in
qualche momento vacilla. Segue un “ clinch “. L’arbitro ammonisce Carnera a
smettere il “clinch”. Vantaggio pari. Nella quinta ripresa Carnera attacca con
grande aggressività che sconcerta e disorienta Sharkey. L’italiano scaglia
incessantemente i suoi formidabili sinistri alla testa e alla faccia. Sharkey
tenta, debolmente, di replicare, ma è subito costretto a parare. Sharkey spesso
vacilla. Si ha nuovamente un “clinch”, e l’arbitro ammonisce Carnera di tenersi
alla debita distanza. Il suono del “gong” salva Sharkey da un'altra scarica di
sinistri. Netto vantaggio di Carnera. Nella sesta ripresa Carnera apre
l’attacco con agilità e aggressività felina, che sorprendono tutti. L’italiano
costringe Sharkey, sotto una granuola di “ crochets” e di sinistri, alle corde.
Sharkey si abbatte su di un ginocchio, e appare stanco. Si ha netta la
sensazione che Sharkey non potrà resistere a lungo. Sharkey si rialza, e tenta
di colpire alla faccia. Carnera si scaglia come una tigre, e sferra un
formidabile” uppercut “ destro alla testa dell’avversario. Questi traballa, e
cade con la faccia in giù. L’arbitro corre accanto e comincia a contare. Al
conto di nove, però, Sharkey non si rialza. L’arbitro allora alza il braccio di
Carnera in alto, e lo dichiara vittorioso per “ knockout”, proclamandolo
campione mondiale assoluto dei pesi massimi. Il campionato così va per la prima
volta all’Italia. La folla accoglie la vittoria dell’italiano con evviva
formidabili, mentre parecchie migliaia di italiani fanno una formidabile
ovazione, gridando: “ Evviva l’Italia!”. Si calcola che il numero degli
spettatori sia stato inferiore ai 50.000. Salendo sul “ring”, i due pugili sono
stati accolti da un’ entusiastica ovazione. Fino all’ultimo momento Carnera era
stato dato per favorito nelle scommesse, che davano l’italiano per 6 a 3. Fra i
presenti si trovavano Tunney e Loughran e numerose personalità della colonia
italiana, con alla testa le autorità consolari. Fresco e sorridente il
vincitore lascia la pedana. La sesta ripresa è durata due minuti e ventisette
secondi. Sharkey è stato sollevato e portato di peso nel suo angolo, e sono
occorsi parecchi minuti prima che riprendesse i sensi e fosse in grado di
scendere dalla pedana. Le folle amano sempre vedere nei grandi campioni
vittoriosi il successo della propria razza e della propria bandiera. Le
competizioni sportive sono sempre state gare di folle animate da nobile
emulazione nazionale. La vittoria di Carnera è, quindi, vittoria italiana: la
più alta e la più ambita perché è la prima vittoria mondiale conquistata in uno
sport che pareva sino a ieri riservare il primato agli anglosassoni e più
particolarmente agli americani. Ma l’attesa e l’interesse del pubblico italiano
sono stati questa volta maggiori del solito perché la folla ha sentito che
questa vittoria era guadagnata non solo dalla eccezionale forza del nostro
pugile, ma anche dallo spirito trionfante in ogni campo dell’Italia fascista.
Nessun Regime ha curato e cura quanto quello fascista la integrità della razza
e la educazione fisica della gioventù. Il mutamento benefico operatosi in
questi undici anni nelle leve dei ventenni è stato meraviglioso. Aggiungete a
questa nuova realtà, l’entusiasmo delle folle per tutti i campioni vittoriosi e
la trionfante atmosfera di trionfo che li circonda e li sospinge in terra
italiana e in terra straniera, e vedrete che le vittorie sportive che si
susseguono da qualche anno in tutti i campi, di individui come di squadre,
nell’automobilismo come nel ciclismo, nella scherma come nel pugilato e nel
calcio ( senza dire il prodigio della nostra Aviazione che va notato in
tutt’altra sede) non sono il prodotto della fortuna o del caso, ma il risultato
logico e incontestabile di una politica e di un Regime. Nel caso di Carnera v’è
qualche cosa di più. Carnera in un tempo non fascista sarebbe stato perduto per
l’Italia. Sarebbe stato naturalizzato francese o inglese o americano. Sarebbe
stato uno di quegli emigranti cacciati dal bisogno del loro suolo in muta
rivolta verso la propria terra avara. Nell’Italia di Mussolini questo delitto
contro la natura non ha potuto compiersi. La voce della coscienza nazionale è
stata immediatamente più forte del piccolo intrigo che sembrò poter togliere
all’oscuro boscaiolo friulano il diritto di essere cittadino della sua Patria.
Ecco come il Fascismo dà frutti splendidi e inattesi in ogni campo. Carnera
oggi ha vinto e la sua forza è stata pari all’attesa e all’orgoglio di tutta la
Nazione. La manifestazione degli spettatori italiani è stata travolgente. La
vittoria sarà celebrata con grandi ricevimenti nei quartieri italiani in onore
di Carnera. Il campione dovrà sudare non poco per rispondere agli inviti dei
connazionali. Le prime parole di Carnera, non appena disceso dalla pedana, sono
state le seguenti: “ Non ho voluto vincere per me, ma per il duce e per
l’Italia”. ( Il Giornale d’Italia, sabato 1 luglio 1933 ). Appena
giunto nel suo camerino, Primo ha inviato il seguente telegramma alla mamma a
Sequals . “ Debbo tutto a te, mamma”. Quello che accadeva durante l’incontro al
suo paese era qualcosa che non si poteva in nessun modo descrivere. A Sequals
la gente era tutta davanti alla Villa di Carnera, l’incontro si poté seguire
attraverso la radio. I suoi paesani erano emozionati, quasi più del pugile che
doveva combattere; nell’aria c’era una grande euforia. La famiglia Carnera e
tutti gli altri parenti seguivano con grande trepidazione ogni fase del
combattimento. Primo rappresentava l’uomo del riscatto di ogni emigrante. Non
esistevano quella sera uomini e ricchi e poveri, erano tutti uguali. Il tifo
per Carnera aveva annullato i pensieri più tristi, esisteva solo speranza che
qualcosa di bello e di unico potesse accadere. Nella settimana prima del match
ogni persona di Sequals era andata a chiedere notizie alla famiglia, voleva
accertarsi che tutto procedesse bene. Ogni telefonata che la mamma di Primo
riceveva all’unico apparecchio telefonico del paese, posto nell’osteria Al
Bottegon, veniva riferita a tutti i paesani. La mamma, d’altro canto,
consolava Primo, lo incoraggiava come se fosse rimasto ancora il suo bambino .
Anche il curato del paese, qualche giorno prima del match, aveva invitato i
parrocchiani a pregare per il loro amato Carnera, perché non fallisse la
scalata al titolo mondiale. Più di una persona aveva fatto celebrare delle
messe, affinché il buon Dio facesse il miracolo. L’immagine della Madonna in
chiesa era sempre illuminata da molte candele, poste dai paesani, affinché la
Madre celeste intercedesse presso il Figlio per la buona riuscita del match. La
mamma di Carnera nell’ultima settimana prima dell’incontro aveva visitato la
chiesa più volte al giorno, e spesso le veniva in mente il duro incontro che
era costato la vita al pugile Ernie Shaaf. La sera pregava per la madre di
Ernie e l’immaginava sola davanti alla foto del figlio, piangente. Quanto le
sarebbe piaciuto conoscerla, abbracciarla, parlare con lei di quello che le era
capitato. Il parroco del paese per tante volte aveva consolato il cuore triste
della mamma di Carnera. Confidò al curato che temeva il match con Sharkey, era
preoccupata che potesse accadere qualcosa di drammatico. Quella sera davanti
alla radio, nel giorno dei Santi Pietro e Paolo, aveva continuato a pregare e
tra le mani teneva il rosario, che le dava conforto. Finalmente il match finì e
fu un’esplosione di gioia. Il figlio che aveva messo al mondo con tanta fatica,
per il quale aveva sofferto, aveva conquistato il titolo mondiale dei pesi
massimi. La radio lo annunciava come vincitore assoluto, come il campione dei
campioni, l’uomo che aveva conquistato la vetta del mondo. La gioia dei paesani
di Carnera fu immensa, quella notte si festeggiò con del buon vino accompagnato
a dell’ottimo cibo. Tutti quelli che poterono si complimentarono con la famiglia.
Era presente anche il parroco che per nulla al mondo poteva mancare a
quell’appuntamento così importante. Il vecchio curato che aveva visto nascere
il buon Carnera ordinò al sacrestano di far suonare le campane a festa. Il
giorno dopo fu davvero speciale, arrivarono tante persone dai paesi vicini, per
andare a felicitarsi con i genitori. Il tricolore sabaudo era stato issato in
più parti del paese, e qualcuno nella notte di trionfo aveva scritto su un
muro:” Primo Carnera, campione del mondo dei pesi massimi”. Il parroco fu il
primo a vedere quella scritta, fatta proprio sulla facciata della sua canonica,
ma non s’adirò Quando entrò in chiesa per celebrare la Santa Messa, subito notò
che tutte le candele a disposizione erano state accese per ringraziare della
vittoria di Primo. Vicino alla Madonna vi stavano dei fiori freschi, con un
bigliettino che diceva “ Grazie Madonna per quanto hai fatto” e portava la
firma della mamma di Carnera. Il parroco celebrò la messa, erano pochi i
presenti, la gente aveva festeggiato fino all’alba, conscia che un momento come
quello non si poteva ripetere. C’era un gran movimento in paese, tante auto
arrivavano anche da fuori regione. Le autorità fasciste locali si preparavano
in anticipo a dare il benvenuto al loro campione. Quella di Carnera era la
vittoria di tutta l’Italia, era il coronamento di tante sofferenze che
finalmente avevano dato un grande risultato. I giornali dedicarono alla
vittoria di Carnera intere pagine, trascrivendo la sua biografia e le parole
che indirizzò al Duce dopo la vittoria. Benito Mussolini non vedeva l’ora di
ricevere l’uomo che aveva dato lustro all’Italia fascista.
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